Le fonti d’intelligence statunitense, sarebbero convinte che l’Iran possa attaccare Israele sui target militari ed istituzionali-governativi.
Non è un caso che le relazioni di questi giorni siano ancor più tese in Medio Oriente, infatti l’Ayatollah Alì Khamenei ha recentemente affermato che Israele avrebbe pagato per l’offensiva contro il consolato iraniano presente a Damasco.
Il Ministro degli esteri, Israel Katz ha replicato alle parole del Premier iraniano dichiarando quanto segue su X: “Se l’Iran attacca dal suo territorio, Israele reagirà e attaccherà in Iran” e durante un intervento radiofonico ha poi precisato che l’Iran sia “la testa del serpente”, La metafora di Katz rende l’idea dei cattivi rapporti tra Israele e i discendenti Persiani, fondamentali alleati russi e parte integrante dei BRICS.
Peraltro oggi in visita ad Israele ci sarà anche Michael Kurilla, Capo del comando centrale statunitense, che dovrà confrontarsi con il Ministro degli esteri israeliano, Yoav Gallant, assieme ad altre personalità appartenenti al settore della difesa locale: la presenza di Kurilla è dunque un occasione per discutere sugli eventuali attacchi che lo stato ebraico potrebbe subire in futuro, per il volere del Governo di Teheran.
La chiusura delle ambasciate israeliane è una strategia di conservazione?
Già dal 5 Aprile, il Governo israeliano ha deciso di chiudere ben 30 ambasciate nel mondo: un numero non indifferente, sebbene questa mossa sia plausibilmente in grado di rivelarsi molto utile per evitare di “offrire il fianco” agli attacchi delle forze iraniane e preservare l’integrità istituzione e diplomatica.
Il piano di Israele sembra finora efficace, probabilmente anche considerando gli investimenti israeliano in materia di sicurezza ed intelligence militari dopo l’attacco avvenuto il 7 Ottobre: certamente l’ “arrocco” di Netanyahu è dovuto ad una profonda preoccupazione dopo le azioni militari all’interno di Gaza, che hanno effettivamente scatenato la rabbia del resto dei paesi arabi confinanti.
La decisione di Israele, nella chiusura preventiva delle istituzioni diplomatiche, potrebbe avere anche un’altra lettura: analizzando lo scenario attuale, oltre alle perplessità europee -e in parte anche americane, come testimoniato dagli interventi di Blinken – sul modo in cui Netanyahu ha condotto l’operazione all’interno della striscia di Gaza, l’obiettivo principale del Governo attuale sembra mirare ad una tutela degli affari interni, al fine di agire scrutando in parte le dinamiche occidentali con la coda dell’occhio, prestando sempre attenzione alle realtà da cui è circondata.
Israele e le sue relazioni continentali ed extra-territoriali
Mentre lo sguardo vigile dell’Occidente continua a monitorare il conflitto israelo-palestinese, lo Stato ebraico sembra aver sviluppato, nel corso del tempo, alcuni comportamenti particolari per scoraggiare i propri avversari: l’attacco su Damasco, fanno pensare ad una netta differenza tra la democrazia israeliana e le giunte governative islamiche, ma non è del tutto vero che l’intero “Mondo Arabo” sia ferocemente accanito contro lo Stato ebraico. Di fatto il Libano è un alleato molto versatile per Israele, se da un lato le forze sciite libanesi di Hezbollah siano già da tempo pronte a scatenarsi nei confronti del suddetto territorio, dall’altro bisognerà valutare l’apporto del partito cristiano-maronita,sulle eventuali scelte militari da adottare nell’eventualità di un’escalation.
È altrettanto possibile che la similarità di Israele – con le dovute e logiche differenze – dalle democrazie occidentali, possa giocare un ruolo molto importante a livello diplomatico: attualmente, nonostante le critiche sulla gestione a Gaza, sembra che né la NATO, né l’UE, abbiano intenzione di interrompere i rapporti con la civiltà israeliana. Questa ragione potrebbe essere scaturita dal fatto che le organizzazioni e gli stati occidentali, non abbiano un feeling eccellente con i paesi mediorientali, i quali hanno adottato la “Sharia” come base giuridica per formare un governo centrale ed evidentemente anche sulle materie inerenti la salvaguardia dei “diritti umani”.
È logico, in conclusione, pensare che nonostante gli ammonimenti e le valutazioni, gli apparati dell’ovest tengano a mente anche un’interesse primariamente diplomatico con Israele: trovandosi in Medio Oriente, quest’ultima fornirebbe una visione globale ai paesi occidentali, oltre che una sicurezza a livello economico e commerciale.