Giorgia Meloni ha spostato l’Europa a destra

Fratelli d’Italia con coerenza va avanti: “Faremo sentire la nostra voce su ogni dossier”

L’Europarlamento ha deciso: Ursula von der Leyen ha ottenuto la maggioranza. Ma lo ha fatto con numeri molto meno ampi del solito: 370 sì. Mai, prima di ieri, una Commissione europea aveva raggiunto numeri così bassi. Ma il fatto rilevante è che la politica tedesca, ormai avviata verso il suo secondo mandato consecutivo, sapeva benissimo probabilmente che la sua strategia le sarebbe costato qualche consenso. Rispetto a luglio, parliamo di 31 voti in meno. Rispetto alla soglia minima di maggioranza assoluta, parliamo di soli 9 voti in più. Ma quello di von der Leyen è un atto dovuto: è successo quello che i socialisti e tutta la sinistra temevano, cioè che l’Europa si spostasse a destra.

Una vittoria per Italia e Conservatori

Con il voto contrario di Fratelli d’Italia lo scorso luglio, Giorgia Meloni è riuscita ad aprire un nuovo varco per i conservatori, che sono riusciti a esprimere un loro esponente all’interno della nuova compagine, Raffaele Fitto. E ha saputo, al contempo, far pesare i voti della sua delegazione, anche in un’ottica nazionale. Ad ogni modo, con i sì compatti di Fratelli d’Italia e con altri membri di Ecr a favore, i Conservatori hanno in gran parte votato per von der Leyen. Esprime “soddisfazione”, come co-presidente di Ecr, l’italiano Nicola Procaccini durante un punto stampa a Bruxelles, perché “al termine di una battaglia politica dura, per la prima volta un conservatore italiano assume un ruolo apicale nella Commissione europea”. Rispetto ad alcuni mesi fa, “sono cambiati alcuni equilibri politici” in tutti i vertici europei. Con il “detonatore” di questi equilibri che Procaccini rivede proprio in Giorgia Meloni.

Lo spostamento a destra è un atto dovuto

Ma, come detto, lo spostamento verso destra dell’Europa era un atto dovuto per la von der Leyen. All’interno del Consiglio europeo, sono rimasti ancora pochi i leader socialisti. Dei più importanti, lo spagnolo Pedro Sanchez e il tedesco Olaf Scholz, il secondo, alle prese con una crisi con pochi precedenti negli ultimi anni, dovrà affrontare l’ostacolo elettorale, e sondaggi e ultimi risultati nei diversi Land non gli sono proprio favorevoli. All’interno del Parlamento, anche ieri, ancora una volta, è stata data dimostrazione che un centrodestra è possibile, specie sui singoli temi. I numeri ci sono, chiaramente. E c’è il favore dei cittadini, dato che lo scorso 9 giugno, sono stati proprio i partiti di destra quelli a crescere maggiormente.

Il nuovo asset politico globale

Lo spostamento a destra è un atto dovuto anche per inquadrare, anzi per non isolare l’Europa all’interno del nuovo assetto politico mondiale. I leader europei sono in maggioranza di centrodestra e anche gli Stati Uniti hanno espresso chiaramente la loro propensione verso i repubblicani, con la straripante vittoria di Donald Trump anche e soprattutto negli swing States. Si vedrà, ora, come si muoverà il nuovo centrodestra europeo: Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, ha rassicurato che “noi giocheremo la nostra partita su ogni singolo dossier, faremo sentire la voce di Fratelli d’Italia e la voce dei Conservatori europei su ogni partita perché sappiamo che qui dentro i numeri sono cambiati”.

La sinistra non accetta il voto dei cittadini

Dunque, i Conservatori e l’Italia sono riusciti a inserire una loro importantissima pedina all’interno della nuova Commissione. E l’Europa si è spostata inevitabilmente verso destra. Verdi e Sinistra hanno votato in massa contro. I socialisti si sono divisi, i popolari spagnoli hanno votato contro, specie in protesta contro la nomina del ministro Teresa Ribera. Elly Schlein, leader del Pd, profetizza “anni difficili”. Ilaria Salis, eurodeputata di Avs, annuncia un governo “più autoritario, nazionalista, anti-popolare, anti-ecologico e guerrafondaio”. Come se il giusto stia soltanto a sinistra. Come se l’Europa a destra fosse un delitto, e non, più semplicemente, quello che i cittadini hanno chiesto dietro le urne.

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