Sarà Roberto Gualtieri il nuovo Ministro del Tesoro. E chissà come mai in un governo dei tecnici poteva andar bene anche un professore di storia anche se di grande caratura. Che sia solo un burattino? Chiaramente si tratta di illazioni.
Classe 1966, dal giugno 2009 è deputato europeo del Partito Democratico. Professore di Storia Contemporanea alla Sapienza di Roma, Vicedirettore della Fondazione Istituto Gramsci, membro della Direzione nazionale del Partito democratico, autore di numerosi libri e articoli sulla storia italiana e internazionale e sull’integrazione europea, è stato eletto al Parlamento europeo nel 2009. Ha fatto parte della commissione Affari Costituzionali e delle commissioni Affari Economici e Monetari, Affari Esteri e della sottocommissione Sicurezza e Difesa. Una volta rieletto nel 2014 è stato nominato Presidente della Commissione per i problemi economici e monetari. Ricandidato alle elezioni europee del 2019 con il PD nella circoscrizione del Centro Italia, è stato rieletto sia come eurodeputato a Strasburgo sia alla guida della commissione per i Problemi Economici e Monetari.
Ad ogni modo al primo giorno di scuola al Mef si ritrova una scrivania pienissima e un’agenda decisamente carica di impegni. Subito dovrà affrontare il Rating sui titoli di stato italiani di Moody’s in arrivo domani sera. L’ultimo giudizio risale a marzo: un Baa3, ultimo scalino nell’area dei titoli considerati sicuri. Scendere ancora significherebbe entrare nel mondo del “non investment grade”. Gli esperti sono fiduciosi che questo nuovo governo aiuterà i rater a confermare se non migliorare il giudizio, ma staremo a vedere.
Il 15 Ottobre è atteso in Commissione il Programma di bilancio italiano, bisognerà enunciare gli obiettivi di finanza pubblica e indicare i contenuti dei principali interventi della manovra perché lo stesso giorno il testo della legge di bilancio è atteso in consiglio dei ministri.
Inoltre c’è il tema della trattativa sui margini di flessibilità sul debito italiano. La Commissione sembra ben disposta, ma senza esagerare, sia chiaro.
I mercati e lo spread hanno premiato come già visto l’abbandono della sponda euroscettica rappresentata dai leghisti, e come si dice, se i mercati sono contenti, contenti tutti. Poi gli italiani, beh, a quelli ci pensiamo dopo.