Svolta sul caso delle chat dei membri di Fratelli d’Italia svelate da un giornalista del Fatto Quotidiano in un libro dedicato, “Fratelli di Chat”. Il partito di Giorgia Meloni aveva annunciato che, con i suoi legali, avrebbe valutato di adire le vie legali, valutando se procedere o meno per vie civili e penali. Inoltre, era in corso di valutazione un ricorso al Garante per la protezione dei dati personali. È proprio il Garante, oggi, ad aver inviato un avvertimento formale alla società editoriale Il Fatto Spa, con l’avviso che l’ulteriore trattamento dei dati personali contenuti nelle chat pubblicate nel volume “Fratelli di chat” può essere in contrasto con la normativa in materia di privacy, le Regole deontologiche della professione giornalistica e con i principi generali di liceità, correttezza, minimizzazione ed essenzialità dell’informazione.
Le numerose chat pubblicate, risalenti ad anni fa, sarebbero infatti equiparabili a tutti gli effetti alla corrispondenza privata, tutelata anche dalla Costituzione dagli artt. 15 e, in alcuni casi, 68 della Costituzione. Entra in gioco dunque la materia della riservatezza , che potrebbe essere stata violata con la pubblicazione di numerosissime chat private. Potrebbe, inoltre, essere in contrasto con il suddetto principio di essenzialità dell’informazione. Per questo, ha fatto sapere il Garante, l’Autorità si riserva l’adozione di ogni provvedimento ritenuto opportuno, all’esito dell’istruttoria in corso, avviata a seguito delle doglianze pervenute. Una bella doccia fredda per il Fatto e per gli spioni di ogni genere.