Giorgia Meloni: la donna che ha rotto il tetto di cristallo e ispirato una generazione

«Mi guardi, onorevole Serracchiani, le sembro una donna che sta un passo indietro agli uomini?». Giorgia Meloni pronuncia queste parole quando sono passate appena settantadue ore dall’insediamento del suo governo. Parole che sin da subito sono risuonate come un manifesto. 

Il presidente non ha bisogno di gridare perché sa sempre come farsi sentire. Sa sempre come replicare alle accuse, spesso surreali, dei suoi avversari. Quel giorno Debora Serracchiani, allora capogruppo dem alla Camera, cercava di negare l’evidenza. L’accusa? «Vuole le donne un passo indietro agli uomini, relegate alla famiglia e ai figli». Una sentenza prematura ma, soprattutto, incapace di cogliere la solennità di un’aula che, per la prima volta nella storia d’Italia, ascoltava una donna pronunciare il suo discorso programmatico. 

La fotografia di quel momento. C’è Giorgia, in piedi. Alla sua sinistra Antonio Tajani e alla sua destra Matteo Salvini. Due uomini, due vicepremier. Lei è in mezzo a loro: non un passo indietro. È un’immagine che non ha bisogno di didascalie. 

Da allora sono passati più di due anni e di diapositive così ce ne sono una infinità. Non c’è stato un giorno in cui la premier è indietreggiata. Non lo ha fatto con il governatore De Luca, che l’aveva offesa. «Sono quella stronza della Meloni, come sta?», gli ha detto stringendogli la mano e guardandolo dritto negli occhi. Alcuni hanno gridato allo scandalo: «La premier dice le parolacce». Ed erano gli stessi che avevano taciuto davanti alle volgarità del governatore campano. Quel gesto in realtà aveva un significato ben più grande: un messaggio di ribellione, il messaggio di una donna che non si lascia mettere all’angolo da un prepotente.

Il Pd e più in generale la sinistra sostengono che una donna premier non basta alla causa delle donne. Non è così. La sola presenza di una donna a Palazzo Chigi è di per sé una frattura, uno squarcio. Il tetto è rotto. E lo è a prescindere dal tipo di leadership che quella donna incarnerà. Perché una donna può permettersi di sbagliare e anche di deludere le aspettative, proprio come può accadere ad un uomo. Se poi quella leader, nel corso del suo mandato, si rivela illuminata, capace di scegliere, di non arretrare, di portare avanti una visione, allora la crepa diventa un solco. Ed è un solco che Giorgia scava ogni giorno.

C’è un episodio, piccolo, eppure immenso che vale più di mille repliche. È un aneddoto che conoscono in pochi. Una madre si avvicina alla premier in occasione di una visita ufficiale. Non è per un selfie. «Da quando ci sei tu, Giorgia, mia figlia dice che da grande vuole fare il presidente del Consiglio». Forse è questo il senso più profondo della storia che la «ragazza della Garbatella» sta scrivendo: una bambina che la guarda e sogna.

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