Guterres saprà essere severo con l’Unrwa così come lo è con Israele?

Le Nazioni Unite hanno avuto finora nove segretari generali, includendo l’attuale Antonio Guterres, in carica dal 2017. Quasi tutti, compreso Guterres, hanno svolto più di un mandato. Alcuni si sono rivelati come grigi e silenti burocrati, altri, hanno lasciato maggiormente il segno, nel bene e nel male. L’odierno segretario generale dell’Onu, già primo ministro socialista del Portogallo, è stato a lungo piuttosto cheto, quasi impercettibile, e il mondo ha avuto modo di accorgersi di lui soprattutto negli ultimi mesi, dalla esplosione, in pratica, della corrente guerra in Medio Oriente. L’Organizzazione delle Nazioni Unite, lo sappiamo tutti e ne abbiamo parlato più volte qui su La Voce del Patriota, ha smarrito da tempo quei valori nobili che caratterizzarono la sua fondazione nel 1945 ed è divenuta ormai un carrozzone costoso e inconcludente, che complica, più che risolvere, le crisi internazionali e sempre più spesso pare mettersi di traverso di fronte alle democrazie, a tutto vantaggio delle dittature e dei terrorismi. L’Onu è un organismo da rivedere al più presto possibile, ma fintanto che i meccanismi all’interno del Palazzo di Vetro di New York rimarranno gli stessi, una figura come Antonio Guterres, lo scriviamo con amara ironia, è proprio l’ideale per quel concentrato di ipocrisie, falsità e anche di molto peggio, che chiamiamo Nazioni Unite. Il segretario generale non ha mai aperto bocca o perlomeno, non ha detto finora nulla di significativo davanti all’aggressione militare russa ai danni dell’Ucraina, né all’inizio della tentata invasione e nemmeno durante i continui bombardamenti da parte dell’esercito di Vladimir Putin. Si è però svegliato quando ha udito le prime esplosioni nella Striscia di Gaza, ma, attenzione, è uscito da un sonno profondo non tanto il 7 ottobre del 2023, giorno degli attacchi sanguinari di Hamas in territorio israeliano, bensì qualche tempo dopo, all’avvio delle operazioni militari e della reazione di Israele a Gaza. Il bisogno del numero uno dell’Onu è stato quello di redarguire anzitutto lo Stato ebraico, accusandolo di genocidio e mettendolo vergognosamente sullo stesso piano di Hamas. Guterres non ha tuttavia avvertito la necessità di condannare con la medesima inflessibilità gli assassini del 7 ottobre, responsabili di uccisioni di civili innocenti e di sequestri di persona. Anzi, egli ha avuto pure l’ardire di affermare di comprendere, (sic!), l’odio anti-israeliano che poi si concretizza in atti violenti, perché i palestinesi sarebbero esasperati dai soprusi di Gerusalemme. Pur trovandosi a guidare un organismo che dovrebbe essere super partes, Antonio Guterres ha fatto ben capire da che parte sta, e non si tratta certo di Israele. È emerso di recente lo scandalo, termine questo, persino riduttivo, legato alla Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente. Questo ramo dell’Onu dovrebbe limitarsi a prestare aiuto umanitario ai rifugiati palestinesi che vivono in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e Striscia di Gaza, ma, a quanto pare, un numero ancora imprecisato di impiegati dell’Unrwa ha pensato di esercitare la solidarietà con le armi e attraverso la partecipazione attiva all’agguato di Hamas del 7 ottobre. Quanto emerso, che va ad aggiungersi alla tragedia in corso in Medio Oriente, spiega drammaticamente bene tutti i mali dei quali è affetta l’Onu, e il suo segretario generale saprà essere intransigente con i collaborazionisti di Hamas così come lo è stato e lo è con il Governo israeliano di Benyamin Netanyahu? Ci siamo fatti una bella domanda retorica perché conosciamo già la risposta. Guterres non darà inizio a quei cambiamenti fondamentali richiesti dagli Stati Uniti e non punirà a sufficienza gli amici dei terroristi. Si limiterà, come già sta facendo adesso, insieme ai funzionari dell’Unrwa, a fare il piangina, come si dice soprattutto in Lombardia, perché Stati Uniti, Canada e gran parte dell’Europa, Italia inclusa, hanno deciso giustamente, visto ciò che è venuto fuori, di sospendere i finanziamenti dedicati alla Agenzia Onu per i profughi palestinesi. Ma sono e saranno lacrime di coccodrillo.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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