Finalmente un conservatorismo “italiano” e “popolare” è possibile: ecco perché

Giorgia Meloni governa l’Italia da poco più di un anno e si può già iniziare a redigere un bilancio parziale, riguardante almeno alcuni aspetti dell’azione quotidiana dell’esecutivo e anche dello stato di salute delle forze politiche che lo sostengono. Prima fra tutte, Fratelli d’Italia che, oltre ad esprimere il Presidente del Consiglio, costituisce il maggiore partito della coalizione di centrodestra. Giorgia Meloni è un premier totalmente politico e non tecnico e sganciato dai partiti come lo sono stati, per esempio, Mario Monti, Mario Draghi e ancora prima, Lamberto Dini, perciò, il suo percorso a Palazzo Chigi pesa in modo inevitabile sulla evoluzione della comunità politica ed ideale da cui proviene. Ci riferiamo ad un bilancio parziale perché, essendo questo un governo di legislatura, potremo tirare le somme solo fra quattro anni, alla scadenza naturale del mandato, e solo in quel momento la Nazione tutta sarà legittimata a stabilire se il Governo Meloni abbia fatto o meno il proprio dovere.

In un’Italia stremata, economicamente e socialmente, dalla pandemia e stanca di un decennio contrassegnato da maggioranze governative innaturali e da pastrocchi “tecnici” non votati e non voluti dagli italiani, Fratelli d’Italia, con il contributo prezioso degli alleati, si è imposto in maniera netta alle elezioni politiche del 2022. Tale successo è stato dovuto alla capacità di Giorgia Meloni e di tutta la comunità di FdI di mantenere vivi i valori di sempre della destra politica e nel contempo di allargare la propria attenzione verso nuovi campi e istanze della società, alimentando così sempre più un movimento conservatore e patriottico di massa, del tutto inedito in Italia, che, proprio per la sua natura innovativa, ha convinto la maggioranza degli italiani alle ultime Politiche. La Storia di Alleanza Nazionale e pure del Msi-Dn (qualcuno storcerà il naso, ma pazienza) non era tutta da buttare, infatti Fratelli d’Italia ne ha conservato parti importanti come, per esempio, la difesa dell’interesse nazionale e della identità della Nazione e la tutela delle radici della nostra civiltà dove non può mancare la famiglia tradizionale. Ma la destra di Giorgia Meloni, oltre ad essersi arricchita della presenza di esponenti politici formatisi in realtà differenti da An e dal Msi come Guido Crosetto, per citare uno dei più noti, ha compiuto il passo verso un conservatorismo popolare, appunto, di massa e non di nicchia, aumentando il proprio impegno per le piccole e medie imprese e tutte quelle partite IVA torturate da fisco e burocrazia. Oggi il bacino elettorale di Fratelli d’Italia è composto da operai, pensionati, imprenditori e professionisti, mentre negli anni passati il popolo delle partite IVA riponeva meno fiducia nella destra politica.

Dalla continua evoluzione di Fratelli d’Italia è sorto un conservatorismo tutto italiano che è senza dubbio ben inserito in Occidente e si relaziona fortemente con le grandi famiglie conservatrici europee e anglosassoni come i Tories britannici e i Repubblicani americani. Più di una volta Giorgia Meloni è intervenuta all’appuntamento annuale tenuto dal Cpac, la conferenza politica dei conservatori degli Stati Uniti, e la stessa premier è a capo di Ecr, il Partito dei Conservatori e dei Riformisti europei. Sicuramente vi sarà una collaborazione anche con il presidente dell’Argentina, appena eletto, Javier Milei. Ma c’è la volontà di non limitarsi a vivere soltanto di luce riflessa, anzi, si intende essere modello per gli altri, per tutti gli amici conservatori e patrioti delle due sponde dell’Atlantico. Il conservatore è colui che non desiste su determinati princìpi e valori non negoziabili e non cede a compromessi al ribasso in merito a quanto si prefigge di realizzare, ma è sempre realista e pragmatico. Vale a dire, c’è la costante consapevolezza della realtà in cui si opera, con i suoi limiti e le sue potenzialità, quindi, chi è alternativo al campo liberal, progressista o socialista, può decidere di mettere in pratica la propria proposta politica per gradi, senza disconoscerla affatto, perché una eventuale fuga in avanti potrebbe comportare danni per la comunità nazionale e costringere inoltre ad innestare più di una volta la retromarcia. Meglio costruire una casa posando una mattonella dopo l’altra che erigere un grattacielo di cartapesta.

Ciò che è uscito dai continui progressi ideali di Fratelli d’Italia è stato fatto proprio da tutta la compagine di governo e da Giorgia Meloni nel momento in cui ha ricevuto dagli elettori il mandato di guidare la Nazione. L’Italia non è l’Australia e neppure il Regno Unito, pertanto, essa non può che muoversi nell’ambito di un’Unione europea che può non piacere, ma con la quale occorre fare i conti. Non significa che sia necessario dire sempre di sì a Bruxelles o recarsi lassù con il cappello in mano come pure hanno fatto alcuni predecessori dell’attuale premier, ma si tratta di lavorare all’interno di questa Ue per cambiarla senz’altro e per fare contare la propria voce, evitando però inutili voli pindarici forieri di tensioni economiche. L’Italia di Giorgia Meloni ha saputo finora muoversi fra l’ottenimento di un nuovo rispetto per Roma, soprattutto da parte della Germania, e il mantenimento della stabilità economico-finanziaria. Alcuni soloni nostrani dicevano che con la Meloni a Palazzo Chigi l’Italia sarebbe sprofondata in un caos senza precedenti, oltreché nell’isolamento internazionale, non solo continentale. È successo e sta succedendo l’esatto contrario! L’Italia è parte dinamica dell’Occidente, lo spread non preoccupa e il Belpaese è l’unica Nazione europea ad avere già ricevuto la quarta rata del Pnrr.

Certo, questo Governo è entrato in carica in una congiuntura mondiale pessima, dopo quasi tre anni di Covid e durante la guerra in Ucraina, che ha generato una spirale inflazionistica non ancora del tutto domata. Altresì, la classe dirigente insediatasi dopo le Politiche del 2022, si è ritrovata fra le mani una cassa piuttosto vuota perché il suo contenuto era stato eroso dalle folli scelte assistenzialistiche targate Movimento 5 Stelle, i purtroppo indimenticabili Reddito di cittadinanza e bonus edilizi. Perciò, le prime due manovre economiche del Governo Meloni sono state costrette alla prudenza, ma, e qui vi è la sintesi fra l’inevitabile pragmatismo e l’intenzione di non tradire comunque quanto enunciato in campagna elettorale, sono comparse anche delle decisioni nette e coraggiose. Il “tassa e spendi” allegro, caro a Pd e M5S, è stato fermato, il cuneo fiscale in busta paga è stato ridotto e subirà presto ulteriori limature, il processo di riforma delle Istituzioni repubblicane, un’antica battaglia della destra, è stato già avviato, e, in un anno di governo all’insegna di una navigazione in acque internazionali tempestose, tutto questo non è poco.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Leggi anche

Articoli correlati