Parlano già di “svolta sovranista” e di “scelta autarchica”, ma forse si tratta semplicemente di buon senso: le automobili utilizzate dal segretariato della Presidenza del Consiglio dovranno essere italiane. Il 15 gennaio scorso, il governo ha deciso di rispedire al mittente la flotta di autovetture americane noleggiate nel 2021 dall’allora premier Mario Draghi. Delle Ford Focus ibride, per l’esattezza sei. Auto fabbricate in Usa che verranno sostituite con delle vetture italiane, prodotte dalla Stellantis: si tratta di sei Alfa Romeo Tonale, che saranno a disposizione della Presidenza del Consiglio già a partire dalla primavera per i prossimi tre anni. Nel frattempo, è stato prolungato di altri 36 mesi anche il contratto per le city car di servizio, delle Panda ibride. Le auto verranno fornite da Leasys, joint venture fra il gruppo Crèdit Agricole e il gruppo Stellantis.
A dire il vero, non si tratta della prima volta in cui, nell’ultimo periodo, l’amministrazione pubblica sceglie di affidarsi a vetture italiane. In estate, il gruppo guidato da John Elkann aveva ottenuto la fornitura di 6110 veicoli per la Pa. L’Alfa Romeo Tonale, inoltre, era già arrivata sulle strade italiane in dotazione alla Polizia di Stato, con 850 nuove unità entrate nella flotta della Ps nel primo semestre dello scorso anno.
È anche questo un modo per tutelare un mercato che è in difficoltà, in linea con quella valorizzazione del Made in Italy portata avanti da questo governo. Ma si tratta, in più, anche di una questione di sicurezza nazionale: affidare le Istituzioni ad auto straniere potrebbe esporci a pericoli da non sottovalutare, in un contesto internazionale così complesso come quello odierno. Tra le tante critiche che erano state rivolte al governo, del resto, c’era proprio il noleggio di automobili straniere, millantando una presunta ipocrisia con l’utilizzo del termine ‘patrioti’. Ecco, dunque, ora il governo ha scelto di sostituire le vecchie vetture statunitensi volute da Mario Draghi con delle nuove e specialmente italiane.
C’è inoltre chi parla di torto agli Usa, in un periodo delicato come questo, con i dazi di Trump che incombono su tutto il mondo. Ma in realtà le scelte di Trump, che sembra già intenzionato a non ostacolare i commerci con l’Italia grazie all’intercessione di Giorgia Meloni, non sembrano basarsi sulla fornitura di sei vetture. In più, dopo l’accordo ottenuto tra la casa automobilistica italiana e il governo sulla nuova strategia post-Tavares, pare che John Elkann abbia già avuto modo di incontrare il neo-eletto presidente americano per favorire nuovi investimenti su reindustrializzazione e occupazione. Ciò non toglie che Stellantis dovrà comunque continuare a investire anche e soprattutto in Italia, dove centinaia di operai continuano a soffrire anni di scelte sbagliate.