Foibe. Menia (FdI): insozzare Basovizza è sprofondare nell’abisso della vergogna e dell’odio

“Non denunciavo a caso che si stesse avvelenando il clima verso – e soprattutto contro – il Giorno del Ricordo dei martiri delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata. Dopo giorni di dichiarazioni negazioniste, dileggi gratuiti e lapidi divelte, ora si è colpita la foiba di Basovizza, monumento nazionale, insozzata e violentata di scritte oscene e ributtanti tra le quali spicca il motto slavo “Trst je naš”, cioè Trieste è nostra, quello che usavano i titini ottanta anni fa, quando occuparono la città e la proclamarono annessa alla Jugoslavia seminando morte e terrore. Basovizza non è solo un monumento di pietre e ferro. È una grande tomba, cinquecento metri cubi di cadaveri, di fronte ai quali ci può essere solo pianto, silenzio e rispetto.
Il rispetto dei morti segna il corso di una civiltà e la nostra tradizione, italiana e cristiana, ci ha insegnato la Pietas: chi non la riconosce è un barbaro sprofondato nell’abisso della vergogna e dell’odio. Singolare che ciò avvenga nello stesso mattino in cui si celebrano Gorizia-Nova Gorica, capitale europea della cultura alla presenza dei Presidenti della Repubblica italiana e slovena. Come Trieste, anche Gorizia, fu sottoposta all’orda sanguinaria titina nel maggio-giugno del 1945: chissà se, di fronte al monte Sabotino che domina le città e su cui oggi, non ottanta anni fa, è ancora scritto a caratteri cubitali “Tito”, si troverà lo spazio per condannare l’incultura, l’inciviltà e la ripugnanza dell’atto di Basovizza”.

Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Roberto Menia, triestino, vicepresidente della Commissione Esteri e difesa.

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