Giovani e giovinastri

La politica, non solo quella italiana naturalmente, riafferma sempre il proprio impegno in particolare per i giovani, le donne, gli anziani e tutte le categorie caratterizzate da fragilità. In molti casi si tratta di pura retorica, perché nessuno può permettersi di dire di odiare i ventenni o di non sopportare gli over 60, anche se poi non viene fatto nulla di concreto per tali fette della società. Ma in altre circostanze, coloro i quali hanno responsabilità politiche, amministrative e di governo, predispongono seri provvedimenti, o almeno provano a farlo in buonafede, per quei cittadini che più hanno bisogno di misure ad hoc. Per esempio, il Governo Meloni, tramite il decreto legge Coesione, offre bonus e sgravi contributivi ai datori di lavoro per incentivare l’assunzione dei giovani, gli under 35, delle donne più svantaggiate, di tutti i soggetti destinatari di maggiore tutela, soprattutto se residenti nelle aree geografiche del Paese più problematiche come il Mezzogiorno. Concentrandoci per adesso solo sull’ambito giovanile, dobbiamo ribadire con vigore quanto sia importante investire nei giovani. L’Italia e l’Occidente contemporanei già patiscono una crisi demografica piuttosto preoccupante e una Nazione che non punta sulle nuove generazioni è destinata a morire, a non avere futuro e a soggiacere a stravolgimenti identitari. Chi ha in mano le redini della comunità non può che invecchiare e ad un certo momento, abbandonare l’esistenza terrena, (questa è la vita, la cosiddetta ruota che gira ininterrotta), e se cominciassero a latitare i sostituti, sarebbe un totale disastro. Ci sono tanti ottimi giovani, non necessariamente tutti ricurvi sullo smartphone a perdere tempo. A volte, essi sono più precisi e diligenti dei loro padri e nonni, e anche di molte persone di mezza età che possono incontrare nel mondo del lavoro o in altre situazioni. La Voce del Patriota vanta il contributo di alcuni redattori che sono molto giovani, ma dimostrano preparazione, obiettività e maturità anche maggiori rispetto a taluni più attempati.

Non dobbiamo però nascondere che esistano pure ragazze e ragazzi i quali non avviano granché bene il loro percorso di vita. C’erano nel passato, ci sono oggi e forse non mancheranno loro emuli nemmeno nel futuro. Oltre a chi sceglie purtroppo brutte strade personali, tossicodipendenza e criminalità comune, vi sono quelli che decidono di sfidare la legge, con il rischio di farsi e di fare del male, in nome delle loro idee politiche. In democrazia, tutte le posizioni, anche le più antistoriche e ripugnanti, devono poter essere espresse attraverso i vari canali utilizzabili, (media, social, piazze), ma senza minare la libertà e l’incolumità altrui e senza cercare di scavalcare leggi e regole. Se una qualsiasi manifestazione, di qualsiasi colore politico, non ottiene il via libera da parte delle Autorità preposte, che avranno avuto le loro buone ragioni per non autorizzare l’evento, non si va in piazza comunque, a tentare di forzare la situazione, ottenendo poi il solo risultato di esacerbare gli animi e rendersi responsabili di scontri fisici, inevitabili, con le Forze dell’Ordine. Gli errori dei giovani del Sessantotto, in alcuni casi trasformatisi in opzioni senza ritorno come l’adesione alla lotta armata nelle Brigate Rosse e in altri gruppi simili, hanno insegnato poco ai cosiddetti giovani antagonisti di oggi. Vogliamo credere che nessuno di quei militanti odierni pro-Palestina, ambientalisti variamente pitturati e di estrema sinistra, diventerà mai un terrorista vero e proprio, ma, durante tutti gli avvenimenti successi finora e riguardanti questi giovani, spesso sobillati da cattivi maestri e da persone con i capelli quasi grigi, sono emersi in maniera preoccupante sia la tendenza a menare le mani che il brutto seme dell’intolleranza. Se già in tenera età si è violenti e non si riconosce alcuna legittimità all’avversario oppure a idee non condivise, beh, si tratta di segnali quantomeno poco incoraggianti.

I pro-Palestina, ovunque vadano, che si tratti di Eurovision, del Salone del Libro di Torino, delle Università come La Sapienza di Roma, combinano solo guai, imponendo i loro cortei non autorizzati, alzando le mani sugli agenti di Polizia e forzando ingressi. Segnaliamo che nella irruzione avvenuta a Malmo, Svezia, durante l’Eurovision, è spuntata pure Greta Thunberg, dipinta per anni da un certo mainstream come una innocente ragazzina impegnata solo a difendere il pianeta dal cambiamento climatico. Ciò che è accaduto a Eugenia Maria Roccella, ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, obbligata ad abbandonare gli Stati generali della natalità senza neppure aver potuto iniziare il proprio intervento, dalle contestazioni di sedicenti femministe pro-aborto, in realtà gruppetti di giovani, maschi e femmine, è stato indegno di una democrazia e di un Paese civile. Non solo la premier Giorgia Meloni, ma anche il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha espresso tutta la propria solidarietà al ministro Roccella, vittima di una vergognosa intimidazione. Il dissenso, sempre legittimo se pacifico, non significa chiudere la bocca alla parte che si contesta e se una determinata figura pubblica e politica non piace ad alcuni o ad alcune, prima la si lascia parlare e poi si cerca di individuare i modi per porle tutte le domande scomode che possono passare per la mente. Così funziona in democrazia e spiace constatare come una minoranza della gioventù, che dovrebbe essere più illuminata di noi “vecchi”, abbia un concetto di pluralismo del tutto inaccettabile. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

2 Commenti

  1. Il danno peggiore che fanno i giovani – e i meno giovani che tirano le fila – nelle manifestazioni pro-Palestina non è tanto che tali ideologie possano sfociare in organizzazioni clandestine terroriste, come può succedere e come giustamente ricordi essere già successo, ma di alimentare una cultura della violenza come strumento di lotta politica.
    Hamas pratica la violenza come mezzo e come fine della politica, in quanto propugna metodi violenti per instaurare un regime basato sulla violenza e sul fanatismo.
    Questi signori che manifestano per Hamas fanno propri gli strumenti di lotta politica e gli ideali di violenza di Hamas, il tutto in dispregio dei principi di democrazia e libertà alla base della nostra civile convivenza, prima ancora che della Costituzione.
    E questo con la benedizione di sedicenti intellettuali cresciuti alla scuola della menzogna ma blasonati con titoli accademici, invitati il TV, cattivi maestri in cattedra, pronti a gridare allo scandalo se qualcuno osa obiettare loro le menzogne e la malafede.
    Vedi a proposito uno scrittorucolo criticato a suo tempo dagli studiosi – storici – seri, ma ora aspirante ad essere un eroe nazionale, dopo che non ha potuto essere pagato per dire le solite menzogne contro un esponente politico di diverso orientamento.
    Lo scadimento ulteriore della cultura politica e della democrazia è il danno maggiore.
    In tale acqua di coltura potrebbe poi davvero essere coltivato un revival del terrorismo.

    Con affetto

    Alessandro

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