Il 26 marzo il Parlamento Europeo ha adottato la risoluzione sull’Afrofobia con una Cecile Kyenge esultante per il traguardo raggiunto. Il provvedimento sancisce l’esistenza di un “razzismo strutturale“, nei confronti degli africani in Europa, presentandolo così come inevitabile, endemico. Si parte da questa poco velata accusa di pregiudizio razziale da parte di tutti gli europei nei confronti degli africani, per poi arrivare a sciorinare una serie di inviti e raccomandazioni agli Stati membri dell’Unione Europea, all’insegna del “prima gli africani“.
Tra questi, quello che se applicato alla lettera (la risoluzione non è legislativa), suona come un vero e proprio divieto di indagare e perseguire fenomeni come la mafia nigeriana, perchè già solo il termine rientrerebbe nel caso di una profilazione razziale o etnica da vietare perchè razzismo.
Al paragrafo 17 infatti, leggiamo che la risoluzione: invita gli Stati membri a porre fine a qualsiasi forma di profilazione razziale o etnica nell’ambito dell’applicazione del diritto penale, delle misure antiterrorismo e dei controlli dell’immigrazione e a riconoscere ufficialmente e a combattere le pratiche di illecita discriminazione e violenza impartendo alle autorità una formazione contraria al razzismo e al pregiudizio…
Altrimenti le nostre Forze dell’Ordine potrebbero essere tacciate di afrofobia, nuovo termine dal sapore orwelliano che definisce “forma di razzismo, che include qualsiasi atto di violenza o discriminazione, alimentato da abusi storici e stereotipi negativi, che porta all’esclusione e alla disumanizzazione delle persone di origine africana”. Addirittura!
La risoluzione va poi via via diventando un insieme di richieste di privilegi e quote dedicate per gli “afro-europei”: dall’accesso al lavoro all’assegnazione di alloggi adeguati. Il testo completo è disponibile qui.