I salari crescono più dell’inflazione: nel 2024 di nuovo positivo il potere d’acquisto

Il 2024 sarà un anno complesso. Il prosieguo della guerra in Ucraina non lascia ben sperare, né tantomeno la crisi in Medio Oriente che si sta allargando a macchia d’olio: è costante il pericolo di una repentina impennata dei prezzi del petrolio e la crisi del canale di Suez potrebbe farsi sentire seriamente per le imprese italiane ed europee. Il 2024 potrebbe quindi conoscere un nuovo rialzo del livello dell’inflazione: è per questo che servirà una buona politica economica a livello nazionale e a livello comunitario.
Per ora, però, le notizie che arrivano dalle stime sono buone e fanno segnare addirittura nuovi record. È ormai risaputo che a fronte di un rialzo dei prezzi galoppante dagli anni ’90, il livello dei salari italiani invece è rimasto stabile con valori tra i più bassi in Europa. Il 2022 è stato l’anno peggiore sotto questo punto di vista: la “Ferrari” lasciata da Conte nella mani di Giorgia Meloni aveva fatto segnare uno dei livelli più alti di distanza tra aumento dell’inflazione e aumento dei salari, un +6% che, in caso di inerzia della politica, avrebbe fatto sentire pesantemente i suoi effetti negli anni a venire. La risposta del governo, tuttavia, c’è stata: le politiche sugli aumenti salari e sulla riduzione delle tasse ha mitigato gli effetti di una inflazione incalzante a causa delle contingenze internazionali, seppure cresciuta meno rispetto ai partners grazie a un Pil e a una crescita al di sopra della media europea. Il risultato avuto è che nel 2023 il rapporto tra aumento dei prezzi e aumento dei salari si stabilizzò al 2%.

Un trend di crescita, dunque, che farà sentire tutti i suoi effetti benefici specialmente nel 2024: secondo le previsioni, infatti, a fronte di una inflazione stimata al 2,6%, finalmente in discesa anche in Europa e vicina all’obiettivo del 2% nel medio periodo, l’aumento dei salari sarà del 3,6%. Dopo i numeri tristissimi di questo triennio, in pratica, gli stipendi cresceranno più dell’inflazione, segnando così finalmente un attivo nel potere d’acquisto degli italiani: un +1% che, nonostante sia un valore ancora basso, inverte la rotta dopo anni di passività lasciando ben sperare per gli anni successivi. Sono ancora semplici stime: come annunciato prima, un possibile inasprimento dei fronti di guerra in Ucraina e in Medio Oriente potrebbero farsi sentire sull’economia italiana ed europea. Ma, per ora, il governo Meloni è riuscito a fronteggiare pienamente le crisi internazionali scoppiate, mitigando gli effetti dell’alta inflazione che aveva conosciuto a inizio mandato e calmando l’aumento dei prezzi del petrolio dopo la guerra tra Israele e Palestina (i carburanti, anzi, fanno segnare minimi mai raggiunti da mesi). Funziona dunque l’aiuto che il governo, in questi primi mesi di lavoro, ha rivolto soprattutto alle fasce più deboli: il taglio del cuneo fiscale, la riforma dell’Irpef con il passaggio da 5 a 3 scaglioni, gli aumenti per i lavoratori, gli incentivi per le madri lavoratrici. Queste politiche, a cui faranno seguito negli intenti dell’esecutivo nuovi aiuti per le fasce medie, stanno funzionando e, se rapportate a una probabile riduzione in estate dei tassi di policy della Banca Centrale Europea, potranno veramente dispiegare tutti i loro effetti benefici in questo 2024.

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