Foibe: rientrano in Italia i resti di 7 martiri

Degli uomini con le braccia legate dietro la schiena col filo spinato vengono trascinati per le strade del paese fino al raggiungimento di un bosco. Durante il tragitto ricevono calci e pugni. A qualcuno spetta anche la frattura degli arti superiori e inferiori. Una volta terminato il “calvario”, procedono a scavarsi la fossa dove andranno seppelliti dopo essere stati ammazzati. Dal preambolo, molti potrebbero pensare che si stia descrivendo una situazione verificatasi ad Auschwitz oppure a Birkenau, ma tutto ciò è avvenuto a Castua, ad un tiro di schioppo da Fiume, il 3 Maggio 1945, a guerra finita. Ad essere trucidati per mano dei partigiani jugoslavi titini, sono degli uomini che hanno una sola colpa: essere italiani.
Dopo settant’anni trascorsi nelle fosse comuni, sette salme di questi italiani massacrati sono tornate in Patria. Lo scorso sabato 20 ottobre si è tenuta ad Udine, presso il Tempio Sacrario di San Nicolò, la solenne cerimonia di tumulazione. Così ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Luca Ciriani «Questa mattina a Udine abbiamo reso omaggio a sette vittime infoibate dai titini a Castua -non lontano da Fiume – oggi tumulate al Tempio Ossario. Finalmente dopo 70 anni un luogo per i familiari dove portare un fiore. Finalmente a casa.
Ad occuparsi del recupero dei corpi sono stati gli agenti del Commissariato generale per le onoranze ai caduti, un ente del Ministero della Difesa. I corpi sono stati individuati nel mese di luglio, nel corso di una lunga operazione di scavi iniziata nel 1992, dopo le segnalazioni del parroco della chiesa di Sant’Elena a Castua, don Franjo Jurčević. Le spoglie sono tornate in Italia soltanto oggi, dopo 26 anni, per mezzo dei nuovi accordi bilaterali stipulati tra Italia e Croazia e grazie anche alla fruttuosa collaborazione tra l’Onorcaduti e l’analogo ente croato. Collaborazione che dovrà farsi promotrice di nuove ricerche e scoperte in altre zone dell’Istria e della Dalmazia, dove furono infoibate decine di migliaia di italiani a causa della macabra campagna di pulizia etnica promossa dal generale Tito.
Sono quattro le salme riconosciute. Alberto Diana, vicebrigadiere dei carabinieri. Vito Butti, maresciallo della Guardia di Finanza. Il giornalista Nicola Marzucco, che nel violento tragitto del 3 maggio 1945, non perse il senso della Patria e gridò con coraggio. Tra i quattro corpi identificati vi è anche quello del Senatore del Regno Riccardo Gigante, già sindaco e podestà di Fiume, sostenitore della Repubblica Sociale, nonchè amico e collaboratore di Gabriele d’Annunzio, il quale gli aveva conservato un sepolcro al Vittoriale dove, con buona probabilità, riposeranno le sue spoglie.

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