Nicola Zingaretti, qualche settimana fa, ha presentato agli italiani il contrassegno adottato dal Partito Democratico in occasione delle elezioni europee del prossimo ventisei maggio. Ciò che è balzato agli occhi di tutti è il motto presente alle radici del simbolo: la fiera scritta “Siamo Europei”. Una frase, un programma, un modo di pensare e di agire. Per il centrosinistra italiano, l’europeismo non è uno strumento finalizzato ad ingannare l’elettorato, ma un concetto fondamentale e di estrema autorevolezza. Difatti, solamente il Partito Democratico può vantare tra le sue fila la presenza di un ex sottosegretario agli Affari europei eletto in Italia, candidato in Francia ed indagato a San Marino. Più europei di così non si può.
Il primatista in questione è Sandro Gozi, ex sottosegretario con delega agli Affari europei alla presidenza del Consiglio dei Ministri nei governi Renzi e Gentiloni, attualmente in corsa per le elezioni europee tra le schiere di En Marche di Emmanuel Macron. È di queste ore la notizia della sua iscrizione, congiunta a quella della presidente di Banca Centrale Sammarinese, Catia Tomasetti, al registro degli indagati effettuata dal Tribunale Unico di San Marino. Il reato attribuito ai due indagati è quello di amministrazione infedele in concorso, ovverosia l’aver provocato, attraverso la loro azione, un danno al principale istituto di credito sammarinese. Secondo le indagini era stato proprio l’ex sottosegretario a fare il nome di Catia Tomasetti al ministro delle Finanze sammarinese, Simone Celli, per la nomina a presidente della Banca Centrale Sammarinese. La Tomasetti, una volta ricevuto l’incarico dal parlamento della Serenissima Repubblica, aveva provveduto a stipulare un contratto con Gozi per una consulenza avente come oggetto “l’adeguamento normativo sammarinese per armonizzare i rapporti con l’Ue e con le istituzioni estere”. Questa consulenza -verificatasi fittizia- è stata pagata a Sandro Gozi 120mila euro, cifra scaglionata in pagamenti mensili da 10 mila euro ed accompagnata da un rimborso spese e una success fee da 100mila. Un totale di 220mila euro versati all’attuale candidato di En Marche, prescindendo dalla effettività della sua attività consulenziale. Continuando a far riferimento alle indagini, Catia Tomasetti avrebbe sottaciuto al consiglio direttivo di Banca centrale di aver avuto pregressi rapporti con Gozi, il quale si era adoperato affinché la Tomasetti ricevesse incarichi presso la Cassa di Risparmio di Ferrara, ora in liquidazione coatta e amministrativa, e la Cassa di Risparmio di Cesena, incorporata nel 2018 dal gruppo Crédit Agricole Cariparma.
Da questa vicenda si apprende con chiarezza quali siano le reali concezioni di Europa e di Politica professate dagli esponenti del centrosinistra turbo-europeista. Delle concezioni in virtù delle quali la classe politica, al posto di servire le Istituzioni per l’interesse della collettività, se ne serve soddisfacendo il fabbisogno delle proprie tasche. È un’epoca, questa, in cui assistiamo ad una spaventosa sinistra che, fallito il modello sovietico, si identifica nell’Unione Europea, nel nome dell’alta finanza e della speculazione finanziaria, detestando come sempre la Patria e l’Interesse Nazionale. Sandro Gozi, genuflesso alla corte di Sa Majesté Macron, ha dato l’eclatante conferma di quanto sia elevato il livello di strafottenza degli attuali europeisti nei confronti degli italiani. Dopo cinque anni di governi di centro, sinistra, malaffare ed estremo europeismo ai danni degli italiani, i conati di vomito per taluni atteggiamenti politici non terminano di verificarsi. La vera success fee di questi quaranta giorni è quella di portare i sovranisti in Europa per liberarla da questi vomitevoli – per citare un aggettivo qualificativo caro ad Emmanuel Macron- meccanismi e rifondarla in nome dei popoli liberi e sovrani.