Immaginate di protestare e urlare a gran voce di fronte a edifici del tutto vuoti. Direte voi: è già successo quando Elly Schlein e Sandro Ruotolo sono andati a protestare contro i vertici Rai (e, dato il pluriennale monopolio del Pd nella Tv di Stato, fa già ridere così) in viale Mazzini mentre i dirigenti stessi erano impegnati a Sanremo. Beh, è successo di nuovo: decine di persone, in una enorme coalizione anti-destra, appartenenti ai più variegati gruppi politici, associazioni e organizzazioni, si sono recate in Albania, di fronte ai centri per il rimpatrio di Shengijn e Gjader, per dire basta non solo all’accordo con Tirana, ma anche a tutti i Cpr. Soltanto che quei due centri erano del tutto vuoti: di migranti nemmeno l’ombra, e di questo dobbiamo ringraziare l’offensiva delle toghe rosse. L’azione, decantata come un atto eroico, ci viene raccontata da un lungo sproloquio pubblicato sui social da “A buon diritto”, organizzazione no-profit che – recita la biografia – dal 2001 lotta “al fianco di chi subisce discriminazioni e razzismo, abusi e torture”. In questo caso, sono stati discriminati dei migranti inesistenti. Il lungo post è inevitabilmente immerso nel linguaggio woke, fatto di asterischi e schwa: “l 1 dicembre è stata la prima giornata di lotta del Network Against Migrant Detention in Albania. Siamo statə all’hotspot di Shëngjin e al Cpr di Gjadër per denunciare il neocoloniale protocollo Meloni-Rama”. L* attivist*, come dicono loro, continuano: “Con i nostri corpi e le nostre voci di attivistə italianə, albanesi e da altre parti d’Europa siamo statə al porto di Shëngjin dove sventolava vergognosamente la bandiera italiana e sotto le altissime sbarre del Cpr di Gjadër”. Vi risparmiamo il continuo.
Dopo le violenze a Torino, ora le proteste in Albania
C’è da dire che la protesta, che già non sembra avere un granché in fatto di motivazioni, scade nel banale se si considera che in Albania, a fianco degli attivisti, c’erano anche i soliti centri sociali, i torinesi, i militanti del Gabrio. Gridavano, come recitava lo striscione, “Stop lager” davanti al Cpr vuoto. Ospite d’onore: Zerocalcare. Non le ha mandate a dire Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “Alcuni esponenti dei centri sociali torinesi si sono recati in gita in Albania, scimmiottando quanto fatto da certi politici di sinistra, con l’unico scopo di criticare il modello migratorio sostenuto dal governo Meloni, che invece molti considerano da seguire. Dopo i fatti accaduti negli ultimi giorni a Torino, dove abbiamo assistito a scontri e manifestazioni violente, queste persone non avrebbero dovuto nemmeno circolare in Italia, figuriamoci andare all’estero. Ora sarebbe opportuno effettuare controlli al loro rientro per identificare eventuali responsabili dei disordini degli scorsi giorni. Si tratta di persone che sembrano dedicarsi esclusivamente a creare tensioni e che sanno esprimere il proprio disappunto unicamente con metodi violenti e criminali”. Il fatto non è nuovo, del resto: le Ong si erano mobilitate per controllare il rispetto dei diritti umani nei centri (come se l’Italia non fosse capace di farlo da sola); i politici di sinistra avevano organizzato spedizioni per visitare i centri. Memorabile il gesto di Riccardo Magi, di +Europa, che di fronte a Giorgia Meloni e a Edi Rama, sbraitò cercando di avere sulle guardie del corpo. Era pronto già a gridare alla censura, ma si ritrovò Meloni davanti pronta a dialogare con lui, malgrado i metodi del parlamentare non furono come al solito molto garbati. Figuraccia internazionale.