Il 10 marzo 2025 ha segnato i primi 50 giorni del secondo mandato di Donald J. Trump come Presidente degli Stati Uniti, un periodo che ha già ridefinito il ruolo dell’America sulla scena internazionale. Con un’agenda aggressiva e pragmatica, Trump sta affrontando questioni globali cruciali, dalla sicurezza dei confini alla lotta al terrorismo, dal commercio internazionale alla pace mondiale, dimostrando una determinazione che non passa inosservata oltreoceano.
Sicurezza dei confini e immigrazione: un segnale al mondo
Uno dei primi atti di Trump è stato rafforzare il confine statunitense, riducendo gli attraversamenti illegali del 94% rispetto a febbraio dell’anno scorso e del 96% rispetto al picco dell’amministrazione Biden. Questa politica non solo risponde a esigenze interne, ma invia un messaggio chiaro ai paesi vicini e lontani: gli Stati Uniti non tollereranno flussi migratori incontrollati. La firma della Laken Riley Act, che obbliga la detenzione di immigrati illegali accusati di crimini violenti, e la deportazione di massa di criminali stranieri, tra cui assassini e trafficanti, rafforzano questa linea dura, con implicazioni per i partner internazionali che gestiscono migrazioni e criminalità transfrontaliera.
Commercio globale e pressione economica
Sul piano economico, Trump ha rilanciato i dazi per proteggere l’industria americana, ripristinando il 25% su acciaio e alluminio e aggiungendo un 10% sulle importazioni cinesi per contrastare il traffico di fentanyl. Queste misure, unite a un piano per il commercio “equo e reciproco”, stanno ridisegnando le dinamiche globali. Messico e Canada sono stati spinti a collaborare contro il fentanyl, mentre gli investimenti stranieri – come i 600 miliardi promessi dall’Arabia Saudita e i miliardi di Taiwan – mostrano come la politica di Trump stia attirando capitali internazionali, con effetti a catena sull’economia mondiale.
Pace e diplomazia: un nuovo approccio
In politica estera, Trump si è mosso rapidamente per affrontare crisi globali. La liberazione di 11 ostaggi americani detenuti in paesi come Venezuela, Afghanistan e Russia, dimostrano una capacità di negoziazione che rafforza il prestigio statunitense. Ha avviato colloqui di pace tra Russia e Ucraina in Arabia Saudita, un passo storico verso la risoluzione di un conflitto che però destabilizza l’Europa, spingendola a cercare una nuova strategia globale e maggiore indipendenza dagli Stati Uniti sul piano della difesa, come dimostra il recente piano di riarmo presentato nei giorni passati
Pressione su Iran e terrorismo globale
Trump ha ripristinato la “massima pressione” sull’Iran, sanzionando reti che vendono petrolio alla Cina e re designando gli Houthi come organizzazione terroristica. Ha anche assicurato l’arresto di Mohammad “Jafar” Sharifullah, mente dell’attacco ISIS in Afghanistan che uccise 13 soldati americani, un’azione applaudita dalle famiglie delle vittime. Queste mosse non solo proteggono gli interessi americani, ma colpiscono reti terroristiche e finanziarie che minacciano la stabilità globale, offrendo un modello di contrasto al terrorismo internazionale.
Energia e influenza strategica
Dichiarando l’emergenza energetica nazionale, Trump ha sbloccato le risorse energetiche americane, rendendo gli Stati Uniti il principale esportatore di gas naturale e riaprendo 625 milioni di acri per la trivellazione offshore. La revoca del divieto di Biden sull’export di gas naturale liquefatto e l’uscita dall’Accordo di Parigi rafforzano la posizione americana come potenza energetica, con conseguenze per i mercati globali e i paesi dipendenti dall’energia statunitense.
Inoltre, la svolta sul Panama – con il ritiro del paese dall’iniziativa cinese Belt and Road e il ritorno dei porti del Canale sotto controllo USA – segna un colpo alla crescente influenza di Pechino.
Un messaggio al mondo
In soli 50 giorni, Trump ha dimostrato una visione che va oltre i confini americani, influenzando migrazioni, commercio, pace e sicurezza globale. Per un pubblico non americano, il suo mandato rappresenta un ritorno degli Stati Uniti come attore dominante, capace di dettare l’agenda internazionale con pragmatismo e risolutezza.