In alcuni partiti italiani le acque iniziano ad essere un po’ agitate, con fronde e rese dei conti interne. A volte succede, per quanto riguarda talune forze politiche, ovvero, fino a quando sono in ballo prestigiosi incarichi di governo e i voti arrivano, va tutto abbastanza bene e i potenziali malpancisti cercano di ignorare i loro crampi addominali. Tuttavia, nel momento in cui si inizia a diventare un poco meno determinanti a livello nazionale e il consenso popolare cala progressivamente, si affacciano i primi distinguo fra compagni d’armi e vengono fuori le fragilità strutturali del partito o movimento, magari sempre note ai più, ma nascoste per convenienza sotto il tappeto durante i periodi di vacche grasse.
Per esempio, il Movimento 5 Stelle ha quasi dimenticato ormai, per forza di cose, l’exploit alle Politiche del 2018, allora i grillini raccolsero più del 32 per cento, e ad ogni consultazione elettorale, l’ultimo scivolone è avvenuto alle Europee di giugno scorso, va incontro a performance sempre più deludenti. Ed oggi, Beppe Grillo e i suoi fedelissimi scoprono che Giuseppe Conte è inadeguato come capo politico del Movimento, mentre l’ex premier e quei pentastellati i quali non possono fare a meno dello statista di Volturara Appula ritengono che il fondatore debba smetterla di considerare il M5S come un giocattolo di sua proprietà, scomparendo per lunghe fasi e tornando periodicamente a dettare legge, quando gli fa più comodo. Sembra che i 5 Stelle abbiano in programma un’assemblea costituente che rappresenterà quasi una rifondazione del soggetto politico creato da Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Chi sente il bisogno di rifondarsi non gode, con tutta evidenza, di buona salute politica. Anche nella renziana Italia Viva non tira un’aria molto bella. L’onorevole Luigi Marattin, sempre piuttosto vicino a Matteo Renzi, minaccia addirittura di abbandonare l’amico e il suo partito se IV non celebrerà un congresso quanto prima. Marattin non è comunque solo perché ben oltre 215 dirigenti di Italia Viva, locali e nazionali, quasi tutti trentenni, hanno preso carta e penna per chiedere il congresso. Il Rottamatore, che circa un decennio fa accantonava e umiliava i “vecchi” del PD, da Massimo D’Alema in giù, viene oggi contestato dai giovani di Italia Viva. Viene chiesto al leader di confrontarsi anzitutto in merito alla cocente sconfitta subìta alle Europee dove i renziani, intruppati nella lista Stati Uniti d’Europa, non sono riusciti neppure a superare lo sbarramento del 4 per cento.
Inoltre, visto che Renzi pare voglia posizionarsi di nuovo a sinistra ed abbandonare così il centrismo solitario, il suo partito pretende, a ragione, che determinati cambi di linea siano discussi in maniera collegiale e non assunti individualmente dal presidente nazionale, magari dopo una partita di calcio. L’abbraccio caloroso fra l’ex premier e la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, immortalato dai media e avvenuto durante il match parlamentari/cantanti, non è stato spinto solo da affiatamento sportivo, bensì dalla tentazione di intrufolarsi nel cosiddetto campo largo con le sinistre da parte di Matteo Renzi, il quale, subito dopo la partita, ha non a caso sostenuto che tutte le forze di centrosinistra debbano mollare ogni indugio ed iniziare a viaggiare insieme, altrimenti Giorgia Meloni governerà in eterno.
Le vicissitudini interne del Movimento 5 Stelle ricordano che i partiti monotematici siano destinati ad incartarsi e a non avere vita lunga, soprattutto quando viene meno, per varie ragioni e in particolare per il sopraggiunto disinteresse popolare, l’argomento basilare della lotta politica. Il M5S è stato decisamente monocorde, nascendo e crescendo solo con l’idea dell’antipolitica, del buttare al macero tutti, destra, sinistra e partiti tradizionali. I 5 Stelle non hanno avuto altri contenuti al di fuori di una interpretazione del malcontento popolare, infatti, quando si sono dovuti misurare con responsabilità di governo, i pentastellati hanno esibito un’improvvisazione da dilettanti allo sbaraglio, realizzando in sostanza due cose sole, il Reddito di Cittadinanza e il Superbonus edilizio, che rimarranno nella Storia, ma in negativo e per le quali i contribuenti italiani continueranno ancora a pagare per anni.
L’antipolitica grillina è finita poi come sappiamo, cioè, a partecipare ad operazioni di Palazzo con il PD e Renzi, dando vita al Governo Conte II, e ad assumere le sembianze di una delle tante sinistre. I partiti devono avere una visione complessiva della politica, italiana ed internazionale, dell’economia, della società, e non possono fondarsi su un unico tema, fosse anche il più condivisibile di questa Terra. Anni fa, il pur geniale giornalista Giuliano Ferrara costituì una lista elettorale ispirata solo ai temi etici, alla difesa della vita e alla contrarietà verso l’aborto, ma fu un flop in termini di voti. Bisogna fornire all’elettore più risposte e non si dovrebbe dipendere dagli umori quotidiani di un leader che si ritiene proprietario di una certa proposta politica, a maggior ragione se si tratta di un personaggio con idee parecchio ballerine come Matteo Renzi. Con l’avvento del Governo Meloni, le sinistre hanno provato, senza successo, a dipingere Fratelli d’Italia come un partito personalistico incentrato soltanto su Giorgia Meloni e sulla sua famiglia, tirando in ballo la sorella Arianna e il cognato Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura.
Intanto, con tutto il rispetto per le capacità personali e le grandi virtù di Giorgia, e anche della sorella e del ministro Lollobrigida, se ci fossero stati solo loro tre, FdI non sarebbe arrivato dov’è ora, quindi, esiste una classe dirigente radicata, a Roma e sul territorio, composta da giovani e da coloro i quali arrivano da lontano, pensiamo, per fare un nome noto, a Ignazio La Russa. E viene altrettanto da lontano l’identità politica di Fratelli d’Italia, che non è stato costruito in fretta e furia nel 2022 per lanciare Giorgia Meloni verso Palazzo Chigi. Siamo in presenza di un DNA, la destra politica, che ha saputo divenire un punto di riferimento essenziale per i conservatori e che andrà oltre, quando sarà necessario, alla stessa figura del Presidente del Consiglio.