Ormai gli americani ne sono assolutamente convinti, e lo fanno scrivere anche ai loro quotidiani: La Huawei Technologies Co. – gigante tecnologico cinese – è di fatto nella lista nera USA dove vengono elencati i nemici dello stato o minaccia alla sicurezza nazionale. Il perché è presto detto, il colosso tecnologico cinese avrebbe per anni lavorato per rendere operativa la rete 3G wireless della Corea del Nord e il tutto sarebbe provato nero su bianco da documenti ottenuti dal Washington Post che così si aggiudicherebbe uno dei maggiori scoop del 2019.
Secondo il Washington post, infatti, Huawei avrebbe stretto una partnership con una società di proprietà statale cinese, Panda International Information Technology Co. Ltd., su una serie di progetti che coprono almeno otto anni, come sarebbe provato da ordini di materiali, contratti e fogli di lavoro dettagliati presi da un database che classifica le telecomunicazioni dell’azienda in tutto il mondo. I fogli di lavoro sono stati forniti a The Post da un ex dipendente di Huawei che riteneva le informazioni di pubblico interesse. L’ex dipendente ha parlato a condizione di anonimato, citando il timore di una punizione. Ulteriori due stock di documenti sono stati condivisi da altri soggetti con il desiderio di vedere il materiale reso pubblico. Se non bastasse, in un certo periodo intorno al 2010 era nota a tutti una notevole vicinanza tra Kim Jong Il e suo figlio, Kim Jong Un, con il fondatore della Huawei, il 73enne Ren Zhengfei tanto che, il leader della Corea del Nord avrebbe segretamente visitato il quartier generale di Huawei in Cina proprio allo scopo di sviluppare piani per la rete mobile del paese. Tutte queste “gole profonde” però, hanno preteso il più assoluto anonimato per evitare magari qualche pesante ritorsioni soprattutto da parte dell’intelligence della Corea del Nord che ha già dimostrato di non avere grosse remore ad operare anche fuori dei confini nazionali.
Nel loro insieme, le rivelazioni sollevano dubbi sul fatto che Huawei, che ha utilizzato la tecnologia americana nei suoi componenti, abbia violato i controlli sulle esportazioni statunitensi fornendo attrezzature alla Corea del Nord, dove il regime isolato è andato incontro a dure sanzioni internazionali in risposta al suo programma nucleare e alle continue violazioni dei diritti umani.
Il Dipartimento del Commercio statunitense, che ha rifiutato di commentare, ha indagato sui presunti collegamenti tra Huawei e la Corea del Nord dal 2016, ma fino ad ora non è mai riuscita a reperire prove che dimostrino questa tesi. Separatamente, il Dipartimento di Giustizia ha però continuato a cercare un a strada che le permettesse di creare problemi al gruppo cinese e alla fine ha accusato Huawei di frodi bancarie e violazioni delle sanzioni statunitensi sull’Iran. La compagnia si è dichiarata non colpevole senza riuscire però a risultare troppo convincente. In una dichiarazione, il gruppo Huawei ha sostenuto di non avere mai avuto una presenza commerciale in Corea del Nord. Il portavoce di Huawei, Joe Kelly, ha tuttavia rifiutato di rispondere a domande dettagliate, tra cui se il gruppo avesse condotto affari in Corea del Nord nel passato, direttamente o indirettamente. Inoltre, Kelly non ha contestato l’autenticità dei documenti condivisi con l’azienda, anche se ha rifiutato di verificarli. C’è poi una recentissima dichiarazione del gruppo, che recita: “Huawei è pienamente impegnata a rispettare tutte le leggi e le normative applicabili nei paesi e nelle regioni in cui operiamo, comprese tutte le leggi e i regolamenti sulle norme e il controllo delle esportazioni” delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, afferma la dichiarazione.
Questo possibile e oscuro legamene tra il gruppo Huawei e il regime della Corea del Nord, lascia dietro di sé una scia di dubbi, perplessità e sospetti legati anche al governo cinese, soprattutto dopo la visita del presidente cinese Xi Jinping a Pyongyang, la prima di un leader cinese da 14 anni a questa parte. A questo punto è quasi normale che le potenze occidentali vogliano impedire l’accesso alla nuovissima tecnologia 5G wireless alla Huawei, col dubbio che il gruppo cinese possa poi farne partecipe anche la Corea del Nord, soprattutto in questa fase dove il dialogo tra gli Stati Uniti e Kim Jong Un sembra essersi raffreddato, e il presidente Trump ha problemi d’intesa anche con il governo cinese con cui esistono ampi contrasti sul commercio. “Proprio quando pensavi che la relazione USA-Cina non potesse essere più complicata, e la relazione USA-Corea del Nord non potesse essere più complicata, arriva questa “novità” di Cina e Corea del Nord che lavorano insieme per consentire alla Corea di fare passi da gigante in un area di tecnologia potenzialmente sensibile”, ha detto infatti Evans JR Revere, un ex funzionario del Dipartimento di Stato esperto di Asia orientale. Un altro funzionario del dipartimento di Stato, che invece ha preferito restare anonimo, ha aggiunto: “Tutto ciò si inserisce in una preoccupazione generale che abbiamo riguardo a un gruppo come Huawei che non è degno di fiducia a causa della sue direttive aziendali come indicano i numerosi incidenti subiti a riprova di una volontà atta ad eludere o violare apertamente le leggi”, ha detto il funzionario. “Lavorare con regimi come la Corea del Nord, che priva le persone su base regolare dei loro diritti umani fondamentali, solleva preoccupazioni”.
Conclusione: la situazione anche nello scacchiere dell’Estremo Oriente è delicatissima. Speriamo di non dover avere paura.