Prevedere, descrivere e analizzare in anticipo le mosse della politica non è di certo un lavoro facile, se lo si vuole fare con serietà e professionalità. Non sempre i protagonisti dell’arena svelano per tempo le loro intenzioni e magari esternano alcune decisioni solo all’ultimo, quindi, diventa tutto un rincorrere di soffiate e mezze frasi, del detto e del non detto. I giornalisti e gli analisti seri, merce sempre più rara, si impegnano in maniera certosina per giungere ad interpretare ciò che non si lascia decifrare tanto alla leggera. Coloro i quali non sudano invece sette camicie per prefigurare gli scenari politici, sono i gossippari e i quaquaraquà dei mezzi d’informazione, che, pur disponendo del tesserino dell’Ordine dei giornalisti come altri loro colleghi più professionali, non si curano di presentare ai loro lettori la realtà come essa è realmente e di immaginare il futuro con onestà intellettuale, bensì si inerpicano in pronostici perlopiù basati su desideri personali o direttive provenienti da segreterie di partito oppure da qualche potere interessato, aventi l’obiettivo di fuorviare l’opinione pubblica.
Scrivono lunghi retroscena che in realtà sono solo gossip e pettegolezzo, per mettere zizzania fra due leader alleati come, per esempio, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, i quali, se vanno troppo d’accordo, non fanno il bene dei loro avversari e detrattori. Vengono ricostruite e forzate artificialmente determinate situazioni al fine di vendere come reale ciò che non lo è e sviare il lettore. Non è molto duro lavorare in questo modo ed è sufficiente sapere scrivere in italiano, essere di natura un poco bugiardi e possedere abbondanti dosi di fantasia. Leonardo Sciascia divideva l’umanità in uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà. Se pensiamo al mondo della informazione dobbiamo almeno fare una distinzione fra giornalisti ed analisti da una parte e gossippari e quaquaraquà dall’altra. Questi ultimi non scrivono mica su Novella 2000, con tutto il rispetto per tale settimanale, bensì firmano editoriali sui più importanti quotidiani italiani e questo la dice lunga su come alcuni autorevoli giornalisti travisino il loro mestiere e passino in automatico dalla divulgazione di notizie alla distribuzione di chiacchiere da bar e di menzogne strumentali.
Infine, esistono quegli iscritti all’Ordine dei giornalisti come Roberto D’Agostino, fondatore del sito Dagospia, che si occupano solitamente delle dicerie più o meno pruriginose riguardanti i cosiddetti VIP, e in qualche circostanza si avventurano in analisi, si fa per dire, politiche, incassando però solo magre figure. Su Dagospia erano certi che Giorgia Meloni avrebbe traghettato a Strasburgo Fratelli d’Italia e il resto di ECR in un voto a favore della riconferma di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea. Poteva essere un sostegno più o meno mascherato, ma Roberto D’Agostino era sicuro che la premier stesse tramando per essere partecipe, in un modo o nell’altro, della maggioranza Ursula. È successo, come sappiamo, l’esatto contrario, ma evidentemente serviva a qualcuno fare passare il Presidente del Consiglio come arrendevole in Europa e magari complice di socialisti, Verdi e delle peggiori operazioni di palazzo, generando così qualche fibrillazione in seno al Governo. Consigliamo a D’Agostino di lasciare perdere le previsioni politiche e di proseguire a dedicarsi alle maldicenze nel mondo dello spettacolo.