Hezbollah torna ad accusare Israele dopo la seconda esplosione di Walkie Talkie in Libano

Nella giornata di ieri, dopo le esplosioni avvenute martedì ai danni di Hezbollah e di una parte della popolazione civile libanese, si sono verificati nuovamente casi di detonazione nei walkie talkie in dotazione alle milizie paramilitari sciite. Attualmente sembra che a causa delle deflagrazioni siano morte 14 persone, mentre altre 450 sono rimaste ferite. Ora Hezbollah è tornata alla ribalta, accusando Israele di aver avuto un ruolo in entrambe le occasione. Hashem Safieddine, attuale capo del consiglio delle milizie islamiche libanesi ha dichiarato: “Questi attacchi saranno certamente puniti, ci sarà una vendetta sanguinosa”. Ieri, nonostante l’accaduto, sembrava che l’escalation non fosse poi così vicina, tuttavia l’ultimo evento fa presagire un inasprimento differente. Con il Mossad sotto accusa, il governo israeliano continua a tacere senza dare troppe spiegazioni: non uno dei migliori stratagemmi, visto che buona parte del governo Netanyahu si trova ora sotto osservazione  per gli errori commessi a Gaza da mesi e in Cisgiordania negli ultimi tempi.

I walkie talkie sono meno diffusi per utilizzo tra  i membri di Hezbollah, tanto che la loro utilità sarebbe limitato ad alcuni eventi in particolare. Ciò non toglie che quanto accaduto sia gravemente preoccupante. Il conflitto è iniziato con Hamas e sta continuando all’interno di molti altri paesi arabi, tutto ciò fa presagire quindi che molte altre situazioni simili potrebbero verificarsi nel corso del tempo. Le capacità dei servizi d’intelligence israeliani sono ben conosciute in tutto il mondo, non sarebbe quindi strano un loro coinvolgimento nella vicenda. Parallelamente per i componenti del nucleo paramilitare musulmano libanese sarà molto più difficile comunicare da adesso in poi: qualsiasi congegno ora potrebbe rivelarsi una vera e propria bomba pronta ad esplodere. La stessa dinamica potrebbe verificarsi in moltissimi altri paesi, tanto che le prime esplosioni di martedì, si sono verificate anche a Damasco in Siria.

Il Primo Ministro libanese, Najib Mikati, ha stabilito che la sua legislatura stia valutando gli avvenimenti per affrontare ad un eventuale guerra con Israele. Nel frattempo John Kirby, funzionario per il consiglio di sicurezza statunitense, ha tentato di calmare le acque parlando della “diplomazia” come unico mezzo utile per risolvere la crisi in corso. Se i democratici avessero speso più energie,  conseguenze come queste non si sarebbero mai verificate. Il solo fatto che Tony Blinken sia rimasto quasi da solo per molto tempo, dimostra l’incompetenza e il disinteresse della Presidenza Biden e della Vice Harris. A quanto pare nemmeno il governo del Premier  Netanyahu riesce a prendere sul serio l’amministrazione americana, ma non c’è da stupirsi visto che gli USA stanno diventando una barzelletta a livello globale. Uno stato incapace di gestire migrazioni e problemi relativi alla sicurezza nazionale non può di certo permettersi di dare lezioni di democrazia ai suoi prossimi.

La disperazione del popolo libanese rende l’idea di quanto i civili non riescano più a sopportare episodi come questi, tanto che anche un convoglio dell’Unifil sarebbe stato vittima di un assalto da parte dei cittadini sconvolti. Non c’è pace per la terra dei cedri, la quale sta fronteggiando anche una crisi economica piuttosto difficile da risolvere. Tutto si somma in un panorama preoccupante anche per l’Europa, anch’essa partecipe nel Mediterraneo e connessa per motivi commerciali e negoziali con alcune regioni arabe.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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