Gli USA hanno sanzionato più di 400 soggetti per il sostegno alla campagna militare russa: nel mirino anche le imprese cinesi

Il ruolo degli agenti esterni per il finanziamento della campagna militare russa non è da sottovalutare. Gli Stati Uniti d’America cercano di impedire le ingerenze esterne attraverso le sanzioni: per fermare il Cremlino, però, c’è bisogno di una gestione differente dell’intelligence. Il Governo Biden ha peraltro dimostrato di non essere all’altezza della situazione.

Stando alle ultime notizie, il Governo americano avrebbe da poco sanzionato 400 entità per aver aiutato Mosca nello sforzo bellico:  tra queste ci sarebbero anche aziende cinesi, colpevoli – a detta degli USA –  di aver aiutato la Russia ad aggirare  i limiti imposti dagli stati occidentali, dopo l’invasione del territorio ucraino. Nessuno sembra essersi accorto veramente della pericolosità cinese fino a questo momento, tanto che i provvedimenti da parte di Washington sono arrivati soltanto adesso. L’amministrazione americana ha avuto una quantità di tempo impressionante per evitare che gli enti cinesi intervenissero nel conflitto, eppure sembra che la strategia sia stata fallimentare. Per motivare questa tesi, basterebbe pensare all’immobilismo di questi ultimi mesi: forse le imminenti elezioni potrebbero aver influito sulle scelte della Presidenza Biden, finora inconcludente su tutti i fronti.

Non basteranno di certo le sanzioni per evitare che l’intromissione di terze parti riesca ad agevolare la Russia nei suoi scopi: servono piani ben precisi e strategie d’intelligence coordinate per sventare simili programmi. Strano che il Governo statunitense non sia al corrente di tutto questo. Viene quasi naturale il pensiero che queste trame siano preventivamente conosciute e che gli USA abbiano agito troppo tardi per evitare il peggio.

Da tempo la Cina si definisce neutrale e favorevole alla fine del conflitto, eppure sembra che qualcuno non la pensi allo stesso modo. L’RPC non è collaborativa con gli altri paesi, tanto che la sua chiusura sembra essere prevalentemente improntata verso un allontanamento da buona parte delle dinamiche asiatiche e totalmente da quelle occidentali: a meno che  non ci sia un interesse economico e politico nel mezzo. Appunto per questo, l’avvicinamento tra Russia e Cina potrebbe diventare pericoloso per le società ponentine, costituendo un’alleanza difficile da scalfire ed altrettanto pericolosa in termini geopolitici.

L’isolamento della Russia dagli altri stati occidentali potrà inizialmente danneggiare la sua organizzazione, ma sarebbe ingenuo credere che il Cremlino non possa correre ai ripari cercando i suoi alleati nel continente asiatico e arabo.

Le sanzioni possono avere un’utilità temporanea, specialmente se applicate in ritardo rispetto alle tempistiche utili. La coordinazione tra gli apparati europei e nordamericani dovrebbe rimuovere minacce di questo tipo, nonostante ciò sembra che le preoccupazioni principali di alcuni classi dirigenti siano talmente frivole da agevolare l’ascesa dei propri avversari. Come lamentarsi dunque per gli insuccessi se non si è fatto nulla fino a questo momento per evitarne la realizzazione? Una domanda retorica ovviamente, poiché l’unico modo per abbattere il nemico è la solidità ed il ritorno ai valori infangati dalla distrazione.

Il potere finanziario ed  economico della Cina potrebbe avere la funzione di un burattinaio per lo Stato russo, ormai alla ricerca sconsiderata di alleati utili per portare avanti la propria invasione dell’Ucraina.

Aldilà delle imprese cinesi, il cui coinvolgimento ora risulta acclarato, chissà quali altri individui o attività devono aver influito in questo conflitto. I rapporti della Russia sono molteplici e probabilmente molti di questi non sono ancora noti ai servizi segreti occidentali.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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