L’Agenzia italiana del farmaco, nonostante gli appelli degli esperti a proposito dei rischi sconosciuti, gli inviti alla cautela arrivati dagli stessi medici che si occupano di un disturbo dalle mille ombre che si chiama disforia di genere, si è detta convinta che l’antitumorale si possa utilizzare senza problemi. La motivazione è stata che «considerati l’efficacia di triptorelina nel sospendere la pubertà e il profilo di sicurezza del trattamento, il beneficio è evidenziato nei diversi aspetti della condizione clinica, e l’assenza di alternative terapeutiche più efficaci e/o sicure».
Così è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il provvedimento con cui l’ente di farmacovigilanza italiano, consente di utilizzare la triptorelina a spese del Servizio sanitario nazionale, per un uso diverso da quello autorizzato. E’ un farmaco da tempo adoperato per bloccare le pubertà precoci, cioè patologiche, che adesso si può usare gratis per fermare quelle fisiologiche, cioè che avvengono all’età giusta. Lo si può fare se, intorno a dodici anni, è diagnosticata la disforia di genere.
Sul piede di guerra Giorgia Meloni seconod la quale il via libera alla somministrazione del “farmaco gender” che blocca la pubertà e serve a far cambiare sesso agli adolescenti è segno di una società completamente impazzita. “Ma un governo normale – avverte la leader di FDI – fermerebbe questa follia”.
E infatti Fratelli d’Italia ha chiesto che il ministro della Salute Giulia Grillo vada urgentemente a riferire in Aula e blocchi immediatamente “questa follia che è l’utilizzo libero del farmaco gender triptorelina su cui c’è un dibattito aperto e la comunità scientifica è divisa. Gli effetti così pericolosi sui minori di questo farmaco sono sotto gli occhi di tutti ma ciononostante l’Agenzia italiana del Farmaco ne sta autorizzando l’utilizzo addirittura a carico del servizio sanitario nazionale”. Così Carlo Fidanza, deputato di Fratelli d’Italia intervenendo alla Camera.
Sullo sfondo restano dubbi e perplessità molto gravi, come il fatto che la disforia di genere abbia una persistenza compresa dal 12 al 27% dei casi. Vuol dire che su dieci preadolescenti che manifestano disturbi riferibili alla disforia, almeno 7-8 risolveranno il loro problema al termine dell’età dello sviluppo.I falsi allarmi insomma, determinati da cause psico-sociali e dalle influenze negative della cultura della fluidità di genere, sarebbero ben più numerosi dei casi reali.