I buoni propositi delle Ong per il 2025: “Abbattere i confini”

“Abbattere i confini”: è questo l’obiettivo, mai celato, delle organizzazioni non governative. Quelle Ong che cercano in ogni modo di influenzare la politica dei governi sovrani, soprattutto in fatto di immigrazione. È l’obiettivo malcelato anche di una certa sinistra, che accoglierebbe positivamente continui e numerosi ingressi, come del resto ha già fatto negli anni in cui governava, al fine probabilmente di allargare il suo elettorato di riferimento, concedendo ai nuovi arrivati cittadinanza e dunque diritto di voto, a scapito di qualsiasi forma di integrazione sana, come del resto dimostrano le fallimentari politiche di accoglienza degli scorsi anni e le proposte per facilitare e velocizzare le procedure per la cittadinanza.

Abbattere i confini, non a caso, è lo slogan lanciato dalla Sea Watch, la Ong tedesca sempre pronta a sparare a zero sul governo italiano. “Risoluzione 2025: fino a far cadere tutti i confini”. Questo è il comunicato lanciato dall’organizzazione umanitaria, il solito sproloquio condito di classiche accuse di razzismo e consueti rimandi al presunto odio della classe dirigente: “Il tempo passa inesorabile, ma il 2024 ha purtroppo rivelato che l’odio nei confronti dei migranti è la tendenza più vergognosa dell’Europa. I confini causano ogni giorno morti e la brutalità verso coloro che fuggono è solo aumentata”. Certo, i confini provocano morti. I confini, e non i trafficanti di esseri umani che stra-caricano i barchini di migranti in modo irresponsabile e criminale. Trafficanti che – è spesso stato documentato – sembrano intrattenere dei rapporti, per così dire, di collaborazione con diverse organizzazioni umanitarie.

Ancora la Ong: “Abbiamo bisogno di una resistenza radicale alla Fortezza Europa. Abbiamo bisogno di una solidarietà radicale con le persone che attraversano quotidianamente i confini. Abbiamo bisogno di un impegno intransigente per l’autodeterminazione, la dignità e i diritti di tutte le persone in movimento. Combattiamo finché tutti saranno liberi, finché tutti i confini non cadranno”. Sembra quasi una chiamata alle armi. Ci manca solo il messaggero di corte che, scendendo dal calesse tra il suono dei trombettieri squillanti, srotola la pergamena e annuncia l’imminente arrivo dell’esercito del suo regno. Di solito i progressisti si impegnavano e sudavano sette camicie per raccontarci che non si tratta di un’invasione, ma soltanto di persone che scappano da guerre e hanno bisogno di aiuto. Tuttavia le parole della Ong ora sembrano sostenere tutt’altro.

Le parole di Ratzinger che la sinistra non capirà mai

Dunque far crollare i confini, abbattere le frontiere, privare uno Stato della facoltà di difendersi, di controllare chi entra nei suoi territori, di tutelarsi, di tutelare la propria identità. Tornando alla mente, allora, le parole pronunciate già anni or sono da Papa Benedetto XVI, nella sua celebre difesa del diritto a non emigrare prima ancora del diritto a emigrare: “Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra”, anche secondo quello che sosteneva Giovanni Paolo: il “diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione”. Un messaggio redatto ormai un decennio fa dal valore tutt’altro che semplicemente spirituale, che a quanto pare gli strenui difensori dell’immigrazione incontrollata faticano ancora a comprendere e che, probabilmente, non comprenderanno mai.

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