L’anno appena trascorso si è caratterizzato per un contesto globale estremamente complesso, sia da un punto di vista geopolitico (si pensi, tra le tante, alle operazioni militari in Ucraina, Palestina, Yemen, alle tensioni sempre maggiori tra Cina e Taiwan, ai colpi di Stato nell’Africa francofona e al Tigrè in Etiopia), che da un punto di vista macroeconomico (a causa delle dinamiche inflazionistiche e delle correlate azioni di politica monetaria poste in essere dalle principali banche centrali che hanno definitivamente tumulato l’era del denaro a basso costo nell’avello della storia finanziaria).
Di certo, gli eventi del 2023 hanno ulteriormente certificato il passaggio dal mondo unipolare creatosi al termine della guerra fredda ad un mondo multipolare basato su dinamiche geopolitiche ed economiche fluide ed in continua evoluzione.
Il 2024 si prospetta come un anno altrettanto sfidante e di difficile decifrazione, dunque, anche in questo caso, vale quanto riassunto nella frase attribuita al premio Nobel Niels Bohr “È difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro”. Tuttavia, poiché il tempo non è solo il mero susseguirsi di eventi ma è parte di essi perché il prima è sempre causa del poi, di seguito uno scenario in 7 punti che non ha una valenza previsionale ma mira a fornire possibili mappe del futuro da impiegare come elementi di ragionamento:
1) Politica: nel 2024 si recheranno alle urne 4 miliardi di persone in circa 50 Paesi. Come segnalato dal World Economic Forum, sarà il più grande anno di elezioni della Storia (Why 2024 is a record year for elections around the world | World Economic Forum (weforum.org) ) ed i potenziali cambiamenti di governo rappresenteranno l’alea maggiore, potendo spostare in modo decisivo l’equilibrio geopolitico. Tra tutte, in ordine di importanza, evidenzio le elezioni negli USA (novembre), UE (giugno), India (aprile/maggio), UK (entro fine anno), Taiwan (gennaio), Russia (marzo), Indonesia (febbraio) e Pakistan (gennaio). Prive di particolar rilievo le consultazioni elettorali in Iran e Bielorussia.
2) Disinflazione: il 2023 si è chiuso con tassi d’inflazione in decrescita rispetto ai massimi infra-annuali. Il processo di disinflazione continuerà nel 2024 e riguarderà più velocemente i prezzi dei beni (grazie alla normalizzazione delle catene di approvvigionamento e dei costi energetici) rispetto a quelli dei servizi. Ciò, in aggiunta ai più recenti dati occupazionali e alla crescita economica prevista in rallentamento, fa pensare che le principali banche centrali possano procedere ad una riduzione dei tassi d’interesse presumibilmente nel 2H24 (anche se i mercati finanziari azzardano un anticipo al 2Q24), sebbene il mantra ufficiale della Federal Reserve resti “tassi più alti, più a lungo”. L’ordine con cui Fed, BCE e BoE si muoveranno nel 2024 determinerà interessanti oscillazioni nel forex tra le principali valute, sebbene in un range relativamente modesto. Di contro, è da evidenziare che il governatore della BoJ (banca centrale giapponese) Kazuo Ueda sta ponendo le basi nel 2024 per il primo aumento dei tassi di interesse del Paese dal 2007.
3) Recessione: l’economia globale si è dimostrata più resiliente di quanto ipotizzato rispetto al rapido ed aggressivo aumento dei tassi d’interesse che nel 2023 hanno raggiunto i massimi ultradecennali. Le recessioni in alcuni Paesi dell’Eurozona e negli USA, previste in origine nel 2023, sono ancora possibili nel 2024 ma potenzialmente contenute e limitate nel tempo, in alcuni casi meramente tecniche. Il mercato del lavoro e la domanda dei consumatori dovrebbero mantenersi su valori accettabili, in ogni caso la temuta spirale salariale in un contesto altamente inflattivo si è normalizzata. Riduzione dei margini di profitto dei corporate e stretta nella concessione di credito bancario sono “rischi” già inglobati dai mercati. Preoccupa maggiormente, invece, il rallentamento economico della Cina dove calano surplus commerciale ed export, mentre persiste il deflusso di investimenti diretti esteri. Nel 2023, l’indice CSI 300 di Shanghai-Shenzhen è stato, non per caso, il mercato azionario asiatico con la performance peggiore seguito dall’indice Hang Seng di Hong Kong. Le difficoltà della Cina hanno il potenziale di creare un “effetto domino”, sia sui Paesi geograficamente più vicini, sia su tutti quelli con cui la Cina ha stretto negli anni legami commerciali o di neocolonialismo finanziario (es. molti Paesi africani). Altrettanto preoccupante è l’evoluzione negativa dell’economia africana che ha chiuso il 2023 con un nuovo default sovrano (Etiopia, dicembre 23) e un vuoto di emissioni obbligazionarie governative in USD in tutta l’Africa subsahariana (unica eccezione il blue bond emesso dal Gabon ad agosto 23). Una condizione di stress finanziario che non potrà che peggiorare gli effetti sui flussi migratori verso l’Europa e che rende ancora più evidente la necessità di adottare soluzioni per il co-sviluppo dei Paesi africani (come ad es. il Piano Mattei proposto dal Governo italiano).
4) Riglobalizzazione: nonostante il commercio di merci del G20 si è contratto nuovamente nel 3Q23 e la crescita del commercio di servizi sembra appiattirsi (OCSE: Cala Ancora il Commercio nei Paesi del G20 (exportiamo.it)), la globalizzazione resta, a mio parere, un fenomeno irreversibile. Dunque, in relazione alle nuove dinamiche in essere, caratterizzate dal risorgere degli “interessi nazionali”, personalmente non ritengo corretto parlare di deglobalizzazione, quanto piuttosto di riglobalizzazione selettiva. Quest’ultima si sostanzia nei distinti fenomeni di reshoring, nearshoring e friendshoring che stanno riguardando soprattutto i settori strategici (semiconduttori, data storage e biochimica) o connessi all’efficientamento delle catene globali logistiche e di approvvigionamento.
5) Transizione green: soprattutto nel settore energetico, la transizione ecologica continuerà ad accelerare sebbene i progressi resteranno insufficienti sul fronte degli obiettivi climatici. Gli investimenti volti alla decarbonizzazione continueranno ad aumentare però, più che per meritevoli interessi connessi alla tematica ambientale, per ragioni di sicurezza e sovranità energetica dei Paesi europei che mirano a ridurre la propria dipendenza dai Paesi esportatori di oil & gas. Nell’ambito di una rinnovata transizione non più ideologica, gli obiettivi primari per la decarbonizzazione saranno dunque: elettrificazione ed efficientamento energetico. Come si comprende dall’Inflation Reduction Act statunitense e dal REPowerEU europeo (che continueranno a fungere da catalizzatori normativo-finanziari), anche nel 2024 la transizione green resterà connessa e dipendente da incentivi e sussidi pubblici, con maggior pressione per i Paesi con un debito pubblico elevato, che dovranno necessariamente fare delle scelte di natura fiscale e sociale, contemperando interessi non coincidenti. Altrettanto impattante – in senso inversamente proporzionale – sulla velocità dei processi di decarbonizzazione sarà l’andamento del prezzo del petrolio che ha chiuso il 2023 con un calo di circa il 10% (dopo due anni di rialzi). I tagli alla produzione da parte dell’Opec+ si sono rivelati insufficienti a sostenere i prezzi nel 2023 e si prevede un ulteriore indebolimento della domanda di greggio nella prima metà del 2024. Inoltre, talune materie prime necessarie alla transizione (es. litio, bauxite, cobalto e stagno) un tempo di facile reperibilità economica, stanno diventando – anche per ragioni geopolitiche – scarse o di più difficile approvvigionamento. Da evidenziare, inoltre, che i prezzi dell’uranio sono aumentati dell’87%, raggiungendo i massimi da 16 anni.
6) Post-millennial Lifestyle e Silver Economy: dopo la pandemia del biennio 2020-2021, gli stili di vita sono cambiati, probabilmente in modo permanente per tutti, di certo per le generazioni successive a quella dei millennial (inclusa quest’ultima). Sempre più persone lavorano e lavoreranno in remote working dando maggior risalto al work-life balance ed al valore del tempo libero. È la definitiva vittoria del modello scandinavo su quello anglosassone. Questi aspetti impatteranno anche nel 2024 sul mercato dei consumi personali (intrattenimento, trasporti, salute e cura della persona), real estate commerciale (minore richiesta di uffici nelle grandi città) e del lavoro (aziende che non abbracciano le nuove modalità di lavoro non saranno in grado di attrarre talenti, aspetto particolarmente rilevante nella PA). Maggiori investimenti saranno poi diretti alla Silver Economy (dall’ healthcare ai servizi assicurativi) per le esigenze degli over 65. La longevità declinerà il modo di fare business visto che, per la prima volta nella storia dell’umanità, le persone che stanno per raggiungere o hanno raggiunto i 65 anni di età e più sono circa 800 milioni. Le persone in questa fascia di età, secondo il rapporto “World Social 2023” pubblicato dall’Onu, raddoppieranno nel 2050 fino a raggiungere quota 1,6 miliardi, più del 16% della popolazione globale (The World Social Report 2023 – UNRIC Italy).
7) Transizione digitale: la diffusione e l’implementazione su larga scala dell’intelligenza artificiale e della robotica autonoma (nel 2023 più empirica che fattuale) genererà già dal 2024 un nuovo macrotrend caratterizzato dall’incremento della produttività non correlato all’aumento dell’occupazione. Come causa e, allo stesso tempo, in conseguenza di ciò, notevoli investimenti saranno diretti ai settori della cybersicurezza, semiconduttori, tecnologia satellitare e reti (fisiche e cloud), cat modeling (i.e. modellazione computerizzata delle catastrofi per stimarne le conseguenze), hardware e software per riconoscimento a distanza e vocale, droni per fini commerciali e militari.
Della supervisione di questi 7 megatrend, l’Italia sarà protagonista avendo assunto nel 2024 la presidenza del G7.
Elisabetta II, regina del Regno Unito, fu incoronata il 2 giugno del 1953. Nel rispetto del periodo imposto dal cerimoniale, nello specifico tale data fu scelta per l’incoronazione perché i meteorologi, interpellati in merito, avevano affermato che, a seguito di lunghi studi statistici, il 2 giugno era il giorno maggiormente soleggiato del calendario. I più avevano seguito le indicazioni del Coronation Accommodation Bureau di non portare o usare ombrelli.
Naturalmente quel giorno piovve, a tratti in modo torrenziale.
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