I pro-Palestina zappatori mancati

Può capitare di leggere o ascoltare dagli esponenti della politica frasi ad effetto, scorrette rispetto ad alcune convenzioni osservate dai più, lontane dal politichese che spesso dice senza dire o si rende volutamente interpretabile in più modi. A volte, il linguaggio diretto aiuta a chiarire e ad affrontare meglio i problemi, ricevendo inoltre l’apprezzamento della maggioranza dell’opinione pubblica, tuttavia, esso può anche essere soltanto motivo di polemiche fini a loro stesse e inutile rumore.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei Deputati Tommaso Foti, intervenendo durante la conferenza programmatica di FdI in corso a Pescara, è stato molto chiaro in merito a quei gruppi di giovani, soprattutto studenti universitari, che, negli atenei e in piazza, in Italia e pure in America, visto quanto sta succedendo in alcuni campus degli USA, si mobilitano contro le operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza e a favore, così credono, della Palestina. Per Foti, i componenti di questi nuclei pro-Palestina, se fossero andati a zappare anziché bighellonare all’Università, avrebbero ottenuto finora risultati migliori. In riferimento alla distinzione fatta sopra, questa è una presa di posizione politicamente scorretta da accogliere in toto. Intanto, non c’è mancanza di rispetto verso chi lavora davvero la terra e ci permette di mangiare, ma è un modo per dire che quegli allievi i quali usano l’Università solo per sottrarsi ad un impiego e per fare politica, svolgerebbero un ruolo maggiormente utile per la società se incominciassero in qualche modo a lavorare. I cosiddetti pro-Palestina, anche se affermano il contrario, non sono rappresentativi della maggioranza delle ragazze e dei ragazzi che studiano presso le Università italiane, bensì costituiscono una frangia politicizzata composta peraltro da molti fuori corso.

Nelle manifestazioni di questi gruppi dove non sono mancati violenti tafferugli, abbiamo visto persone con i capelli quasi grigi e parlare quindi di una massa di giovani studenti universitari che si scaglia contro Israele e a favore della Palestina, sa parecchio di forzatura. Coloro i quali hanno costretto le Forze dell’Ordine ad intervenire presso La Sapienza di Roma, vorrebbero che gli atenei italiani interrompessero ogni collaborazione con quelli dello Stato ebraico. Magari bastasse questo per ripristinare la pace in Medio Oriente, ma il punto vero è che a questi militanti di estrema sinistra, perché tali sono, non interessa la pace autentica fra israeliani e palestinesi. Si tratta di covi pieni di odio ideologico e pregiudiziale nei confronti di Israele, e forse degli ebrei in quanto ebrei. Con la scusa della guerra a Gaza oggi chiedono di boicottare ogni cosa che si riconosce nella Stella di David, ma in realtà hanno sempre voluto, ben prima dell’attuale conflitto mediorientale, l’isolamento di Gerusalemme, se non la sua distruzione, al pari di Hamas e dell’Iran.

La sinistra vede fascisti dappertutto, anche se il fascismo è finito nel 1945 e pure i così chiamati neofascisti sono diventati merce rara oramai, ma questo è il momento di guardarci piuttosto dai nazi comunisti presenti nelle Università e aiutati da alcuni cattivi maestri. Sarebbero meno nocivi con la zappa in mano, se solo la sapessero usare. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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