Il centrodestra è stabile, la sinistra che gufa resta all’opposizione

Una lite interna, uno scandalo di quelli pesanti, magari un disastro economico. A sinistra, le stanno tentando tutte pur di tornare al Governo, un po’ come successe con l’ultimo governo Berlusconi, con la sinistra che si ritrovò a governare senza aver vinto le elezioni, senza sapere neppure il perché. Da allora, ininterrottamente fino al 2022, le cose sono andate esattamente così: senza aver vinto neppure una singola elezione, i vari partiti di sinistra hanno governato senza sapere il perché; talvolta sembra senza sapere cosa fare. E ora che a Palazzo Chigi non siede nessuno “dei loro”, e costatato che le strategie, quasi esclusivamente comunicative (perché fare proposte politiche unitarie senza diventata un’utopia tra Pd e M5s), sono fallite, complice quel retrogusto di stantio che ha stufato gli elettori (fascismo, censure, fake news: sempre gli stessi sproloqui!), l’unica alternativa per la sinistra è sperare in un harakiri del governo.

C’è da dire che quelle immense diatribe tra i partiti della maggioranza, rese tali da giornali altrimenti vuoti durante le ferie estive, erano l’ultimo appiglio per i partiti di sinistra. Speravano, insomma, che a destra succedesse per una volta ciò che invece succede continuamente a sinistra: litigare e dividersi. Come sta succedendo adesso in Liguria, con Elly Schlein che fatica a nominare Orlando per la corsa alle Regionali e Conte che a sua volta fatica a riconoscerlo come leader del campo largo pugliese, sotto le spinte di Grillo che probabilmente vorrebbe correre da indipendente; preoccupando, in tutto questo, il ritorno di Renzi nella sfera delle sinistre, abbandonato definitivamente il Terzo Polo costruito in temi record con Calenda ma già morto dopo poche settimane di legislatura. Come sta accadendo pure a Bari, dove un Movimento Cinque Stelle più diviso che mai non ha riconosciuto gli assessori grillini che la nuova Giunta comunale aveva scelto per riunificare proprio il campo largo. Come successe in Abruzzo, dove si propose il testa a testa con la destra ma, nel mentre, i vari partiti si facevano la guerra tra di loro. E potremmo fare esempi su esempi.

Invece, i partiti di maggioranza hanno dato ampiamente dimostrazione che il lavoro di alcuni giornali di tutta un’estate per mettere zizzanie tra gli esponenti del governo, è andato in fumo. Perché la stabilità di questo esecutivo è probabilmente il suo migliore punto di forza; prende con serietà gli impegni assunti, lavora con costanza per raggiungere gli obiettivi prefissati. E ciò lo fa apparire forte anche in Europa, coeso come nessuno: Macron traballa, Scholz è in difficoltà ed è costretto a fare il pugno duro e a contraddirsi sull’immigrazione, e lo stesso fa Sanchez in Spagna. Solo il Governo Meloni è stabile, è una sicurezza che pesa positivamente sull’economia, sulla finanza, sui mercati e sugli investimenti.

Ieri sono arrivate un po’ di cattive notizie per la sinistra che, con intelligenza politica, potrebbero comunque festeggiare, vista la loro ottima valenza per la Nazione intera: prima è arrivata la notizia sull’occupazione, ancora in crescita a luglio, che gela chi prediceva un disastro economico, Poi è arrivata la nomina del ministro Fitto come commissario europeo, sul quale si attendevano sia la disunità della maggioranza, sia i richiami dell’Europa per un presunto ritardo che in realtà non c’è stato, avendo inviato la candidatura entro la scadenza prefissata proprio a ieri. Poi il vertice a tre, tra Meloni, Tajani e Salvini che qualcuno sperava potesse dividere i partiti della maggioranza e infine il Consiglio dei Ministri, andato liscio come l’olio: la nomina di Fitto, disbrigo di altri affari, ulteriori stanziamenti per gli stati di emergenza. E la sinistra che tentava di festeggiare, resta delusa e relegata ancora all’opposizione.

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