Prima tutta la spiegazione sulla vicenda ‘Almasri’, con gli attacchi attesi alla Cpi e a una parte della magistratura, poi la conferma della linea politica: questo caso, al redde rationem, “ha compattato la maggioranza”, si va “avanti fino all’approvazione finale della riforma” della giustizia, ha spiegato il ministro Carlo Nordio nell’informativa nell’Aula della Camera sul generale libico.
Una linea condivisa pochi minuti prima dal Guardasigilli con i rappresentanti del centrodestra incontrati per qualche minuto nella sala del governo. Per annunciare che il ‘focus’ sarebbe stato sulle ‘colpe’ della Corte penale internazionale.
Poi nell’emiciclo il resoconto del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che ha ripetuto il concetto della pericolosità quale motivo dietro l’espulsione del libico. I due ministri si sono divisi i compiti, a ognuno la sua ‘parte’. E dietro l’informativa – sottolinea un esponente di governo – ci sarebbe stata la regia di Giulia Bongiorno, nominata legale da tutto l’esecutivo, che in questi giorni ha creato una sorta di coordinamento (l’ultimo confronto, alla presenza del sottosegretario Alfredo Mantovano, c’è stato due giorni fa).
“E’ stato un bene aspettare, abbiamo potuto mettere a punto la strategia. Questa vicenda si rivelerà un boomerang, finirà in un nulla di fatto. Gli italiani hanno capito che la magistratura ha un potere troppo debordante”, spiega la stessa fonte che aggiunge: “Anche un recentissimo sondaggio inchioda le toghe”.
Le forze politiche che sostengono l’esecutivo hanno fatto da ‘scudo’ al responsabile di via Arenula e a quello del Viminale.
Fatto sta, comunque, che a informativa conclusa alla Camera in tanti approvano comunque la scelta di lasciare che il dibattito arrivasse nelle case dei cittadini.
“Non abbiamo nulla da nascondere, serviva una strategia d’attacco”: e così è stato. Raccontano nella maggioranza come la premier Giorgia Meloni sia rimasta soddisfatta dal modo in cui i ministri e i partiti hanno difeso la linea “insindacabile” del governo.
Ora, al di là dei toni alzati dallo stesso Guardasigilli, si andrà dunque avanti con la riforma della separazione delle carriere. Il ‘timing’ prevede il completamento dell’iter del disegno costituzionale entro l’estate (c’è chi prevede si arriverà a settembre) per poter organizzare il referendum non oltre la primavera del 2026. Ci sarà poi il nodo dei decreti attuativi, viene spiegato, ma la giornata di oggi intanto – osserva un ministro – ha sancito che “nessuno nel centrodestra intende frenare sulla riforma delle riforme”.