Gli ultimi sondaggi lo danno addirittura sotto al 25%, e sempre più il “giovane” premier francese Emmanuel Macron sembra seguire le orme di Matteo Renzi, con solo un annetto e mezzo di ritardo, avvicinandosi anche lui a una rapida “rottamazione”. Nello scorso weekend, contro Macron, la Francia addirittura è scesa in piazza. Il “popolo dei gilet gialli” (gilet come i fratini che si tengono in auto, da indossare in caso di sosta forzosa o incidente) proprio per mostrarsi vicini agli automobilisti dopo l’aumento del carburante e dei pedaggi voluto da Macron, e che metterà in ginocchio parecchie zone rurali, ha voluto dimostrare il suo disappunto. Così l’opposizione si è compattata intono a Jean-Luc Mélenchon, che sabato, primo giorno della mobilitazione dei “gilets gialli” ha denunciato una manipolazione e una drammatizzazione da parte dei media vicini al governo che tenterebbero così di sminuire una manifestazione che ha visto schierarsi buona parte del Paese, da nord a sud.
“Adesso”, ha detto Mélechon, “vogliamo arrivare all’Eliseo. Immaginate il valore di una Marsigliese cantata proprio lì, a ricordare come si deve combattere contro i monarchi.” E poi ancora: “Il governo fa sapere che in piazza, solo il primo giorno, ci sono stati 2000 diversi raduni per un totale di 124.000 partecipanti in tutta la Francia. A conti fatti, vorrebbe dire una media di 62 persone a manifestazione. A questo punto, invitiamo tutti a postare le immagini dei raduni, così che tutti possano constatare il vero numero dei francesi che sabato hanno manifestato contro il governo.” Secondo Mélechon, le persone in piazza erano almeno il doppio di quelle indicate inizialmente dai media a voler essere pessimisti, ma in realtà erano molte di più . “È in corso un immenso momento di auto-organizzazione popolare, le persone hanno già superato gli ostacoli della diversione e della deterrenza e stanno scoprendo la testardaggine del potere che non li vuole ascoltare”, ha poi aggiunto.
Intanto, la Francia manifesta davvero, e non mancano anche gli sconti con la polizia, che causano 449 feriti e due decessi. Una dozzina di feriti è particolarmente grave, tra cui un ufficiale di polizia, e ancora in ieri, domenica, non erano stati rimossi i 2000 posti di blocco creati dai manifestanti, e molti di questi ultimi erano ancora in strada in almeno 1400 luoghi d’incontro.
“Gilet giallo, rabbia nera” è stato lo slogan più ripetuto dai manifestanti che spesso avevano i loro messaggi scritti direttamente sui gilet che indossavano mentre bloccavano autostrade, rotonde, ipermercati o facevano in modo che alle barriere autostradali i pedaggi non venissero raccolti. Alla fine, il Ministero degli interni si è dovuto arrendere all’evidenza, e quantificare in almeno 282.000 persone il numero dei partecipanti di sabato, giorno clou della manifestazione.
I “gilet gialli” non sono riusciti a bloccare completamente la Francia, come avrebbero voluto, ma l’intero territorio nazionale è stato coinvolto nelle loro manifestazioni, un bel successo per questo movimento nato sui social network senza agganci con partiti politici e sindacati, e che era alla sua prima uscita.
Davanti a questo successo, hanno cominciato a farsi sentire tutti quelli che non vogliono vedersi scavalcare da questa nuova entità che per certi versi ricorda gli albori del M5stelle. Il capo del sindacato CFDT, Laurent Berger, ha mandato a Macron un messaggio affinché venga indetto un tavolo che veda datori di lavoro, sindacati, e associazioni di categoria discutere per “costruire un patto sociale di conversione ecologica”. Infatti, come si ricorderà, gli aumenti di carburante e del costo dei pedaggi, secondo Macron, dovrebbero finanziare le molte azioni ecologiche che il governo sostiene di voler mettere in pratica.
Perciò, a partire dal 1 ° gennaio 2019, le tasse sul gasolio dovrebbero aumentare di 6,5 centesimi al litro e quelle della benzina di 2,9 centesimi, facendo perdere ancora più potere d’acquisto alla classe media-bassa francese, e comunque mettendo in maggior difficoltà le zone meno industrializzate e più lontane dalle grandi città.
Per tutta risposta, Edouard Philippe, primo ministro francese, esclude ogni cambiamento di posizione sulla carbon tax e conferma lʼintroduzione della tassa “ecologica”. Sempre più Emanuel Macron diventa quel “Giove” – come lo hanno soprannominato i contestatori – lontano dalla gente e vicino ai poteri forti, che poi è anche normale, visto che sono stati proprio questi ultimi a permettergli di arrivare dove si trova. Oppure qualcuno immagina che una mezza figura di contabile portaborse, una sorta di “Monti dei poveri” potesse, dall’oggi al domani, raggiungere la posizione di assoluto privilegio che ricopre?