Giorgia Meloni torna ad essere elogiata dalla stampa internazionale. “Better than you think”: titola così il The American Conservative, cheha infatti offerto una lunga analisi della situazione politica italiana, rendendo un’immagine celebrativa del Presidente del Consiglio che, sin dal momento della sua nomina a Palazzo Chigi, ha macinato successi e ha messo a tacere le voci su possibili pericoli per la democrazia in Italia e in Europa e per la loro stabilità. “Quando il partito Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni vinse con la quota maggiore dei voti nel settembre 2022 – si legge – i media mainstream rimasero inorriditi dal fatto che l’estrema destra fosse sull’orlo del potere. Eppure, 18 mesi dopo il suo giuramento, i populisti si ritrovano demoralizzati e traditi dalla prima donna Primo Ministro. Si aspettavano che la Meloni fosse una palla da demolizione per l’UE, le Corti europee e l’establishment politico italiano; ma, invece di distruggere i poteri costituiti, sembra essersi unita a loro”.
La leadership europea di Giorgia Meloni
Il giornale elogia l’operato di Giorgia Meloni soprattutto in campo internazionale, nel suo approccio di supporto all’Ucraina, nella risoluzione del problema migratorio. Risultati raggiunti grazie al “rapporto di lavoro” e di “influenza sul presidente della Commissione europea” Ursula von der Leyen. Meloni, secondo The American Conservative, non solo è riuscita a superare l’attento vaglio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di scongiurare la nascita di un governo tecnico, l’ennesimo, che avrebbe ottenuto gli stessi insuccessi degli altri già conosciuti: “Durante la maggior parte di questi governi, l’economia italiana si è indebolita, la sua capacità industriale si è ridotta e la politica internazionale è diventata una parte più importante della politica interna italiana”. Viceversa, Giorgia Meloni è riuscita a imporre la sua linea politica, a ottenere la fiducia dei vertici europei e degli altri Stati membri e addirittura diventare una figura leader in Europa: “La Meloni – si legge ancora – tuttavia, ha colto l’attuale debolezza dell’Europa. L’Europa di oggi è un guscio di quella che Berlusconi conosceva. Il Regno Unito si sta mescolando ai primi ministri come una repubblica delle banane. Emmanuel Macron ha perso la maggioranza legislativa ed è preoccupato per l’ascesa di Marine Le Pen. Olaf Scholz, cancelliere tedesco e parente sconosciuto al pubblico internazionale, ha indici di approvazione subacquea. I leader di tutta l’UE si chiedono come arginare la crescente ascesa del populismo nazionale. Meloni – continua l’articolo – ha colto questo momento diventando il leader fondamentale dell’Europa, guadagnando un’influenza all’interno dell’Europa di cui pochi altri leader italiani hanno mai goduto”.
Un modello da seguire
Centrale è l’attenzione rivolta al tema migratorio. The American Conservatice reputa “il nazionalismo della Meloni” come “molto più tranquillo e disciplinato”: “Dopo aver visto raddoppiare il numero di immigrati clandestini che arrivano sulle coste italiane dal 2022 al 2023, Meloni ha firmato una serie di nuove iniziative di repressione, tra cui punizioni più severe per i trafficanti di esseri umani, procedure più rigorose per garantire protezione umanitaria, periodi di attesa più lunghi nei centri di detenzione e altro ancora”. Il riferimento è agli accordi con Tunisia, Turchia, Libia e Albania: “Di conseguenza, l’immigrazione clandestina è diminuita del 67% dal 2023 al 2024”. Nell’articolo si dà poi largo spazio al lavoro del Governo Meloni in fatto di natalità: “Il governo Meloni ha stanziato 1 miliardo di euro per incoraggiare l’aumento della natalità sotto forma di aiuti finanziari alle lavoratrici con almeno due figli, estensione del congedo parentale e aumento degli asili nido ma solo per le famiglie con due figli”. E infine un passaggio riguarda la riforma costituzionale, che “abolirebbe anche la capacità del presidente di formare un governo tecnocratico, garantendo così un maggiore controllo democratico agli elettori. Decentralizzerebbe inoltre più potere a ciascuna delle singole regioni italiane e ridurrebbe la burocrazia del governo centrale”. Le elezioni comunitarie si avvicinano, e quello di Giorgia Meloni può diventare un valido esempio da seguire dalla nuova Europa che nascerà il 9 giugno: “La sua rivoluzione nazionalista morbida che cerca di spostare l’ago dall’interno del sistema rappresenta un significativo allontanamento dalla politica europea del passato, ma, se avrà successo, sarà il modello per i leader della Nuova Destra di farsi strada. La Meloni forse non sarà la più rumorosa del gruppo, ma – conclude l’articolo – alla fine potrebbe essere la più importante”.