Finalmente un po’ di aria di libertà

Mark Zuckerberg sta procedendo spedito e convinto verso un radicale cambiamento della policy di Meta, la big tech proprietaria di Facebook e Instagram. Nel giro di una settimana ha dato il benservito ai fact-checker, i controllori della veridicità dei contenuti pubblicati sui social, e poi ha fermato i programmi per la tutela di inclusività e diversità in seno al personale di Meta. Sulla stessa lunghezza d’onda si sono mosse o si stanno muovendo altre grandi corporation americane come Amazon, Walmart, McDonald’s, Ford e Lowe’s. Le società finanziarie JPMorgan Chase e BlackRock si sono invece ritirate dai programmi per la lotta al cambiamento climatico. Questi big dell’economia statunitense ritengono ormai obsolete le regole imposte o auto imposte per evitare, in teoria, discriminazioni nelle assunzioni e negli avanzamenti di carriera in base al sesso, alla sessualità praticata, alle origini geografiche e alla religione.

E credono che le differenze si possano salvaguardare meglio con il merito e le singole sensibilità dei vari management che non attraverso un rigido ed omologante insieme di codici e codicilli destinato a riguardare il Nord America come l’Europa. Si dice che la Silicon Valley non stia facendo altro che adeguarsi e in qualche modo sottomettersi al secondo arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump, il quale, come i conservatori europei, si batte contro il dirigismo radical-chic e politicamente corretto. Le corporation, viene detto, sono già pronte a salire sul carro del vincitore perché poi, in fondo, è solo una questione di soldi, alla faccia dei neri, degli ispanici o degli omosessuali. Zuckerberg e gli altri non fanno di certo opere caritatevoli e non si sostituivano alla Caritas nemmeno prima quando erano, diciamo così, inclusivi, ma vedere collassare piano piano il castello di carte costruito in più anni dalle sinistre e dai liberal americani ed europei, magari ben foraggiati da George Soros, è una bella soddisfazione.

Non se ne poteva davvero più di forzature ideologiche che, con la scusa di creare nuovi diritti, in realtà hanno sempre compresso la libertà di pensiero e, invece di promuovere società aperte, hanno finito con il generare comunità chiuse e individualiste dove possono formarsi, lì sì, diffidenze ed intolleranze fra le persone. Il fact-checking è diventato uno strumento spesso usato arbitrariamente dai proprietari degli spazi social, incluso Facebook, per oscurare temi scomodi. Le imposizioni pro-diversità si sono rese responsabili della invasione da una parte di una sorta di blob politically correct che impedisce persino di parlare con una certa serenità perché basta poco per incorrere in condanne per omofobia o razzismo. E dall’altra, della proliferazione delle degenerazioni woke e gender. Finalmente si inizia a comprendere il grado di maturità delle società occidentali che non richiede leggi apposite e obblighi affinché vi sia il rispetto per le differenze. Tutti devono poter usufruire di eguali basi di partenza e va avanti chi merita, (bianco, nero, ispanico, etero oppure omosessuale, poco importa sinceramente).

Il vero razzismo è proprio quello di prevedere delle corsie preferenziali per questa o quella categoria di persone perché in tale modo si attribuisce di fatto la patente di “diverso” all’immigrato oppure all’omosessuale. La maturità dell’Occidente permette anche di distinguere le battute innocue dalle discriminazioni vere e proprie senza che debba intervenire una specie di inquisizione moderna. Il razzismo non si combatte con la negazione della Storia e delle identità, e un eventuale nero vittima di soprusi non può essere aiutato da un bianco che giunge a vergognarsi di essere tale e magari anche cristiano. Nella stessa maniera, l’omofobia non si riduce con la mostruosa relativizzazione di tutto, del concetto di famiglia tradizionale e della naturale distinzione fra uomini e donne. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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