Gli idoli fra bucce di banana e pandori

Persino gli idoli scivolano sulle bucce di banana. Ma di questi tempi, il tonfo della caduta è sostituito dal pianto a favor di telecamera. Fu il caso di Soumahoro, il deputato che doveva rifondare la sinistra italiana, immigrato oramai integrato e schierato contro i caporali e le ingiustizie perpetrate ai danni dei nuovi immigrati. Poi si scoprì che la moglie e la suocera gestivano una coop per migranti senza osservare pienamente i principi di una sana e prudente amministrazione, per usare un eufemismo. Pare, infatti, che parte dei fondi per l’accoglienza servissero per comprare beni di lusso, la qual cosa ha valso alle due signore un rinvio a giudizio per reati fiscali,  a lui una performance indimenticabile regalata ai social. Un pianto memorabile, un maglione grigio poco in palette, e tanti “non sapevo”, “non c’entro nulla”.

Idoli di cartapesta che si muovono tra “errori di comunicazione” e divismi piuttosto accentuanti. E’ anche il caso, ormai noto, di Chiara Ferragni. La bella influencer lombarda mette il proprio nome e la propria faccia su un pandoro, ne promuove la vendita a costi triplicati rispetto ad altri prodotti simili e racconta che il ricavato sarebbe stato devoluto in favore di un ospedale. Bell’iniziativa, l’dolo continua a registrare consensi unanimi. Peccato che non sia andata così. All’ospedale non è finito un euro del ricavato delle vendite, mentre grazie alla trovata promozionale di beneficienza, oltre un milione di euro è entrato nelle casse della società della Ferragni. L’Antitrust, per questo, le ha comminato una multa salatissima e la Procura di Milano potrebbe pensare di aprire un fascicolo per truffa aggravata.

Sappiamo che la Ferragni dispone di gran gusto in fatto di abbigliamento ed è capitato a tutti di sbirciare tra le sue storie l’enorme cabina armadio piena di griffe. Perciò ci ha lasciati davvero di sasso vedere lo stesso maglioncino grigio infeltrito di Soumahoro addosso alla regina della moda, mentre si cimentava nel compiere l’apologia dell’errore di comunicazione in onda su Instagram. Solo dopo, grazie ad importanti ricostruzioni “armocromistiche”, abbiamo scoperto che il grigio è il colore del pentimento, della colpa, della richiesta di scuse. Fondamenta per la guerra delle parole: quante cose si imparano.

In poco tempo l’account di Chiara Ferragni su Instagram ha riportato una picchiata. Secondo i dati di Not Just Analytics riportati da La Verità, dal 14 dicembre al 19 dicembre avrebbero scaricato la Ferragni in 76.512 e la perdita di followers pare non arrestarsi. Dall’esposto del Codacons e lo scoppio della vicenda dei pandori della discordia, l’account ha registrando una giornaliera perdita di seguaci, registrando una tendenza mai verificatasi nell’ultimo anno. In generale questo anno non è risultato brillante per la pagina dell’influencer, in virtù di una crescita pari solamente al 4,4%, ben di sotto la media per account di quelle dimensioni.

In compenso la Ferragni guadagna nuovi amici come Pierluigi Bersani, Laura Boldrini e Laura Rodotà. Non proprio delle icone del jet set milanese, ma sappiamo come ormai la sinistra preferisca la City Life a Quarto Oggiaro. Tutti e tre si sono prodigati nella strenua difesa di Chiara Ferragni, accusando il Governo e Giorgia Meloni di comportamenti empi nei suoi confronti. In particolare fanno riferimento alle parole con cui il Premier, durante Atreju, è intervenuto sulla vicenda: ”gli influencer non sono quelli che fanno soldi a palate mettendo i vestiti o borse o promuovendo carissimi panettoni, facendo credere che si farà beneficenza, ma il cui prezzo servirà solo a pagare cachet milionari”, le quali hanno generato, come se non bastasse, la reazione furibonda di Fedez che ha cominciato a sparare a zero su tutto il governo ed a rinfacciare, come se fossero dei crediti, tutte le donazione precedentemente svolte dalla coppia.

Non ci rimane che una riflessione. Gli idoli sono oggetti adorati o venerati in quanto ritenuti divinità. E’ la moda, assieme alle tendenze, ad elevarli al rango di idoli. E’ il luccichio della loro foggia a farci credere nella loro divinità. Ma rimangono oggetti o semplici immagini. Solitamente, si acquisiscono nuovi idoli quando si possiedono insicurezze e la società in cui si vive subisce dei mutamenti, facendoci perdere di vista le cose che contano. Ma sinonimo di idolo è “feticcio”. Occore solo tempo perché le cose si svelino per quello che sono e gli idoli cadano, senza tonfi, nel silenzio.

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Andrea Piepoli
Andrea Piepoli
Classe 1996. Nato tra il sole e l’acciaio, cresciuto tra le piazze di Roma. A volte mi piace travestire la realtà da sogno. Con curiosità provo a raccontare e rappresentare la mia generazione.

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