Governo Meloni: Come prima, più di prima. E l’Europa è già cambiata

Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, in quanto tali, incidono sia negli equilibri nazionali dei vari Paesi UE che in quelli, ovviamente, continentali, soprattutto per quanto riguarda le possibili maggioranze che riescono ad emergere a Strasburgo per l’elezione del presidente della Commissione europea, e il mandato dell’attuale numero uno Ursula von der Leyen è in scadenza.

Partiamo dal significato tutto italiano delle Europee di sabato e domenica scorsi. A differenza di quanto è successo in Francia, Germania e Belgio, in Italia il governo in carica e le forze politiche che lo sostengono non hanno subìto alcuna punizione dall’elettorato. Anzi, non solo non è stato pagato alcuno scotto, ma il centrodestra è cresciuto in termini di voti e percentuali. Fratelli d’Italia, con il suo 28,8 per cento dei consensi e sfiorando, quindi, il 29, cresce di quasi tre punti dalle Politiche del 2022. Forza Italia-Noi Moderati e Lega superano il 9%, dimostrando, la prima, di essere un partito radicato che va avanti anche senza la pur carismatica figura di Silvio Berlusconi, e smentendo, la seconda, le voci di un irrecuperabile tracollo leghista.

L’ulteriore incremento di voti per Fratelli d’Italia è rappresentativo della situazione che vede il Governo Meloni aumentare a livello nazionale la propria popolarità, con il soggetto leader della coalizione di maggioranza che allarga il proprio bacino elettorale senza peraltro cannibalizzare gli alleati, che portano a casa anch’essi un risultato migliore di quello delle Politiche. Oltre a chi aveva già sostenuto nel 2022 la proposta politica del centrodestra e di Fratelli d’Italia, che non ha evidentemente cambiato idea in occasione delle Europee del 2024, si sono aggiunti nuovi elettori. FdI è il partito della premier Giorgia Meloni e sarebbe il primo a pagare se l’azione quotidiana del Governo iniziasse a risultare ad un certo punto insufficiente agli occhi di larghi strati della comunità nazionale. Invece, la Nazione prosegue nel suo apprezzamento maggioritario verso l’impegno di ogni giorno di Giorgia Meloni e dei suoi ministri. La premier, e chi ha avuto modo di lavorare con lei da vicino, anche in passato, lo può confermare, è una “secchiona” che non si è mai tirata indietro dal duro lavoro e dalle sfide difficili, e l’Italia sta comprendendo lo sforzo genuino del Governo Meloni. Ciò che viene promesso, viene realizzato attraverso un’azione diligente e il senso del dovere, mentre quanto rientra in una programmazione di legislatura, a medio e lungo termine, non subisce ritardi a causa della pigrizia o della codardia eventuali di chi governa la Penisola, bensì richiede l’affacciarsi di una congiuntura, interna e internazionale, più favorevole allo scopo.

Anche il Partito Democratico di Elly Schlein è cresciuto rispetto alle elezioni politiche del 2022. Non abbiamo alcuna difficoltà nel segnalare l’incremento piddino, ma non ci sembra opportuno il trionfalismo dei dem nostrani, aiutati dai soliti sponsor di una certa informazione. La faticosa vittoria di Alessandra Todde in Sardegna, secondo alcuni, avrebbe dovuto spazzare via l’era meloniana, ma il film ha avuto e sta avendo una trama del tutto diversa. Il PD, a differenza di Fratelli d’Italia con FI e Lega, è “salito” perché ha assorbito molti voti in libera uscita da un malconcio Movimento 5 Stelle, e, in maniera minore, la stessa cosa è riuscita a Alleanza Verdi e Sinistra. Il M5S non ha più nulla di dirompente da dire, dopo i conclamati fallimenti del Reddito di Cittadinanza e del Superbonus edilizio, e viene percepito oggigiorno come una delle tante sinistre, rosse o rosé, pertanto, gli elettori di quella parte tornano agli originali, che di sinistra sono sempre stati, e abbandonano un soggetto che dal populismo anti-sistema è passato ad essere uno dei tanti.

Il rafforzamento del PD a scapito del M5S può anche significare un ritorno alla mentalità del bipolarismo, che conduce ad una scelta netta a favore di uno o dell’altro partito maggiore i quali si alternano alla guida della Nazione. Se si è di destra o centrodestra si vota FdI, e se si è di sinistra si sceglie il Partito Democratico. In ogni caso, queste Europee non hanno affatto sancito l’affermazione di una alternativa di centrosinistra, che sarebbe addirittura in grado di superare il centrodestra se si tenessero oggi delle elezioni politiche. I numeri non ci sono perché il PD è sì cresciuto, ma è andato in tilt il Movimento 5 Stelle, l’altro importante protagonista del cosiddetto campo largo, e i centristi Renzi e Calenda sono al lumicino. Oltre al fattore numerico, c’è quello personale che non registra grandi sintonie fra i leader del centrosinistra, Schlein e Conte, ma anche Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, con la loro agenda politica anti-occidentale da fare digerire al PD. Ci risparmino, dal Nazareno, il racconto di un trionfo che non c’è stato e, magari, evitino di ricordare male alcune cose. Qualcuno del PD, forse troppo preso dall’euforia, ha ricordato in televisione come il suo partito, alle ultime Politiche, avesse ancora all’interno Matteo Renzi e Carlo Calenda, e il risultato fu magro. Oggi, senza quegli apporti, ma grazie alle straordinarie capacità della segreteria Schlein, si va ben oltre. C’è meno gente che aiuta, ma i voti aumentano a causa di Elly e della sua bravura, peccato però che nel 2022 Renzi e Calenda fossero già ben fuori dal Partito Democratico e corressero per conto loro con il Terzo Polo, composto da Azione e Italia Viva.

In merito ai prossimi equilibri in seno all’Europarlamento, alcuni commentatori hanno segnalato con dispiacere l’avanzata delle destre, i maledetti sovranisti soprattutto in Francia e Germania, ma, e qui con malcelata gioia, hanno sottolineato nel contempo il possibile permanere della stessa maggioranza che la volta scorsa ha eletto Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione UE, e che potrebbe riconfermarla. A Strasburgo gli unici gruppi europei che crescono sono quelli di centrodestra, il Partito Popolare Europeo, i Conservatori e Riformisti, ai quali appartiene Fratelli d’Italia, e Identità e Democrazia, ma il PPE, come è già successo, potrebbe convergere sulla riconferma di Ursula con socialisti e liberali. E’ tutto sommato presto per dire cosa succederà, ma, al di là delle decisioni dei Popolari e della maggioranza che si verrà a creare presso il Parlamento europeo, non si potrà ignorare un cambiamento che è già in atto in Europa. Non si potrà fare finta di nulla davanti allo tsunami elettorale di Marine Le Pen e del Rassemblement National, che in Francia ha costretto il presidente Emmanuel Macron ad indire elezioni anticipate, e non sarà possibile fare spallucce nemmeno per quanto riguarda il sorpasso effettuato in Germania da AfD sulla SPD attualmente al governo. L’Europa del dirigismo green e dei confini permeabili ha perso. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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