Fratelli d’Italia: una proposta politica di lungo respiro

La conferenza programmatica di Fratelli d’Italia, tenutasi a Pescara dal 26 al 28 aprile scorsi, non ha interrotto il prosieguo di quella sorta di tradizione alla quale ci hanno abituato gli incontri pubblici del partito dei conservatori e dei patrioti italiani, prima forza politica della Penisola. Anche a Pescara, come è successo alle ultime edizioni di Fenix, l’evento organizzato da Gioventù Nazionale, e Atreju, si è discusso proficuamente su tanti temi, esponendo all’Italia la linea di Fratelli d’Italia riguardo ad essi, ma senza evitare il salutare confronto con ospiti, autorevoli e graditi, esterni rispetto alla comunità politica guidata da Giorgia Meloni. Si è parlato molto di Europa, visto, fra l’altro, l’ormai poco tempo che ci separa dalle elezioni europee, e dell’idea europea per la quale si battono i conservatori continentali, FdI e tutto l’ECR, il Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei.

Quella dei conservatori non può che essere un’Europa dei valori e dell’identità, la quale, non solo, non se ne vergogna, ma mantiene vive, oggi e domani, le proprie radici culturali e religiose. Non crede che esse possano rappresentare un’offesa per le società di altre latitudini e nemmeno un ostacolo per la natura inclusiva delle democrazie liberali. L’Europa dei conservatori è ben lontana dal pregiudizio verso le diversità, ma non vede progresso e libertà nelle degenerazioni woke e gender fattesi largo in Occidente negli ultimi anni, nel rifiuto della Storia e della natura, nella maternità surrogata e nella relativizzazione del concetto di famiglia, che può essere creata e formata solo da un uomo e da una donna. L’Europa conservatrice vuole difendersi e difendere la libertà, quindi, non ha dubbi sulla distinzione che occorre fare tra la realpolitik, a volte inevitabile, e il mantenimento di dipendenze “tossiche” da regimi autocratici come, per esempio, quello russo di Vladimir Putin. L’Europa alla quale anelano Fratelli d’Italia e ECR, nell’ambito dell’irrinunciabile Alleanza Atlantica, fa la propria parte nel mondo senza delegare agli Stati Uniti l’intera difesa militare delle democrazie. Il continente che vogliamo predilige una immigrazione regolata e di qualità, come accade in Nord America e in Australia, lotta contro i trafficanti di esseri umani e difende i propri confini esterni. Una UE conservatrice investe nelle imprese per creare occupazione e tenere il passo con Stati Uniti e Cina, e si pone il problema della concorrenza sleale che rappresenta il grande neo della globalizzazione. Bisogna lavorare per raggiungere l’indipendenza tecnologica e per non restare indietro nelle nuove sfide come l’Intelligenza Artificiale.

I conservatori vogliono essere protagonisti nell’era digitale e non ignorano di certo le caratteristiche di questo tempo, ma sanno bene che esistono pilastri i quali si sono rivelati irrinunciabili e vitali in tutte le epoche, e uno di questi è l’agricoltura, pericolosamente trascurata dalle classi dirigenti europee dell’ultimo ventennio. Se anche l’Europa, come l’Italia, vira a destra alle Europee di giugno, si può mettere finalmente la parola fine alle eco-follie care alla sinistra e ad un ambientalismo ideologico fatto di obblighi insensati, che non aiuta il pianeta, ma dà una bella mano ai concorrenti internazionali ad essere più competitivi del Vecchio Continente. Fratelli d’Italia vuole più Italia in Europa e lotta, in occasione del prossimo rinnovo del Parlamento europeo, per diffondere sempre più il modello italiano nella Unione, alla luce delle concrete iniziative portate avanti dal Governo come la riforma della Giustizia e il Piano Mattei per l’Africa.

La conferenza di Pescara è stata chiusa da un vivace e coinvolgente discorso di Giorgia Meloni, che ha annunciato la propria candidatura alle elezioni europee come capolista in tutte le circoscrizioni. La premier non ha di sicuro un bisogno o un interesse personale che la costringe ad essere della partita, anche perché la visibilità mediatica già c’è, ma il suo è un atto di amore verso la comunità politica da cui proviene. Giorgia, lei vuole che la chiamiamo e la votiamo anche così, nonostante sia assorbita, come è facile immaginare, in toto dagli impegni di Presidente del Consiglio, non dimentica da dove viene e non si è fatta cambiare dal potere. Rimarca con orgoglio, oltre alla sua appartenenza politica, le origini popolari. Fratelli d’Italia trae beneficio da una leadership che è carismatica, ma che ha saputo rimanere pulita e semplice anche di fronte a enormi vittorie. Giorgia Meloni, considerata la candidatura per Strasburgo, non mette in secondo piano il partito rispetto alle urgenze di Governo e non genera così, come è capitato ad altri in passato, un logorio strisciante della forza da cui arriva, perché sa che una buona azione governativa deve essere supportata da un progetto politico riconoscibile.

Il carisma meloniano, finora premiato a tutti i livelli elettorali, non si dimostra però ingombrante per la comunità di FdI, e lo vediamo da appuntamenti come Pescara, Fenix e Atreju. Fratelli d’Italia, attraverso la produzione di contenuti e dibattiti, rivela di possedere radicamento e struttura, a differenza di quanto dicono i detrattori in merito alla inesistenza di una classe dirigente dietro a Giorgia Meloni, di essere un partito capace, pertanto, di vivere pure di vita propria e di sostenere una proposta politica di lungo respiro, al di là persino dell’attuale esperienza di governo.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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