Se non fosse stato per la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, probabilmente gli italiani nemmeno saprebbero che il Gobal Compact esiste. E infatti, la proposta ONU aveva già incassato l’okay del premier Conte, sponsorizzato dal silenzio connivente del Movimento 5stelle e – ma solo perché vogliamo essere buoni – da quello distratto di Matteo Salvini.
A questo punto, però, nell’agone politico è piombata la Meloni, che ha cominciato a chiamare gli italiani a raccolta, parlando appunto di questo misterioso Global Compact e indicando a chiare lettere molte delle forzature di questo documento che, sebbene non vincolante e privo di effetti giuridici, avrebbe condizionato ogni politica nazionale sulle immigrazioni, cominciando proprio dalle ultime decisioni prese dal governo giallo-verde nel DDL sicurezza appena approvato.
Per poter esprimere un giudizio, però, cominciamo cercando di comprendere bene che cosa è il ‘Global compact for migration’. Si tratta di un accordo internazionale che vuole governare le migrazioni in un’ottica mondiale, quindi non lasciando più le decisioni ai singoli Stati. l documento parla di immigrazione “disciplinata, sicura, regolare e responsabile” e fissa 23 obiettivi da centrare:
- Raccogliere e utilizzare dati accurati e disaggregati come base per le politiche basate su elementi concreti;
- Ridurre al minimo i fattori negativi e i fattori strutturali che costringono le persone a lasciare il loro paese d’origine;
- Fornire informazioni accurate e tempestive in tutte le fasi della migrazione;
- Garantire che tutti i migranti abbiano la prova dell’identità legale e documentazione adeguata;
- Migliorare la disponibilità e la flessibilità dei percorsi per la migrazione regolare;
- Agevolare il reclutamento equo ed etico e salvaguardare le condizioni che garantiscono un lavoro dignitoso;
- Affrontare e ridurre le vulnerabilità nella migrazione;
- Salvare vite umane e organizzare sforzi internazionali coordinati per i migranti dispersi;
- Rafforzare la risposta transnazionale al traffico di migranti;10
- Prevenire, combattere e sradicare la tratta di esseri umani nel contesto della migrazione internazionale;
- Gestire i confini in modo integrato, sicuro e coordinato;
- Rafforzare la certezza e la sistematicità delle procedure di migrazione per gestire in maniera appropriata screening, valutazione e rinvio;
Utilizzare la detenzione solo come misura di ultima istanza e lavorare per individuare alternative;
- Migliorare la protezione consolare, l’assistenza e la cooperazione nel ciclo migratorio;
- Garantire l’accesso ai servizi di base per i migranti;
16. Responsabilizzare i migranti e le società affinché si realizzino la piena inclusione e la coesione sociale;
17. Eliminare tutte le forme di discriminazione e promuovere un discorso pubblico basato su elementi concreti per
modellare la percezione della migrazione;
18. Investire nello sviluppo delle competenze e facilitare il riconoscimento reciproco delle competenze e delle qualifiche;
19. Creare condizioni affinché i migranti contribuiscano pienamente allo sviluppo sostenibile in tutti i paesi;
20. Promuovere il trasferimento più rapido, più sicuro ed economico delle rimesse e favorire l’inclusione finanziaria dei migranti;
21. Cooperare per agevolare il ritorno sicuro e dignitoso e la riammissione, nonché la reintegrazione sostenibile;
22. Stabilire meccanismi per la portabilità dei diritti di sicurezza sociale e dei benefici ottenuti;
23, Rafforzare la cooperazione internazionale e la partnership globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare.“
In pratica, un bel cappio al collo per uno Stato sovrano mascherato dalle solite palate di buonismo profuse a raffica. E infatti, considerando tutto con attenzione, tante nazioni hanno cominciato ad accorgersene, e se all’inizio ad aver espresso un accettazione di base al Compact Global erano 193 paesi, a oggi non passa giorno che qualcuno non si sfili. Ad esempio gli Stati Uniti. Non dimentichiamoci che quando l’Onu varò il Goblal Compact nel 2016, esso aveva una stesura che poi negli ultimi due anni è stata anche modificata, e che è quindi alcuni ritiri siano stati determinati proprio da questi cambiamenti.
Intanto, sebbene il trattato vada sotto il nome di “trattato di New York perché fortemente voluto da Barak Obama, l’amministrazione Trump ha già dichiarato che non lo firmerà, così come l’Austria, tutti i Paesi dell’area Visegrad, l’Australia, e ora anche l’Italia, dopo che su sollecitazione di Giorgia Meloni, Matteo Salvini si è reso conto di non poter permettere questa cessione di sovranità che potrebbe avere ripercussioni ben gravi. Così il premier Conte che si era già espresso favorevolmente, è dovuto tornare sui suoi passi. Per ora non si firmerà nulla e l’Italia non sarà nemmeno presente a Marrakech il 10 dicembre quando il trattato verrà ratificato.