La Bolivia ha vissuto una svolta politica sorprendente: Rodrigo Paz, candidato del Partito Democratico Cristiano (PDC), si è imposto al primo turno delle elezioni presidenziali con oltre il 32 % dei voti, secondo i dati diffusi dal Tribunale Supremo Elettorale, con più del 96 % delle schede scrutinate. Alle sue spalle si è piazzato Jorge “Tuto” Quiroga, ex presidente boliviano, con circa il 27 %. I due si sfideranno al ballottaggio il prossimo 19 ottobre, mentre Samuel Doria Medina, arrivato terzo, ha già dichiarato il proprio sostegno a Paz.
Il risultato rappresenta una vera sorpresa: nessun sondaggio aveva previsto la vittoria di Paz, economista e politico con esperienza come deputato, consigliere e sindaco della città di Tarija. La sua campagna, incentrata su un messaggio pragmatico e moderato, ha conquistato la fiducia di elettori stanchi delle divisioni ideologiche e della crisi economica.
Il grande sconfitto è stato il Movimiento al Socialismo (MAS), il partito che ha dominato la scena politica boliviana negli ultimi vent’anni sotto la leadership di Evo Morales e, successivamente, del presidente Luis Arce. Il MAS è crollato a percentuali marginali, travolto dall’inflazione, dalla carenza di carburante e dollari, ma soprattutto dalle lotte intestine tra la corrente di Morales e quella di Arce. Morales, escluso dalle elezioni per motivi legali, aveva addirittura invitato a votare scheda nulla, favorendo così il crollo del suo stesso partito.
Un altro elemento chiave da considerare è la crescita dei voti nulli e bianchi, che ha raggiunto un livello record in questa tornata. Questo dato riflette non solo la disillusione di una parte dell’elettorato legato al MAS, ma anche la sfiducia diffusa verso l’intero sistema politico, che molti cittadini percepiscono come distante e incapace di dare risposte concrete ai problemi quotidiani. In questo vuoto, un candidato come Paz è riuscito a inserirsi, presentandosi come un’alternativa fresca e credibile.
Per un osservatore europeo, è importante comprendere che la Bolivia vive oggi una fase di ridefinizione profonda. Dopo due decenni di dominio socialista, la popolazione ha scelto di dare spazio a nuove leadership di centro o centrodestra, puntando su candidati che parlano di sviluppo economico, trasparenza e rigore morale. Rodrigo Paz incarna proprio questa alternativa: un leader giovane ma con esperienza politica, capace di presentarsi come figura di rinnovamento e di stabilità allo stesso tempo.
Il ballottaggio di ottobre sarà decisivo non solo per il futuro immediato della Bolivia, ma anche per segnare la fine definitiva del ciclo chavista andino e aprire una nuova stagione di politica, più vicina ai valori della democrazia cristiana, dell’economia di mercato e della lotta alla corruzione.