Se il mondo non fosse quella polveriera pronta ad esplodere come in realtà è, questo pezzo di terra sarebbe ignorato da tutti. Una striscia di deserto e niente più. Sabbia che ti infila dappertutto e sassi a perdita d’occhio. Grande quanto due volte il territorio del comune di Milano, la Striscia di Gaza riveste invece un’importanza unica, sempre al centro com’è della guerriglia israeliana opposta a quella arabo-palestinese. Per dirla in parole povere, questa regione della Palestina, con 40 chilometri di coste – che è come non avesse perché dal gennaio 2009 l’area di Gaza è chiusa al traffico marittimo sotto il blocco imposto dalla Marina israeliana – compresa tra Egitto – il confine è lungo circa 13 chilometri – e Israele altri 59 chilometri – che vede una popolazione di oltre 1,8 milioni di persone di etnia araba e un tasso di crescita demografica di quasi il 3% all’anno, è vitale per la stabilità di tutta la regione.
Così, quando giovedì sera due razzi sono stati lanciati dalla Striscia, diretti verso Tel Aviv – primo attacco questo dall’epoca della guerra tra Israele e Hamas del 2104 – l’idea che possa esserci una recrudescenza nell’infinita guerra che oppone questi due popoli, ha sfiorato la mente di più di qualcuno, causando preoccupazione in tutto il mondo .
All’inizio, a Tel Aviv, quando si sono sentite le sirene che annunciavano un possibile bombardamento e invitavano la gente a raggiungere i rifugi, addirittura qualcuno ha faticato a credere che si trattasse della realtà. Poi, però, quando a suonare è stata la “sirena delle sirene”, una specie di codice rosso sonoro che annuncia l’imminenza dell’attacco stesso, le strade era già completamente vuote e lontanissime dal clima rilassato di solo qualche ora prima.
Poi è arrivato il cessato allarme, e l’esercito israeliano ha annunciato che non erano stati segnalati né danni né vittime, la normalità è sembrata tornare in fretta. Intanto, nessun gruppo a Gaza ha rivendicato l’attacco e, addirittura, in un’alta specifica dichiarazione, l’ala militare di Hamas ha negato ogni responsabilità nell’accaduto. Va ricordato, infatti, che all’interno della Striscia governata da Hamas, ci sono varie altre fazioni armate che operano sul territorio, inclusa la Jihad Islamica sostenuta dall’Iran e che in passato ha già lanciato razzi da Israele.
Per tutta risposta all’attacco, Israele ha bombardato la Striscia di Gaza. Da testimonianze locali, si sono verificate esplosioni nel nord e nel sud dei territori, con obiettivi che riguardavano due postazioni di Hamas. Tutto questo ha aumentato la tensione, con militanti dell’enclave che hanno sparato centinaia di proiettili, suscitando la risposta dell’esercito di Israele che ha lanciato altri attacchi aerei. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è stato al centro di un incontro con alti funzionari militari per stabilire quale sia il modo migliore per rispondere a queste provocazioni, fermo restando che Israele preferirebbe non “sparare nel mucchio” ma individuare e colpire i diretti responsabili. Ma se per Israele rischia di tornare l’incubo del terrorismo, le Nazioni Unite sostengono che nel 2017 , un decennio dopo che Hamas ha preso il potere, la striscia era effettivamente diventata “invivibile” per i suoi 2 milioni di abitanti. Intrappolati sotto un paralizzante blocco israeliano – egiziano, i residenti subiscono un accesso limitato all’acqua pulita e al cibo fresco e devono far fronte a un sistema sanitario collassato.
Il futuro non promette nulla di buono.