Giorgia Meloni alla COP29, segnale inequivocabile dell’impegno internazionale del governo italiano

Al via la 29° Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP29) a Baku, in Azerbaigian, dove, fino al prossimo 22 novembre, il dibattito sarà tutto incentrato sulle risposte da intensificare a livello globale per raggiungere obiettivi già individuati un anno fa con la COP28 di Dubai.

Tra le sfide principali rientra quella relativa agli importi degli aiuti finanziari da destinare ai paesi più poveri e vulnerabili dal momento che, come dichiarato dall’ Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi: “I cambiamenti climatici sono una dura realtà che incide profondamente sulle vite delle persone più vulnerabili al mondo”, che ha inoltre aggiunto come la crisi climatica stia provocando sfollamenti in regioni  che già ospitano un gran numero di persone sradicate da conflitti e insicurezza, “aggravando la loro situazione e lasciandole senza un posto sicuro dove andare”.

Appare perciò quanto mai fondamentale unire le forze, rimanendo concentrati sul fine ultimo che è quello di offrire soluzioni concrete e sostenibili sull’ambiente. D’altronde, anche il segretario ONU, Antonio Guterres, ha ribadito che “l’azione per il clima non è facoltativa, ma è un imperativo”.

Altro punto, sempre in linea con il tema dei finanziamenti, su cui verteranno i colloqui di Baku sarà quello relativo all’aggiornamento sul fondo da 100 miliardi di dollari all’anno di aiuti ai paesi vulnerabili, previsto dall’Accordo di Parigi e in scadenza nel 2025. Per cui si dovrà decidere la somma che dovranno versare i paesi donatori, le modalità di erogazione e i controlli sull’utilizzo.

Infine, ma non per rilevanza, è necessario ricordare anche l’ambizioso intento di ottenere riduzioni profonde, durature e rapide delle emissioni, così da mantenere le temperature sotto controllo, rispettando quanto previsto dall’Accordo di Parigi, il quale si pone di limitare l’aumento del riscaldamento globale, cercando di non superare i 2 gradi, e cercando di mantenerlo comunque a 1.5°.

Oltre all’intenso programma ciò che però ha catturato maggiormente l’attenzione del pubblico sono le assenze di numerosi leader mondiali. Dal presidente americano uscente Biden fino al francese Macron e al tedesco Olaf Scholz. A dare forfait anche il presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva e quello della Colombia Gustavo Petro.

Ai grandi assenti, però, fanno da contrappeso grandi ‘presenti’.

Tra questi, sul fronte UE, spicca Giorgia Meloni, che si prospetta essere un punto di riferimento importante, e che ha tutta l’aria di potere e saper giocare un ruolo chiave in questo consesso internazionale.

Il Governo Meloni, d’altronde, ha da sempre avuto -anche all’interno del nostro Paese- un’attenzione particolare per quella che è la sfida climatica e ambientale. Ne sono la dimostrazione l’istituzione di figure quali il Commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica e il Commissario straordinario alla ricostruzione dei territori colpiti dall’alluvione in Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Ma non solo. Perché, nel 2023, facendo visitare alla Presidente von der Leyen quei territori devastati, il nostro Capo di Governo ha saputo avvicinare e far nascere una nuova consapevolezza in seno all’Unione europea proprio sul tema del clima e dell’ambiente.

La presenza dell’Italia con Giorgia Meloni è dunque un segnale inequivocabile ed evocativo di un esecutivo sempre più attento alle questioni globali e in grado di sapersi porre come punto di riferimento anche per le altre potenze.

L’intervento della premier avverrà nella giornata di domani, 13 novembre, e siamo certi non potrà che ribadire quelle intenzioni che l’Italia, seguita oramai dalla gran parte d’Europa, deciderà di attuare, sempre con coerenza, pragmaticità e oculatezza, guardando al futuro con occhi attenti e fiduciosi. Anche su un tema controverso e complicato come quello del cambiamento climatico.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

1 commento

  1. Sempre più contento della vittoria di Donald Trump, perché in tema di cambiamenti climatici se non si interviene sulle economie emergenti che più inquinano e più se ne fregano, non si potrà arrivare a nessun risultato. Fermo restando che tante colpe dei disastri recenti sono nostre e non del clima che è cambiato: vedi Emilia Romagna e la regione di Valencia, perché se non si costruiscono vasche di laminazione o non si puliscono i fiumi in nome dell’ideologia green, questi saranno sempre i risultati.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.