Francia, perché la sinistra non dovrebbe festeggiare…

I risultati delle elezioni in Francia ci dicono una cosa: mai dare per scontata una vittoria, specialmente quando dinnanzi si hanno forze politiche disposte a condannare  In un certo senso, si era già capito che, dopo l’accordo elettorale tra Macron e Melenchon, il Rassemblement National avrebbe subito un duro contraccolpo, arrivando infatti al terzo posto, dacché era primo appena una settimana fa. Per questo, la riconferma della destra a guida della nostra Nazione non deve essere considerato un fatto irrilevante o scontato: Fratelli d’Italia, mentre era al governo, ha visto salire i propri consensi fino ad arrivare a uno storico 28,8%; e i primi sondaggi dopo i risultati comunitari parlano ancora di crescita, oltre il 29%. Il centrodestra unito sfiora il 50%. E veramente dall’Italia può partire un insegnamento chiaro per il resto dell’Occidente: l’insegnamento su come può una destra essere di governo, lavorando in modo serio senza però snaturarsi, senza farsi dettare l‘agenda politica dalla sinistra.

Ma la destra cresce ancora

La sinistra adesso festeggia. Festeggia anche quella italiana, che non vede un briciolo di vittoria alle urne da un bel po’. Festeggia ma non dovrebbe, per vari ordini di motivi. In primis, per il fatto che Melenchon strizza l’occhio (e forse anche qualcosa in più) a estremisti, antagonisti, fautori dell’immigrazione senza sosta, radicali e fondamentalisti. Basti vedere il po’ po’ di roba che hanno combinato per festeggiare la vittoria del Nuovo Fronte Popolare: monumenti imbrattati con scritte discutibili, fiamme agli arredi urbani, risse e scontri. Sappiamo bene che per la sinistra italiana, questi non sono degli assoluti problemoni, l’estremismo di sinistra è ben accetto, non condannando mai quando certe cose accadono in Italia. Ma certo, se è questo l’inizio della nuova legislatura francese, ne vedremmo delle belle (si fa per dire). La sinistra, però, dovrebbe fare a meno di festeggiare per un altro motivo: il Rassemblement National ha raggiunto una quota di voti mai raggiunta prima, ha sbloccato circa 150 seggi, raddoppiando quelli ottenuti cinque anni fa. Un monito che dovrebbe far “preoccupare la sinistra”: la destra continua a crescere, anche in quei Paesi dove è fortemente radicato un pensiero lontano da quello conservatore (come, appunto, la Francia). E come succede nel resto d’Europa, alle elezioni comunitarie: pur non avendo raggiunto la maggioranza assoluta, i partiti di destra stanno conoscendo un forte periodo di crescita.

Sconfiggere la destra non può essere tutto

Il problema è dunque il seguente: quanto conviene alla sinistra lasciare inascoltata quella grande fetta di ogni Nazione che vorrebbe una destra al governo? L’ostracismo perpetrato ai danni dei partiti conservatori, allontanati come gli infetti di peste nel Medioevo, trattati come rappresentanti di serie B, incolpati di nascondere un seme autoritario e antidemocratico (anche se l’esperienza italiana ci dice che non è così), non fa bene a nessuno. Non fa bene in primis alle democrazie, che vedono non rispettato i messaggi dei propri elettori dietro le urne. Non fa bene ergo agli elettori stessi, che potrebbero serbare un malcontento verso chi lascia inascoltate le loro volontà. Non fa bene alla Nazione, che viene condannata all’ingovernabilità: come ora sta accadendo in Francia, il rischio è che gli accordi sottobanco per indebolire la destra, portino soltanto a un mero indebolimento della destra. In altre parole, sconfiggere la destra non può essere tutto per uno schieramento politico. E così, in Francia, dopo l’accordo Melenchon-Macron (che ricorda tanto i nostri inciuci di palazzo), nessuno ha la maggioranza per governare da solo, ma nessuno vuole governare con altri. Festeggiate pure, contenti voi…

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2 Commenti

  1. E’ vero, se Atene (RN) piange, Sparta non ride.
    Ma che la sinistra abbia poco da ridere, come giustamente tu sottolinei, è un fatto, e le prossime vicende lo dimostreranno.
    A me però interessa di più trarre dalle elezioni francesi gli insegnamenti che siano utili alla destra italiana, e magari anche a quella francese.
    Bisogna sempre imparare per fare meglio.
    Con un po’ di faccia tosta, provo in modo anche provocatorio a esporre le mie considerazioni.

    Primo punto. Macron è l’unico leader politico francese che, con buona pace di Salvini, sa fare politica. Senza un suo partito e senza una base elettorale ben definita ha già ottenuto due mandati presidenziali e adesso, in una situazione peggiore di quella che i francesi irridevano agli italiani, probabilmente riuscirà ancora a stare a galla. E’ un esempio di opportunismo che non giova alla Francia, ma è una lezione di “politica”, che, non dimentichiamo, si regge sui valori ma anche sul compromesso.
    I leader della destra e della sinistra non hanno capito questo. Si sono trincerati dietro il loro “assunti” senza capire che destra o sinistra devono, per governare, conquistare il centro e isolare la parte opposta. Invece hanno fatto il contrario: hanno chiamato alla fedeltà le loro “truppe” per lo scontro totale, e sono restati in minoranza. Gli estremi non governeranno mai, in democrazia.
    E’ una cosa che Giorgia ha capito da subito, da anni, e infatti la nostra Destra ha egemonizzato buona parte del centro (vedi Forza Italia) e proseguirà in questa direzione. Egemonizzato, non lusingato o servito.
    E Giorgia si è dimostrata il miglior leader politico (stavo per scrivere “il miglior uomo politico”, Giorgia ne riderebbe) italiano. Meglio di Macron, perchè come lui sa muoversi bene, ma meglio di lui ha dei valori e dei programmi solidi.

    Secondo punto.
    Cosa fare? La Francia si avvia ad una situazione politica e sociale peggiore di quella italiana.
    Dalla sua ha ancora una struttura economica robusta, aziende ben capitalizzate, una finanza solida, risorse tecniche e umane di alto valore.
    Ma l’amministrazione pubblica, una volta “vanto” della politica francese, comincia a soffrire del “male italiano”: deficit crescente, alti costi gestionali, politica del consenso comprato con la spesa pubblica. Vedi anche solo la questione delle pensioni.
    E dal lato sociale non dimentichiamo una presenza stimata intorno al 10% di elettori musulmani.
    La destra non può apparire al 10% degli elettori come “anti musulmana”, deve riuscire a fare una politica di vera integrazione per riportare la maggioranza di questi elettori ai valori occidentali, nel caso non stiamo a dire “valori cristiani”!
    La sinistra, almeno quella parte che da noi corrisponde ai cocomeri (verdi fuori e rossi dentro) ma che da loro esprime il leader della nuova alleanza di sinistra, ha presentato un programma irrealistico che porterebbe al disastro economico e sociale nel giro di settimane. Anche loro non si pongono come forza di governo ma coltivano la propria fazione cercando di aizzare il malcontento.
    E allora? E’ troppo suggerire a Le Pen di imparare da Giorgia, lasciar perdere i suoi Salvini che mirano solo a mantenere un orticello di rendita politica ma non sono in grado di governare, e guardare a quel centro repubblicano, di cultura conservatrice – una volta erano i “gollisti” – che potrebbe contribuire a creare vera egemonia?

    Con affetto.

    Alessandro

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