“Il carrozzone va avanti da sé…” del resto, è così che funziona la politica italiana

Ne abbiamo già parlato un po’ l’altro giorno, descrivendo questa sorta di circo che è l’insieme della politica italiana, un carrozzone che, come lo guardi lo guardi, appare sempre più sgangherato, e incapace di seguire una via retta e che conduca da qualche parte.

Oggi continuiamo a parlarne non tanto perché vogliamo soffrire analizzando le brutture che ci sono toccate in sorte, quanto perché è tutto talmente assurdo e ridicolo da risultare divertente. Certo, non volendo considerare quanto poi questo “divertimento” costerà a noi poveri cristi in termini di tasse, mancanza di lavoro, servizi da terzo mondo quando va bene. Ma tant’è, siamo nati sotto lo splendido cielo italiano, e siamo ottimisti per natura, e solari, e quindi la buttiamo a ridere che male non fa. Ed ecco dunque, tra una risata e l’altra, apparire il palco della Leopolda, con il giovanotto di Pontassieve in splendida forma, tornato a fare quello che sa fare meglio, “il mattatore” a suon di scemenze, l’affabulatore con fantastiche e inattuabili promesse, capaci però di magnificare se stesso e la sua corte, quel “Giglio magico” che, diciamoci la verità, non è mai sfiorito, nemmeno nei momenti peggiori, e che ora sta rifiorendo ovunque gli si dia modo, abbarbicato non importa dove, purché ci sia qualcosa a cui attaccarsi, manco fosse edera.

A dare manforte a questo lato del carrozzone, dicono alcuni maligni, ecco comparire all’orizzonte, ancora solo un’ombra nella bruma, parte dello stato maggiore di Forza Italia. E così mentre Silvio – che fisicamente assomiglia sempre più Mao Tse –Tung – è sul palco di piazza San Giovanni accanto a Giorgia e Matteo, pare che la Carfagna e Brunetta ed altri stiano cedendo e possano finire per ascoltare le sirene renziane. Non a caso, giorni fa, Il Fatto Quotidiano raccontava di un presunto corteggiamento di Renzi alla bella Mara (“La vorrei in una prossima Leopolda e le vorrei dare nel partito un ruolo da assoluta protagonista”), con allettanti promesse e dolci parole. C’è da dire, però, che sebbene il partitino di Renzi sembra poter attirare molti ex seguaci del Cavaliere, converrebbe davvero a Mara Carfagna lasciare un partitino del 5% dove comunque milita da sempre e se la regna, per un altro partitino che non si sa nemmeno se mai ci arriverà al 5% (lasciate perdere quel che possono raccontare sondaggisti prezzolati), e dove avrebbe un bel po’ di nemiche, che certo non amerebbero guerreggiare con un’altra bellezza nostrana che, per di più, da sempre si atteggia non poco a sopraffina mente politica? Una che il posto non se l’è  mai dovuto sudare ma che all’occorrenza saprebbe difenderlo con le unghie e coi denti?  Chi vivrà, vedrà. Intanto, pare che Denis Verdini si sia espresso a favore della “cosa renziana”, e questo non può che compiacere noi di destra. Già il fatto che Verdini rischi di diventare il suocero di Salvini, non ci riempie di gioia, ma se invece il “politico” in questione segue Matteo Renzi, un sospiro di sollievo ci coglie spontaneo: come non ci si può non auspicare Verdini il più lontano possibile?

Lasciando momentaneamente Renzi, Boschi, Carfagna, Verdini e altri, diamo un’occhiata anche altrove. Dove? A casa Merlino,  per esempio, dove si collega Carlo Calenda per commentare gli esiti della vicenda Whirlpool. Un fallimento che il nostro non si fa scrupolo di appioppare al Mise, e quindi a Luigi di Maio in primis, e poi col cambio di governo da Conte a Conte bis, a Stefano Patuanelli.  Ricorda Calenda all’Aria che tira quello che il 99,8% dei giornalisti italiani sembra aver dimenticato, visto che nessuno ha mai ricordato il fatto, e cioè quando un annetto fa, “Giggino o’Bibbitato” festeggiava “l’avvenuto mantenimento dei posti di lavoro”.  Dimentica forse il nostro Carletto che in tema di festeggiamenti i 5stelle con Di Maio e Grillo in testa non sono secondi a nessuno, e che non si può non ricordare quando addirittura festeggiarono la “fine della povertà”?  Inutile perciò che Calendra chieda le immediate dimissioni di Di Maio: non le avrà! Non è nelle “corde” grilline dimettersi, altrimenti Virginia Raggi avrebbe dovuto scomparire già da un paio d’anni, e invece è ancora in Campidoglio, a far cosa non si sa, ma sicuramente c’è. Però, un particolare a Calenda va fatta notare: lui è uomo di Montezemolo; ricorda che il suo mentore abbia mai lasciato una poltrona anche quando non aveva fatto proprio miracoli in quel ruolo?

E allora, chi è senza peccato scagli la prima pietra! Ma per favore… prima prenda bene la mira.

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
Viaggiatrice instancabile, appassionata di fantasy, innamorata della sua Italia.

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