Ma che sondaggi devono aver visto le alte sfere del MoVimento 5stelle per essere entrati in questa sorta di violenta fibrillazione? L’ emorragia di voti che i pentastellati hanno subito dalle ultime politiche fino ad oggi sembra proprio che non voglia arrestarsi e questo sta mandando in confusione tutto lo stato maggiore del partito, che tenta di ricreare una sorta di credibilità presso quello che era l’elettorato di riferimento. Per riuscirci, i nostri non si sono inventati niente di nuovo, ma sono tornati sulle vecchie e battute strade che evidentemente pagavano. Perciò, per cominciare, step uno: rialzare subito i toni. Dialoghi e confronto civile non si addicono al partito di Grillo, quindi via tutti ad alzare la voce, soprattutto se capita di andare in TV o magari su qualche piazza. Graditi insulti e commenti feroci di tutti i tipi, soprattutto nei confronti dell’alleato di governo che è poi quello con cui sembra che l’elettorato grillino soffra di più e voglia vedere più in ombra.
Secondo step: il giustizialismo. Qualche guaio in famiglia, gli avvisi di garanzia alla Raggi, l’arresto per tangenti di Marcello de Vito, grillino presidente del consiglio comunale di Roma – giusto gli ultimi guai in ordine di tempo – avevano indotto i 5stelle ad assumere un atteggiamento un po’ più compassato, parecchio più garantista del solito. Ma evidentemente questo non è piaciuto all’elettorato, così i nostri sono tornati quelli di sempre: giacobini per elezione, forcaioli per vocazione. Avevano solo necessità di trovare qualcuno di utile con cui prendersela, e a questo hanno pensato i magistrati facendo arrivare un avviso di garanzia per corruzione ad Armando Siri, genovese, sottosegretario, leghista. Risultato, grande clamore sui media, il ministro Toninelli che gli ritira immediatamente le deleghe, tutto il partito che improvvisamente ricorda come chi sia indagato debba dimettersi.
Ma mentre Di Maio appunto chiede le immediate dimissioni del leghista come non ha chiesto quelle della Raggi quando era indagata – dimissioni che Siri ha detto che non darà – Salvini fa presente che in Italia esiste il pregiudizio di innocenza, e che si è colpevoli solo dopo il terzo grado di giudizio. La lite è ancora in piedi, insieme all’altra che sembra essere quella che più irrita gli animi: il decreto “salva Roma”.
Che Virginia Raggi sia un pessimo sindaco, che in tre anni non sia nemmeno mai riuscita a mettere su una giunta completa, è sotto gli occhi di tutti, e ai grillini la situazione completamente fuori controllo della Capitale non ha certo fatto comodo ma, per onestà intellettuale, nemmeno si può sostenere che Roma sia una città come le altre. “Un comune qualsiasi, come tutti gli altri comuni italiani”, come sostiene Salvini, ancora una volta parlando più sulle ali dell’irritazione che su quelle della logica politica. Così, ecco nascere la diatriba: i 5stelle hanno bisogno di un decreto che fornisca denaro fresco alla città per cercare di risolvere almeno qualche problema e fare miglior figura; Salvini si vendica per i continui attacchi ricevuti negli ultimi tempi che hanno come vero scopo quello di contenere l’emorragia di voti, negandoglielo.
Tutto ciò porterà alla caduta del governo? Ancora ieri sera Salvini assicurava di no, e anche noi pensiamo che tutto questo sia più un gioco delle parti che la voglia di mandare tutto all’aria. Ma siamo italiani, e non si sa mai…