Settimana densa di appuntamenti sul fronte internazionale quella che precede il santo Natale, dal dibattito sui Balcani occidentali alla riunione del Consiglio europeo, fino al Vertice Nord-Sud del weekend. Impegni in un certo senso inevitabili se si considera l’attuale contesto mondiale, così frastagliato e nel quale si susseguono crisi una dopo l’altra (vedi prima l’Ucraina, poi il Medio Oriente e ora la Siria).
In tutte queste occasioni l’Italia non poteva che essere presente in prima linea, dimostrandosi una forza trainante e decisiva nei vari processi.
La riunificazione dei Balcani
Lo scorso 18 dicembre si è tenuto il vertice Ue-Balcani occidentali, in continuazione con quello svoltosi nel 2023. Al termine dei lavori è stata firmata una dichiarazione dai partecipanti presenti, così come fatto anche un anno fa.
Nel corso dei dodici mesi tra un incontro e l’altro, le priorità sembrano essere rimaste orientativamente le stesse. Ma c’è di nuovo che con la dichiarazione di Bruxelles 2024 l’Ue ha voluto sottolineare ancora più intensamente l’azione volta a creare un partenariato strategico con le nazioni dei Balcani occidentali, in virtù delle nuove sfide da affrontare che necessitano di una unione forte di queste due realtà.
“Il futuro dei Balcani occidentali è nella nostra Unione”, si legge nel documento, che prosegue evidenziando come “il contesto geopolitico in Europa richiede unità e solidarietà da parte di tutti noi”.
“L’Ue è determinata ad avvicinare i Balcani occidentali all’Ue già durante il processo di allargamento”, continua il testo.
Su questo, è importante guardare alla posizione dell’Italia, che con Giorgia Meloni punta l’attenzione sul tema della “riunificazione” piuttosto che su quello dell’allargamento. Infatti, il premier in questo senso ha dichiarato: “Si può allargare un club, ma si riunifica una civiltà”.
Ed in effetti è proprio di questo che si tratta, dal momento che l’Unione europea con i Balcani occidentali condivide ben più che una mera appartenenza geografica. Si parla di una comunanza di identità, di storia e, soprattutto, di sfide, da fronteggiare necessariamente insieme. Sfide che, come ribadito da Meloni, “riguardano tutti”, come “le minacce ibride, la criminalità organizzata transnazionale, ma anche alla tratta di esseri umani e ai flussi migratori irregolari.” Sfide che dunque non possono che essere affrontate come un fronte unico, unito e solidale.
“E se i problemi sono gli stessi, dobbiamo affrontarli sempre di più insieme”, ha proseguito il premier in occasione del summit. Anche per questo, ha chiosato, “non c’è altra via che il completamento della riunificazione dei Balcani occidentali all’Europa”.
Il messaggio è chiaro: ri-unire ciò che ad oggi è diviso, attuando dei partenariati in materia di sicurezza e difesa in grado di rafforzare la resilienza e la sicurezza nella regione europea. E questo anche in un’ottica di sviluppo della stessa Unione, che, come suggerito dal nostro Presidente del Consiglio, deve lavorare sempre di più per divenire -davvero- una “concreta e convincente attrattiva geopolitica”.
L’Ue punta su soluzioni innovative per la gestione del fenomeno migratorio
Sempre a Bruxelles, nella giornata di ieri, 19 dicembre, si è tenuta la riunione del Consiglio Ue. Sul tavolo temi scottanti, dalla crisi dell’Ucraina a quella del Medio Oriente, fino ad arrivare al ruolo dell’Ue nel mondo e alla questione migratoria.
Tutte tematiche tra l’altro rappresentate dal nostro stesso Capo del Governo in occasione delle comunicazioni alle Camere, precedenti l’inizio dei lavori nella capitale belga.
“Il Consiglio europeo si occuperà quasi esclusivamente – come è giusto che sia – delle grandi crisi geopolitiche che stanno attraversando e sconvolgendo il nostro tempo, a partire, ovviamente, dall’Ucraina”, aveva infatti preannunciato la leader italiana.
Crisi che stanno drammaticamente producendo anche conseguenze sul versante migratorio; altra tematica spinosa e attenzionata in Europa.
Sul punto si era già espressa Giorgia Meloni affermando, prima di partire per Bruxelles, che: “Il Governo italiano è sempre più indicato dagli osservatori internazionali come centrale in numerose dinamiche ed è un cambiamento in positivo che, al di là delle personali convinzioni politiche, dovrebbe inorgoglire ogni sincero italiano, così come l’Italia è sempre più protagonista nei nuovi formati di dialogo, che nascono in Europa per cercare di affrontare, in modo pragmatico e concreto, i numerosi dossier strategici che stiamo che stiamo discutendo: penso alla riunione sulle migrazioni, inaugurata a margine dello scorso Consiglio europeo nella sede della delegazione italiana a Bruxelles, un format promosso da Italia, Danimarca e Paesi Bassi che raccoglie diverse Nazioni, al quale partecipa anche la Presidente della Commissione europea, per fare stato dell’avanzamento della nuova politica migratoria dell’Unione e ragionare insieme su soluzioni innovative”.
Ed è esattamente su questa linea che si è inserita la riunione informale tenutasi a margine del summit di ieri, promossa proprio dall’Italia e a cui hanno partecipato i Primi Ministri danese, Mette Frederiksen, e olandese, Dick Schoof, oltre che i leader di Cipro, Grecia, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Svezia e Ungheria.
La riunione ha posto l’attenzione sulle possibili soluzioni per la gestione del fenomeno migratorio e in particolare sul rafforzamento del quadro legale in materia di rimpatri. In tale contesto, il Presidente Meloni ha voluto soffermarsi sulla rilevanza delle soluzioni innovative nel contrastare la migrazione irregolare, soprattutto per spezzare il “modello di business” dei trafficanti di esseri umani e, allo stesso tempo, consentire di focalizzare gli sforzi di accoglienza europea nei confronti di chi ha effettivamente diritto alla protezione internazionale.
Al termine dell’incontro, tutti i partecipanti hanno convenuto in primis di dover lavorare per rafforzare e rendere più efficace la politica migratoria dell’Unione, a partire dalla predisposizione di un quadro normativo europeo sempre più chiaro ed efficace che, in particolare, punti al rafforzamento dei concetti di Paese sicuro di origine e Paese terzo sicuro per sostenere le soluzioni innovative, a partire dal modello Italia-Albania e dalla possibile creazione di “returns hubs” in Paesi terzi.
Rileggendo dunque quanto accaduto nelle scorse giornate, appare evidente come l’Europa, e dunque l’Italia in primis, stia lavorando sempre più tenacemente per arrivare ad essere quell’interlocutore privilegiato in grado di disinnescare le forti crisi globali dei nostri giorni. Perché in effetti, a ben vedere, l’Europa è oggi non solo il continente al centro delle crisi da un punto di vista territoriale, ma è anche uno dei giocatori più influenti in grado di riportare stabilità e pace in quelle aree del mondo colpite da instabilità e fragilità politica, sociale ed economica.
È esattamente per questo che l’Unione, davvero unita, può e deve riassumere quel ruolo centrale sotto il profilo politico e diplomatico, oltre che sotto quello strettamente geografico. E a fare da apripista in questo percorso, è possibile che sia proprio l’Italia che, nonostante tutto, in questo caotico scacchiere, si rivela essere uno dei Paesi più stabili e forti, soprattutto se paragonato alla debolezza vissuta dai governi di Francia e Germania (adesso scombussolate da un terremoto politico -forse- senza precedenti).
Esattamente per questo, l’Europa- e l’Italia-possono proporsi concretamente quale chiave di volta per giungere a soluzioni non solo innovative, ma che possano perdurare nel tempo, contribuendo significativamente alla rimessa in sesto di un (dis)ordine mondiale oramai da troppo tempo scombussolato e messo sotto assedio.