La premier Giorgia Meloni, se ne sono accorti un po’ tutti, amici e detrattori, è una donna molto energica e mai si è risparmiata nell’arco della propria carriera politica, dalla militanza giovanile a Palazzo Chigi. È rimasto deluso chi pensava che la stanza dei bottoni logorasse presto la ragazza della Garbatella perché la premier, oltre al consenso elettorale immutato ed anche cresciuto dopo due anni di governo, continua ad essere certa della bontà del proprio lavoro, di quanto è stato fatto finora e di ciò che si affronterà nei prossimi tempi. Gli ultimi due interventi in Parlamento del Presidente del Consiglio hanno toccato tante questioni, ma soprattutto hanno fornito l’immagine di un esecutivo solido la cui guida politica rivela di portare avanti un’azione di governo con lucidità, consapevolezza e fermezza.
Insomma, una Giorgia Meloni in ottima forma sia alla Camera dei deputati che al Senato, ma vogliamo soffermarci ora sulla replica della premier che ha riguardato Palazzo Madama, in particolare, le risposte date dalla numero uno del Governo al senatore a vita ed ex premier Mario Monti, a Matteo Renzi e al Partito Democratico. Monti vede l’Italia trasformarsi addirittura in un protettorato succube di Elon Musk, amico del Presidente del Consiglio e prossimo ad incarnare una figura di spicco dell’Amministrazione Trump. Tale sciocchezza espressa dal senatore a vita Monti, perché di questo si tratta, ha fornito alla premier l’occasione di reagire di fronte a tutta quella politica italiana, dallo stesso Mario Monti a Renzi e al PD, che in passato ha davvero utilizzato varie forme di servilismo verso poteri extra-italiani, peraltro senza troppi ritorni positivi per il nostro interesse nazionale, e che oggi non può dare lezioni. Sfruttando lo spazio parlamentare per le comunicazioni governative in vista del Consiglio europeo, Giorgia Meloni ha potuto altresì descrivere in poche parole l’essenza dell’approccio di questo Governo nel mondo e con i principali partner.
Il Presidente del Consiglio parla con tutti, ovvero, comprende l’importanza cruciale delle relazioni diplomatiche mondiali, in particolare i legami transatlantici e fra le democrazie occidentali, e sa che bisogna talvolta bandire il provincialismo ideologico e confrontarsi con omologhi appartenenti ad altre famiglie politico-ideali, come è accaduto sinora con il democratico Joe Biden e il primo ministro socialista albanese Edi Rama. Determinati equilibri geopolitici richiedono pragmatismo e sono superiori alla distinzione fra destra e sinistra. Anche la tutela dell’interesse nazionale non ha, non dovrebbe avere colore politico. Naturalmente, con gli amici e gli interlocutori internazionali più affini è possibile fare più cose, e Giorgia Meloni, con Donald Trump, Elon Musk e il presidente argentino Javier Milei, potrà concludere maggiori azioni, rispetto al rapporto istituzionale con Biden o ipotetico, se avesse vinto, con Kamala Harris, nella difesa dell’Occidente e nella lotta alle degenerazioni woke, gender e green.
Ma l’Italia non si farà dettare l’agenda nemmeno dai conservatori d’oltre confine e d’oltreoceano, e il suo Presidente del Consiglio non vivrà di luce riflessa. Al netto delle deformazioni giornalistiche che lo dipingono come un sodale dei dittatori, Donald Trump è un arci-americano molto pratico che può essere davvero capace di negoziare una pace giusta per l’Ucraina, anche perché una via d’uscita onorevole solo per Mosca equivarrebbe ad una umiliazione per l’America e di fatto pure per il suo presidente in carica, e Trump non ama perdere, ma, supponiamo, se la Casa Bianca trumpiana dovesse concludere un accordo senza tenere conto delle istanze di Kiev, l’Italia, che è sempre rimasta al fianco degli aggrediti ucraini, non rimarrebbe silente. Una bella differenza rispetto al servilismo di Mario Monti al cospetto dell’asse franco-tedesco, a Matteo Renzi vestito come Barack Obama e al PD anti-italiano che ha tenuto sulla graticola Raffaele Fitto per aiutare un commissario spagnolo.
Giusto: facciamolo sapere anche al ‘mortadella’ al secolo Romano Prodi. Grande Giorgia Meloni.
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