La Germania è sempre più convinta di bloccare i flussi migratori dai quali si ritrova invasa. Quella stessa Germania che fino a pochi mesi fa criticava il modello italiano – quello di Giorgia Meloni, sia chiaro – accogliendo con poche distinzioni masse intere di migranti provenienti specialmente dai Paesi arabi e mediorientali, adesso cambia totalmente linea e si dirige verso delle politiche che sono tutt’altro che perbeniste. Insomma, dopo aver traghettato l’Europa in un oblio fatto di stragi terroristiche, pericoli per la sicurezza, problemi di integrazione e cultura occidentale mezza eclissata e comunque già compromessa, i tedeschi hanno deciso di fare dietrofront perché si sono accorti, anche loro, persino loro, che qualcosa non andava.
Gli indicatori
Due sono stati gli indicatori fondamentali per una tale svolta. Il primo, l’attentato di Solingen: l’ultimo, ennesimo atto criminali commesso da un immigrato di religione islamica, in quel tentativo ultra secolare, inasprito negli ultimi decenni, di voler allargare la guerra santa fino all’Europa. L’attentatore, che agiva non a caso a favore della causa palestinese, voleva vendicare gli islamici morti in Medio Oriente: ha ucciso così tre persone, altre otto sono rimaste ferite. A questo si aggiunga pure la notizia, passata in sordina, del possibile coinvolgimento del governo di Teheran nell’arruolamento di nuovi miliziani oltre i suoi confini, proprio in Europa, al fine di compiere attentati e di proseguire, in Occidente, la jihad. Preoccupante la minuzia con cui, secondo le indiscrezioni, l’Iran sceglieva i nuovi adepti tra persone già incensurate, sicché potesse reggere il movente criminale in modo tale da liberare gli Ayatollah dalle responsabilità. Il secondo segnale invece è politico: l’ascesa della destra di Afd ha risvegliato i socialisti tedeschi alla guida del Paese, capendo che, anche in Patria così come in Europa, il malcontento del popolo sta per abbattere lo status quo della sinistra.
I modelli da seguire
La Germania si redime dopo aver gettato l’Europa nei guai con le sue teorie no-border. Ora si rinchiude e se ne infischia di tutto il resto: se ne infischia se in passato, anche tramite le sue Ong, ha accusato l’Italia di violazione del diritto internazionale e umanitario solo perché respingeva al confine chi non aveva diritto a entrare in Europa, è Berlino adesso a rinchiudersi entro i propri confini e a respingere i migranti. È Berlino a espellerne parecchi, alcuni rimpatriati al loro Paese d’origine, altri li volevano spedire in Italia, ma non si è fatto attendere il no secco del nostro esecutivo. È la Germania che adesso guarda con ammirazione ai modelli di cooperazione internazionale e di gestione dei rimpatri e delle richieste d’asilo al di fuori dei confini nazionali: fa gola il protocollo siglato tra Italia e Albania che permette la costruzione di hotspot in territorio albanese dove si valuterà circa l’ingresso e il rimpatrio dei migranti. Fa gola perfino il piano Ruanda dell’ex premier britannico Rishi Sunak, subito criticato dai progressisti (anche tedeschi) e smantellato da Keir Starmer, che però poi viene in Italia, da Giorgia Meloni, per imparare come fare a gestire i flussi migratori. I membri dell’esecutivo di Berlino sembrano sempre più convinti che un cambio di passo sia necessario. E bene ha scritto questa mattina su La Verità Paolo Del Debbio: “Capite cosa vuol dire per un tedesco prendere a modello l’Inghilterra e addirittura l’Italia?”. Mala tempora currunt per Berlino.