Follia Ue, il progetto di indottrinamento Lgbt per minori pagato con i nostri soldi

Niente paura, l’Unione europea ha già pronta la strategia per indottrinare i vostri figli e indirizzarli verso un mondo “inclusivo” e politicamente corretto. L’iniziativa è il “DragTvism”, rientrante nel più largo progetto Erasmus+, e si presenta con tutti i connotati tipici delle derive woke a cui movimenti ideologizzati e già la stessa Unione europea ci avevano abituati. Lo si può evincere già dal nome dell’iniziativa: una correttissima unione delle parole drag e activism.

Viene raccontato come un “progetto educativo”, riservato ai ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni, dunque nel pieno dell’età adolescenziale, nel momento della formazione e del completamento del pensiero critico e politico. Tra le varie iniziative in cui si dirama il progetto, troviamo la “formazione sull’attivismo Lgbtq+”, una serie di “laboratori sulla storia e sulle figure iconiche del drag”, alcuni seminari “sulla decostruzione del gender”. Il tutto reso possibile da alcuni “facilitatori drag”, che sfileranno tra i vostri figli con vestiti sobri, come l’istituzionalità dell’Unione europea comanda, no?

Diffondere la dottrina woke

L’Unione europea si presta pienamente, dunque, alla diffusione della “dottrina” woke e del suo ramo Lgbt. In nome dell’inclusività e dei fenomeni da baraccone, gli obiettivi della missione Ue troviamo “indagare i nostri possibili alter ego” e sul “concetto di genere da diverse prospettive”. O ancora “celebrare la cultura Lgbt” e – udite udite – sviluppare conoscenze e competente legate “all’arte del drag”. È “un’opportunità – si legge sul sito ufficiale – per i partecipanti provenienti da diversi Paesi di esplorare l’espressione di genere come forma d’arte e di attivismo, che permette di sfidare lo spettro gender e altre situazioni ingiuste affrontate dal divario di genere”. Il costo di questa iniziativa è di 35mila euro, pagati anche con soldi italiani ovviamente.

La reazione di Fratelli d’Italia

Era quasi d’obbligo reagire, non restare a contemplare il “nulla che avanza”. Così, dai banchi dell’Europarlamento si è levato il grido di indignazione dei rappresentati di Fratelli d’Italia. L’eurodeputato Paolo Inselvini, il co-presidente del gruppo dei Conservatori e dei riformisti europei Nicola Procaccini e il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo Carlo Fidanza hanno infatti presentato un’interrogazione per “interrompere il progetto, imponendo che fondi pubblici europei siano utilizzati per finanziare progetti che rischiano di esporre i più giovani all’ideologia gender e all’attivismo Lgbt”. Il nodo da sciogliere è quello sull’integrità psicologica dei minori coinvolti nel progetto: in che modo l’Unione europea intende farlo? E forse la domanda è mal posta: l’Unione europea intende tutelare l’integrità dei minori? È previsto il consenso dei genitori prima della partecipazione ai progetti?

Inselvini si è detto stanco “di questi finti progetti educativi, pagati con soldi pubblici, che altro non sono che forme di indottrinamento ideologico. A Bruxelles – ha detto ancora – pensino a diffondere i veri valori europei, la solidarietà, la dignità umana, la pace; altro che queste follie “in salsa woke””. Follie di cui non abbiamo affatto bisogno.

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