I Lep, la garanzia di equità per le Regioni meridionali

L’hanno denominata “Spacca Italia”, la riforma dell’autonomia differenziata. La riforma che una riforma non è, perché attua soltanto cosa è stato già disposto all’interno del testo costituzionale. O meglio, nella riforma del Titolo V, voluta dallo stesso centrosinistra nel lontano 2001. Nell’articolo 116 si legge che alle Regioni diverse da quelle speciali possono essere fornite “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” mediante però “legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali”. In pratica, il legislatore del 2001 aveva previsto esattamente la procedura ora contenuta nella riforma dell’autonomia differenziata. È questo, ciò che viene recriminato maggiormente alla sinistra, ciò che fa cadere qualsiasi tesi di dem e compagni vari.

L’Italia veramente spaccata

Quello stesso centrosinistra che volle l’autonomia nel 2001 – verrebbe da dire, che la bramava (dal momento che la riforma si trovava anche nei suoi programmi elettorali) – oggi invece invoca una spaccatura dell’Italia in due, tra Nord e Sud, aizzando soprattutto le sue sezioni di partito meridionali per, di fatto, gettare il fumo negli occhi delle persone. Facendo in modo, così, che passino in secondo piano le differenze che già esistono tra le Regioni del Nord e le Regioni del Sud. Differenze che sussistono anche sulle materie più importanti, come sul lavoro, sulla sanità, sull’istruzione. Ad esempio, la disoccupazione, che quest’anno ha raggiunto il livello minimo in Italia dal 2008, abbassandosi sotto il 7% e facendo meglio di Stati come la Francia, ha fatto registrato al Nord soglie del 4,5%, mentre al Sud si attesta al 14%, con picchi persino del 17%. Al Sud mancano i servizi e ogni anno una scuola non saprà se vedrà riconfermata la sua mensa o dichiarata inagibile la sua palestra. Al Meridione, si studia di meno come monte ore e più di mezzo milione di persone ogni anno emigra verso Nord per curarsi. Insomma, l’Italia è già divisa e diventa quindi molto più facile fare disinformazione in quelle Regioni dove la qualità della vita è più bassa. Perché, allora, quantomeno non provare a cambiare quel sistema quasi centenario di amministrazione locale che, come è quindi evidente, ha fallito?

I Lep, la vera garanzia

Ma oltre a una corretta informazione, che riporterebbe ordine e proverebbe che l’autonomia differenziata non è altro che un beneficio, a rassicurare i cittadini del Sud e i governatori delle Regioni meridionali (alcuni dei quali asserviti alla propaganda della sinistra, altri semplicemente vittime della stessa) deve essere l’istituzione dei Lep, i Livelli Essenziali di Prestazione, ossia un meccanismo secondo il quale, in base alla spesa storica della Regione negli ultimi tre anni, lo Stato deve impegnarsi a garantire un livello minimo base, di partenza per tutte le Regioni, anche per quelle che non faranno richiesta di ulteriore autonomia. E c’è dell’altro: perché, finché non saranno garantiti ed elargiti i Lep, nessuna Regione potrà ricevere ulteriore autonomia. In pratica, è la garanzia di partenza, una conditio sine qua non che garantisce l’uguaglianza tra le Regioni. “La legge dice chiaramente che il processo di autonomia può avvenire soltanto dopo la definizione dei Lep, i livelli essenziali di prestazione. Ed è proprio qui la garanzia che non ci sarà nessuna penalizzazione per il Sud, anzi. Finalmente si potranno applicare i Lep e superare la condizione attuale che penalizza davvero il Sud”. Lo ha spiegato chiaramente Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati. Non c’è, dunque, alcuna motivazione per cedere alla narrativa dei sinistri, che come sempre, piuttosto che collaborare e contribuire al bene della Nazione, lavorano in senso contrario, rinnegando le loro stesse posizioni, per un mero tornaconto elettorale.

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