Il primo via libera alla Camera è arrivato. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dice a chiare lettere che grazie a questa riforma costituzionale rappresenterà una garanzia per i cittadini e un riequilibrio di poteri. Ma sono in tanti che parla a chiare lettere di “passaggio epocale”.Non a caso, la riforma della Giustizia è parte integrante del programma con il quale il centrodestra ha vinto le elezioni. È stata votata dagli italiani. Peraltro si tratta di una battaglia storica.Ma, a fronte dell’unità della maggioranza, che ha votato in maniera univoca, assistiamo a una scomposta reazione della magistratura.Sulla separazione delle carriere, infatti,c’è una parte della magistratura, sicuramente minoritaria ma molto rumorosa, che non accetta questa riforma. Un’altra fetta consistente, invece, la appoggia e ne coglie la portata. Abbiamo assistito a montature ad hoc, unicamente per creare allarmismi. Ma c’è un altro principio che si va a ristabilire con questa riforma. È il Parlamento che fa le leggi, la magistratura è tenuta ad applicarle.Ecco perché leggere questa volontà riformatrice come un tentativo di attaccare la magistratura è del tutto fuorviante, oltre che strumentale. Bisogna, invece, semplicemente contrastare la logica correntizia che ha generato tantissimi danni a questo Paese, di quelli che leggono questo come un primo passo per la politicizzazione della magistratura. E’ evidente che si tratta di una forzatura. O si è in malafede o non si ha letto il testo della riforma: non sta scritto da nessuna parte che la magistratura soggiacerà alla politica.Anzi, l’ obiettivo è proprio quello di garantire la terzietà del giudice. Fermo rimanendo che non viene intaccata l’obbligatorietà dell’azione penale.Non a caso anche una parte delle forze di opposizione – +Europa e Azione – ha votato a favore.È una proposta di riforma che evidentemente ha trovato condivisione in una parte della minoranza. Ossia quella parte di minoranza che non approccia al tema della Giustizia in maniera ideologica. Un modo per rimarcare la volontà di non piegarsi a certi diktat che arrivano proprio dalla magistratura.Nei prossimi giorni, il testo andrà in prima lettura al Senato, poi la legge tornerà alla Camera. Prima dell’estate o al massimo a settembre, la separazione delle carriere dei magistrati potrebbe diventare, salvo imprevisti, legge costituzionale. Poi si darà attuazione all’organizzazione e la composizione dei due Csm, dell’alta corte e si definiranno le modalità di sorteggio.
Caro Giovanni e caro Max, il problema resta. Sia benedetta la separazione delle carriere, ma non basta.
Accusa e difesa devono essere messi in pari condizioni. E questo non è nemmeno con la separazione delle carriere. In ogni caso il PM è un magistrato, dirigente statale super tutelato, e l’avvocato difensore un professionista.
I PM devono essere altrettanto dei professionisti, non dei dirigenti statali.
Inoltre i giudici non possono non rispondere a nessuno del loro operato. E’ una cosa immorale, che ci sia qualcuno, per giunta pagato a vita dallo Stato, cioè dai cittadini, che non risponde a nessuno di quello che fa. Risponde al CSM. Bella forza, E’ come dire che un picciotto dell mafia risponde a Riina. Ci vuole terzietà dei controlli.
Il giudice non deve rispondere al Governo. Bene. Risponda a un giurì indipendente, non ad altri giudici. Un giurì di esperti, che ne so, professori, ma anche cittadini fuori dalle pastoie della formazione giuridica. In fondo si dice che i giudici operano “in nome del popolo”.
E allora il popolo, il cui nome qui è abusato, deve poter farsi valere.
Con affetto
Alessandro
Magistrati onesti o brigatisti?
Gran parte dei magistrati è animata da sani principi democratici.
Vi è purtroppo qualcuno che,in abito da magistrato,persegue malcapitati
cittadini allo scopo di confermare e perpetuare l’ideologia comunista:
chi lo fa è da bollare come delinquente.
Pensare che una pubblico funzionario,da solo e per motivi politici,
possa rovinare la vita a qualcuno è preoccupante e inammissibile.
Mi auguro che,nella corrente riforma,si preveda,prima di procedere contro
chi ha incarichi politici,una decisione collegiale: i componenti il collegio
estratti a sorte; esclusi dal voto i funzionari proponenti.
Il Ministro della Giustizia dovrà risolvere problemi complessi.