Dal Pd ci vanno cauti, ma dai Socialisti europei, a cui appartengono i dem, arrivano voci sempre più incalzanti: il Partito democratico si prepara a fare la guerra all’Italia e a votare contro il commissario europeo designato dall’esecutivo, Raffaele Fitto. Il ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, scelto da Giorgia Meloni per ricoprire un posto che spetta all’Italia, è il segno che la nostra Nazione non è isolata in Europa, come avevano voluto farci credere a sinistra: il mondo progressista tutto ci ha raccontato – chissà credendoci quanto – che a causa del voto contrario di Fratelli d’Italia, primo partito della Nazione, alla maggioranza Ursula, l’Italia sarebbe risultata isolata nei consessi europei, inascoltata sui grandi temi. E invece, non solo ora l’approccio di Giorgia Meloni alla politica sta diventando pian piano il modello da seguire da tutti gli Stati europei (fa scuola la sua strategia contro l’immigrazione clandestina), ma, secondo le indiscrezioni dei maggiori esperti europei, per Fitto sarebbe pronto un ruolo chiave all’interno della Commissione guidata da Ursula von der Leyen, probabilmente una vicepresidenza con delega alle questioni economiche. Si capisce, dunque, il peso dell’incarico, che smentisce la tesi dell’isolamento italiano.
Non se lo spiegano
La notizia ha fatto accapponare la pelle alla sinistra. A quella europea, che non può sopportare il fatto che un membro dei Conservatori, di quell’Ecr che ha votato contro la maggioranza Ursula, possa avere un posto così rilevante all’interno della Commissione; e a quella italiana, che proprio non riesce a spiegarsi come il Governo di Giorgia Meloni sia riuscito a piazzare una pedina così importante pur votando contro la coalizione che regge la von der Leyen. Non riesce proprio a capire che, al di là del voto contrario, pesano mesi di lavoro, di serietà, di giuste rivendicazioni, di dialogo, di cooperazione sui grandi temi. Allora, malgrado Paolo Gentiloni, ormai ex commissario italiano a Bruxelles, allora premier uscente e scelto dal Pd, ottenne anche i consensi della destra cinque anni fa, ora lo stesso Pd frena su Fitto. Ha paura di esporsi troppo, ha paura di fare un favore all’esecutivo. Ma in realtà votare contro Fitto, dunque votare contro un ruolo di peso dell’Italia in Europa, significa votare contro gli interessi nazionali: un Paese così indebitato come il nostro ha bisogno di una svolta, e un commissario italiano così di peso potrebbe essere quella giusta.
Ma non comandano i socialisti
Ma i socialisti, pur non costituendo la maggioranza del Parlamento, vorrebbero avere la meglio sulle decisioni di Bruxelles: “Collocare un commissario per l’Occupazione il cui impegno nei confronti dei diritti sociali è nella migliore delle ipotesi discutibile, portare proattivamente l’Ecr nel cuore della Commissione è la ricetta per perdere il sostegno progressista”, ha detto la spagnola Iratxe Garcia Perez. In altre parole, o come dicono loro o niente. E se Elly Schlein si limita a un “valuteremo con attenzione”, Nicola Zingaretti, capogruppo dem al Parlamento europeo, conferma la tesi della collega spagnola, pur nell’intento di apparire cauto e riflessivo: “Le preoccupazioni – ha detto l’ex governatore del Lazio – sono relative al fatto che ci possa essere una svolta rispetto agli impegni presi da Ursula von der Leyen a luglio. Per questo si chiede coerenza. Siamo dentro una dialettica nella quale la sinistra europea fa bene a chiedere garanzie sul programma. Come Italia, ben venga un ruolo importante per la Nazione. Questo adesso spetta alla presidente Von der Leyen”. In pratica, per Zingaretti andrebbe anche bene Fitto a Bruxelles, ma dovrebbe sottostare ai diktat dei socialisti e della sinistra europea. E agli interessi italiani, chi ci pensa?
Il problema è dato dell’alleanza anomala tra popolari e socialisti che di fatto blocca tutto. La gran parte dei cittadini europei è stufa di questa Europa ossessionata dal green deal e che decide solo sulle cazzate. Mi scuso per il termine usato, ma veramente sono esasperato.