Hamas e la successione fra capi sanguinari 

Dopo la morte di Ismail Haniyeh Hamas ha avuto bisogno di individuare un nuovo capo politico, e l’organizzazione terroristica di Gaza non è andata molto lontano per reperirlo. Al posto del defunto Haniyeh è stato nominato colui che era già il leader di Hamas nella Striscia e comandante dell’ala militare, le Brigate Ezzeddin al-Qassam, cioè, Yahya Sinwar. Costui si trovava solo un millimetro indietro rispetto al capo principale ucciso da un razzo a Teheran. Quindi, Sinwar è dentro fino al collo in tutte le operazioni terroristiche e sanguinarie perpetrate sin qui da Hamas, inclusi ovviamente gli attacchi in territorio israeliano del 7 ottobre del 2023. D’altra parte, quello contro cui sta combattendo Israele è un partito politico fino ad un certo punto, trattandosi, come è evidente in tutto il mondo, soprattutto di un gruppo armato nel quale non vi possono essere molti distinguo, magari fra moderati e radicali come accade nelle normali formazioni politiche. In una entità terroristica, sempre in assetto di guerra, bisogna condividere obiettivi, azioni e rischi personali senza fiatare, altrimenti, si diventa una palla al piede per il gruppo e si può essere giustiziati. Perciò è ben difficile che in Hamas emerga in un certo momento un capo ragionevole e non ci saranno mai, per esempio, una perestrojka e un Mikhail Gorbaciov. Dopo un leader ucciso, ne arriva un altro persino peggiore e non si intravedono margini di miglioramento. In Italia le Brigate Rosse dovettero essere spazzate via dallo Stato perché non erano una realtà recuperabile, e con il terrorismo islamico siamo lì, se non peggio. Sono comprensibili gli inviti alla calma e alla de-escalation da parte di USA ed Europa, ma allo stesso tempo vanno capiti coloro i quali in Israele, a cominciare dal premier Benjamin Netanyahu, ritengono di andare fino in fondo nella distruzione completa di Hamas perché essa rappresenta l’unica via per il raggiungimento della pace a Gaza e in Medio Oriente. Yahya Sinwar compare nella medesima lista ove si trovava Ismail Haniyeh, quella degli assassini della Striscia di Gaza da eliminare, e può darsi ch’egli faccia la stessa fine del suo predecessore. Gli Stati Uniti esortano Sinwar, ormai leader assoluto di Hamas, ad accettare e negoziare la tregua. Da Washington spiegano, e sarebbero pazzi se facessero diversamente, come Yahya Sinwar, al pari di Haniyeh, sia un criminale terrorista con le mani sporche di sangue e un brutale assassino da consegnare alla Giustizia, ma ci si rivolge a lui perché ora è a capo di una delle due parti in conflitto. Insomma, una specie di atto dovuto, ma c’è ben poco da fidarsi di un delinquente simile, che fra il 2017 e il 2018, non secoli fa, giurava di voler portare avanti una resistenza pacifica e popolare. La resistenza non violenta di Sinwar è rimasta nel mondo dei sogni perché, come hanno sempre raccontato le cronache, Hamas ha costantemente colpito da Gaza i civili israeliani con missili e razzi sino al drammatico salto di qualità del 7 ottobre scorso. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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