Su una cosa possiamo essere relativamente sicuri: se l’Italia “si schianta” come molti uccelli del malaugurio annunciano, l’Euro e l’Europa la seguono a ruota, e allora sarà uno schianto davvero fragoroso.
C’è chi l’ha capito, come la Germania della Merkel che infatti in questa accesa diatriba nata con la presentazione della manovra in deficit, ha mantenuto un basso profilo, limitandosi sì a critiche ma non avventurandosi mai nel terreno dello scontro furibondo come invece è avvenuto con la Francia di Macron. Certo, Macron non è la Merkel, non possiede il fiuto politico, l’astuzia, l’intelligenza della signora tedesca, e ormai lo hanno capito tutti. A Macron piace darsi arie, sentirsi un capo, pensare di essere un pari grado della Merkel, e di avere alle spalle un Paese con la stessa economia forte di una Germania che in poco più di vent’anni è riuscita a risanare un paese intero ereditato dal blocco comunista, povero e arretrato. Così non è, e ormai lo hanno capito tutti tranne che lui.
Purtroppo, però, con le sue chiacchiere, i suoi insulti, i suoi dispettucci, in un momento delicato come questo può risultare non solo noioso, ma anche dannoso. Resta il fatto che chi l’Europa se la vuole mantenere, e magari anche con queste regole, ha tutto l’interesse a non affossarci più di tanto. E infatti basta vedere il comportamento del capo della BCE, Mario Draghi. Ben lungi da poter apprezzare il governo gialloverde, Draghi vuole però evitare che l’Italia imploda e trascini con sé tutta la UE. A differenze dei “cantori della disgrazia”, Draghi ha capito benissimo che lo spread come lo stiamo vivendo oggi non è un vantaggio ma nemmeno una tragedia, ma ha la preoccupazione che la situazione possa evolversi malamente. Ed ecco il suo convinto appello alla ricerca di un dialogo, prima di tutto abbassando i toni. Del resto, per chetare tutti, Draghi dice: “lo Spread danneggia il capitale delle banche italiane”, il che piaccia o non piaccia è un’assoluta verità. 387miliardi di titoli di Stato in pancia, è evidente che le banche siano preoccupate perché davanti hanno il bivio tra ricapitalizzare o chiudere completamente i cordoni della borsa, sanno qual è l’unica scelta, e cioè stringere i cordoni della borsa al punto che la parola fido venga cancellata dal loro vocabolario. Ma come guadagna una banca che non fa circolare il denaro?
Tutto ciò metterebbe in dubbio la capacità delle banche di stare sul mercato. Ed ecco quindi la visione del “burrone” per la finanza italiana. Perciò a Draghi non resta che invitare Roma ad essere ragionevole, ma manda lo stesso messaggio anche a Bruxelles, sebbene più velato anche perché, per il presidente della BCE che sta per iniziare l’ultimo dei suoi otto anni alla guida della banca centrale, sarebbe importante finire tranquillamente il suo mandato. Stavolta, però, per salvare la situazione non potrà certo usare la BCE per rastrellare titoli del debito italiano in modo di mantenerne il valore. In questo quadro, una crisi di mercato dell’Italia va evitata e l’unico modo per riuscirci è trovare un punto d’incontro tra Roma e Bruxelles.