È forse il momento più significativo di questo Giorno del Ricordo: la commemorazione delle Foibe varca i confini italiani e approda al Parlamento europeo, a Strasburgo, dove Fratelli d’Italia, insieme a Ecr, il gruppo dei Conservatori europei, ha organizzato una mostra interamente dedicata all’esodo giuliano-dalmata avvenuto ottanta anni fa per opera dei comunisti di Tito. C’è dunque soddisfazione per il significato di questo evento, che si protrarrà per diversi giorni durante i lavori della sessione plenaria dell’Europarlamento: “È la prima volta che possiamo organizzare una mostra come questa” ha detto l’onorevole Stefano Cavedagna, eurodeputato di Fratelli d’Italia e organizzatore della mostra, durante la sua organizzazione, trasmessa in diretta sui canali de La Voce del Patriota. “Dopo anni nei quali la destra italiana era l’unica realtà che ricordava l’eccidio dei martiri delle foibe e gli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia, anche laddove purtroppo tutta la politica, soprattutto quella comunista italiana e non solo, cercava di nascondere questa tragedia, per noi e per me in particolare è un grandissimo onore sapere che portando avanti quel cammino che idealmente la destra italiana ha portato avanti fino ad oggi, oggi si possa dire che per la prima volta nella storia d’Europa c’è una mostra che durerà per tutto il tempo della plenaria qui a Strasburgo. Purtroppo – ha aggiunto – come avete visto anche negli ultimi giorni, c’è chi continua a negare quello che è accaduto, o peggio a giustificare quanto è accaduto. È per questo che non ci fermeremo nella nostra rivoluzione dolce, cortese ma ferma nel voler ricordare tutto quello che è accaduto per mano dei comunisti di Tito ai danni degli italiani”. Un impegno che Cavedagna è intenzionato a portare avanti “fino a che in tutti i libri di scuola non si ricorderà quello che è stato l’eccidio e la tragedia dell’esodo”: “Non ci fermeremo”, ha promesso.
Uccisi perché oppositori di Tito
Erano presenti tutti le figure di spicco di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo e non solo. è intervenuta infatti Antonella Sberna, vicepresidente del Parlamento europeo in quota Ecr, che ha ribadito quanto sia fondamentale estendere il ricordo e continuare a lavorare su questa strada: “Vi voglio raccontare di un altro cittadino sempre della mia provincia che si chiama Maurizio Federici – ha raccontato Sberna – che qualche anno fa ha istituito una manifestazione che si chiama ‘Una rosa per Norma Cossetto’. In tre/quattro anni, è arrivato nel 2024 a raggiungere 394 città in Italia, in Europa e anche nel mondo. Quindi quando la forza delle idee, la forza della verità viene proposta alla storia, poi c’è chi veramente la raccoglie”. Dopo di lei, ha preso la parola Carlo Fidanza, vicepresidente di Ecr: Fidanza ha invece ricordato l’importante lavoro portato avanti dal governo sloveno che ha scoperto “tutte queste terribili fosse e ha recuperato i corpi e le ossa delle vittime” che furono gettate nelle foibe anche in territorio sloveno “per la stessa ragione: perché erano oppositori del regime di Tito”. Un fratellanza che ora il popolo italiano condivide con il popolo sloveno, ora che le capitali europee della cultura saranno Gorizia e Nova Gorica: “Ora siamo popoli fratelli, condividiamo gli stessi valori, condividiamo la stessa prospettiva di Europa”. Proprio Fidanza ha introdotto l’intervento di Rasa Jukneviciene, eurodeputata del Ppe e coordinatrice del “Gruppo informale di eurodeputati sul ricordo europeo”, che si è soffermata su una questione ben chiara: “Questa non è solo una questione italiana, ma è europea. Questo è quello che vogliamo sottolineare nel nostro gruppo del ricordo: che noi abbiamo un terreno comune”. Un altro contributo al di fuori dai confini italiani è arrivato da Milan Zver, membro del Ppe, per il quale è “disonorevole” “ignorare le atrocità causate dai regimi totalitari” perché “un atteggiamento dignitoso richiede soprattutto empatia elementare e rispetto della dignità umana”.
Tanta strada è stata fatta, molto si deve ancora fare
È stato poi il turno di Nicola Procaccini, co-presidente di Ecr, che ha ricordato che in Italia “abbiamo sofferto il terrorismo comunista negli anni ’70 e soprattutto abbiamo sofferto alla fine della Seconda Guerra Mondiale la persecuzione comunista al confine nord-orientale dell’Italia. È stata una tragedia per molti, una tragedia sostenuta dal Partito Comunista Italiano in molti modi diversi ed è per questo che per tanti anni è stato impossibile parlare” di Foibe. Oggi però le cose sono cambiate: “Se noi siamo qui in tanti questa sera, evidentemente le cose stanno cambiando. A poco a poco questo muro ha cominciato a incrinarsi: c’è voluto una legge per istituzionalizzare certi incontri” ha spiegato Sergio Finelli, dell’associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia. “Ricordare – che vuol dire riportare al cuore – ha tenuto a precisare Emanuele Merlino – ci permette di non dimenticare quel che è successo settant’anni fa, quello che qualche nipotino idiota ancora continua a pensare, ma anche che siamo al Parlamento europeo: tanta strada è stata fatta, molto si deve fare. Il ricordo dei martiri delle Foibe e dell’esodo è qualcosa che viene da lontano e sicuramente ci permetterà di andare molto avanti”.